A volte la Storia tramanda vicende a dir poco incredibili che difficilmente si potrebbero catalogare come autentiche se non fosse per le testimonianze dirette ed i documenti scritti, che ne confermerebbero la veridicità. Una fra queste è senza dubbio quella che connetterebbe due figure assai distanti fra loro, come il dittatore sovietico Josif Stalin e la Madonna di Kazan.
Dopo la Rivoluzione Russa di Ottobre[1], il governo comunista guidato dapprima da Vladimir Lenin[2] ed in seguito a partire dal 1924, da Josif Stalin[3], cominciò a perseguire l’obiettivo ideologico di sostituire la religione con l’ateismo universale, avviando un piano di confische dei beni della Chiesa ortodossa e di persecuzione dei credenti, sia cristiani che ebrei. Numerose furono le chiese e le sinagoghe abbattute ed altre destinate a diverso utilizzo; inoltre, migliaia di sacerdoti furono uccisi e molti costretti alla clandestinità. In quel periodo, ebbe inizio anche una contestuale ed incessante propaganda nelle scuole, pianificata per indurre gli studenti ad una visione materialistica e scientifica della vita. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, l’Unione Sovietica poteva considerarsi a tutti gli effetti, uno stato ateo, dove qualsiasi credo poteva essere professato soltanto in segreto e a rischio di pene severe.
Il dittatore Josif Stalin.
Il 23 agosto 1939, a Mosca, il ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop[4] e il suo omologo russo Michajlovič Molotov[5], firmarono un patto di non aggressione che impegnava i contraenti a non aggredirsi reciprocamente, a non appoggiare potenze terze in azioni offensive ed a non entrare in coalizioni rivolte contro uno dei contraenti. Il patto, inoltre, in una clausola tenuta riservata, definiva anche le future acquisizioni territoriali di interesse dell’Unione Sovietica e della Germania. Questo “protocollo segreto” consentì all’Unione Sovietica l’annessione della Polonia orientale, della Bessarabia[6] e dei Paesi Baltici e alla Germania, il riconoscimento delle pretese tedesche sulla Polonia occidentale. La Polonia fu quindi divisa lungo una linea che correva approssimativamente lungo i fiumi Narew, Vistola e San. La parte occidentale della Polonia fu annessa alla Germania con l’invasione iniziata il 17 settembre 1939, azione che segnò anche l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, mentre la parte orientale a partire dal 17 settembre 1939, fu occupata dall’Unione Sovietica.
Il 22 giugno 1941, dopo meno di due anni dalla firma del patto Ribbentrop-Molotov, la Germania ruppe gli accordi dando inizio all’ “Operazione Barbarossa”, nome in codice dell’invasione tedesca e di altre forze dell’Asse[7].Molti storici hanno definito l’“Operazione Barbarossa” come la più grande forza d’invasione della storia, con la partecipazione di circa tre milioni di uomini appartenenti alla forza dell’Asse che, con un numero imponente di mezzi, aprirono un fronte di guerra sul confine sovietico di 2900 chilometri. L’attacco improvviso di Adolph Hitler[8] colse incredibilmente impreparata la potente Armata Rossa (anche se da tempo Stalin stava preparando un attacco anticipatore contro la Germania); in sei mesi le truppe tedesche ottennero importanti vittorie e veloci avanzamenti sul terreno, che le portarono fino alla periferia di Mosca. Stalin era molto preoccupato perché la straordinaria dimostrazione di efficienza dell’esercito tedesco gli faceva temere un’imminente capitolazione. La popolazione era nel panico e ormai rassegnata a quella che riteneva fosse l’inevitabile caduta della Russia in mano nazista. Il morale dell’esercito sovietico era piegato sotto il peso di numerose sconfitte e si preparava ad un ultimo disperato tentativo di difesa. Sottoposto alle forti pressioni di Stalin, lo stato maggiore dell’esercito sovietico cercava disperatamente soluzioni tattiche in grado di sovvertire le sorti della guerra; fu proprio durante una di queste convulse consultazioni, che il generale Boris Shaposhnikov[9], capo di stato maggiore dell’Armata Rossa, si presentò con una lettera da porre all’attenzione di Stalin. La missiva conteneva il racconto di uno straordinario episodio accaduto in Libano. Da quel momento, cominciò una sorprendente vicenda.
il generale russo Boris Shaposhnikov.
Forze corazzate tedesche avanzano in territorio russo ( fine estate 1941).
La Madonna di Kazan
Era il 3 luglio 1941, dopo aver preso visione della lettera che gli era stata inviata dal metropolita libanese Elia[10], Stalin cominciò a emanare direttive sorprendenti: decise di convocare una delegazione di cristiani ortodossi con lo scopo di invitarli ad eleggere un nuovo Patriarca, contemporaneamente ordinò la riapertura al culto di oltre ventimila chiese, fra le quali spiccavano per importanza, due santuari: il monastero della Trinità di San Sergio e quello delle “Tre Grotte” a Kiev. Successivamente, ristabilendo una prassi dell’epoca zarista, Stalin ordinò che l’esercito andasse in battaglia al grido di “Avanti con Dio”, dispose inoltre che l’icona della Madonna di Kazan, la più sacra di Russia, fosse portata in processione per le vie di Mosca, Leningrado e nella città che portava il suo nome, Stalingrado. Dove non fosse stato possibile percorrere le strade, l’Icona avrebbe dovuto sorvolare le città (varie testimonianze riportano che l’Icona della Madonna fu fatta sorvolare sopra Stalingrado a bordo di un bombardiere). Infine, con un discorso radiofonico che resterà nella storia, Stalin si rivolse al popolo russo esordendo non con il canonico “compagni e compagne”, ma con un sorprendente “fratelli e sorelle” di chiaro sapore cristiano, con cui incitò la popolazione alla resistenza ed esortava l’esercito a combattere in nome di Dio.
La Madonna di Kazan.
Cosa fece cambiare così radicalmente l’atteggiamento di Stalin verso la religione che tanto ferocemente aveva osteggiato, al punto che, nel 1938 aveva varato “il piano quinquennale dell’ateismo” che aveva come scopo finale la chiusura di tutte le chiese e l’eliminazione di tutti i sacerdoti entro il 1943? Molte sono le ipotesi espresse in merito alla questione, fra le quali non è da scartare il semplice atto di opportunismo da parte del dittatore, che con quella mossa intese riunificare il popolo sovietico in nome della fede in Dio, per renderlo così, più coeso nella resistenza ai nazisti; i documenti segreti ritrovati dallo storico russo Edvard Radzinskij[11] forniscono però, una risposta che porterebbe a ritenere l’improvvisa inversione della politica di Stalin, strettamente collegata al contenuto della lettera.
La lettera
Il metropolita libanese Elia, un asceta molto venerato dal suo popolo, descriveva nella missiva un evento straordinario che lo aveva coinvolto direttamente: venuto a conoscenza del disastro che incombeva sulla Russia e pur ammettendo di avere in forte antipatia il regime comunista e ateo, nutriva altresì un grande amore per la Santa Russia e per Mosca, la “Terza Roma”, ragione per cui aveva preso la decisione di rinchiudersi nella cripta della sua cattedrale e di trascorrervi tre giorni in preghiera, restando in ginocchio, senza mangiare né bere né dormire, ma solo dedicandosi a supplicare la Madre Santissima per la salvezza della Russia. Dopo aver pregato incessantemente per tre notti la Vergine, allo scadere del terzo giorno quando stava ormai per concludere la sua penitenza, improvvisamente in una vampata di luce, gli apparve la Madonna. La Santa Madre gli parlò e gli disse che per fermare l’esercito nazista si sarebbero dovute riaprire le chiese e i monasteri in tutta la Russia e liberare tutti i sacerdoti, inoltre il popolo russo avrebbe dovuto portare in processione l’Icona Sacra della Madonna di Kazan* per le strade di Mosca, Leningrado e Stalingrado. Dopo averlo benedetto, la Madonna si era congedata da lui scomparendo all’interno dello stesso alone luminoso da cui si era palesata. Elia terminava il racconto, scrivendo che decise di affidare la lettera ai confratelli russi, pregandoli di farla recapitare rapidamente all’ambasciata sovietica a Beirut.
Come si concluse l’“Operazione Barbarossa” è storia nota: Mosca e Leningrado non capitolarono e a Stalingrado l’esercito tedesco fu duramente sconfitto e costretto ad una disastrosa e tragica ritirata. Dopo la vittoria sui tedeschi e fino alla fine della guerra, la repressione delle religioni continuò ad essere sospesa e negli anni successivi fu meno spietata.
La Madonna di Kazan e Stalin (raffigurazione ironica).
Due anni dopo la fine del conflitto mondiale, all’incredibile storia dell’Icona di Kazan si aggiunse un ultimo sorprendente episodio, che lascerebbe pochi dubbi circa lo stretto legame fra le azioni di Stalin, l’apparizione della Madonna di Kazan e la lettera dal Libano. Nel 1947 il presidente sovietico conferì a padre Elia, che rivestiva la carica di Metropolita della Ortodossia libanese e riconosciuto da tutti radicalmente anticomunista, il Nobel sovietico, premio che veniva assegnato quasi esclusivamente a benemeriti iscritti al partito e motivato per “importanti servizi resi all’Unione Sovietica e alla causa del socialismo”. Il religioso libanese rifiutò il riconoscimento, ma ottenne che il sostanzioso compenso in denaro spettante per il Nobel, venisse impiegato in favore degli orfani di guerra russi. Dopo varie vicissitudini, l’Icona fu donata nel 1993 a papa Giovanni Paolo II, che la conservò nei suoi appartamenti in Vaticano. In occasione di un incontro ufficiale con Putin, il Papa volle mostrare l’Icona di Kazan al presidente russo, il quale volle baciarla.
Gli interni della Cattedrale dedicata alla Madonna di Kazan (San Pietroburgo).
Nota: La Madonna di Kazan (in russo Казанская икона Божией Матери?) è un’immagine della Madonna col Bambino di origine bizantina datata all’XI secolo e dispersa nel 1209, ritrovata nel 1579 in Russia nella città di Kazan da cui prende il nome, nuovamente dispersa nel 1917 e nuovamente ritrovata nel 1953. Attualmente si venerano numerose copie principali dell’originale, la principale delle quali è nota come “Immagine di Fátima” ed è conservata nel Convento della Theotokos a Kazan’.
[1] conosciuta anche come Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, Rivolta d’Ottobre, ottobre rosso o anche Grande ottobre, è la fase finale e decisiva della Rivoluzione russa iniziata in Russia nel febbraio 1917
[2]Vladimir Lenin (Simbirsk, 22 aprile 1870, 10 aprile del calendario giuliano – Gorki, 21 gennaio 1924) è stato il fondatore del Partito Comunista Russo (bolscevico), ispiratore e leader della Rivoluzione bolscevica (1917), nonché architetto, costruttore e primo capo (1917-24) dello Stato sovietico.
[3] Pseudonimo del rivoluzionario e uomo di stato sovietico I. V. Džugašvili (Gori, Tiflis, 1879/1878 – Mosca 1953
[4] Joachim von Ribbentrop; 30 aprile 1893; Norimberga, 16 ottobre; 1946), è stato un politico; diplomatico e generale; tedesco, ministro degli esteri
[5]Pseudonimo dell’uomo di stato sovietico V. M. Skrjabin (Kukarka, gov. di Vjatka, 1890 – Mosca 1986
[6] La Bessarabia meridionale o Budjak, si trova al confine tra Moldavia e Romania e vicina alla Transnistria
[7] il 27 settembre 1940, la Germania, l’Italia e il Giappone firmarono il Patto Tripartito che venne poi chiamato semplicemente l’Asse.
[8]Adolf Hitler, pronuncia tedesca (20 aprile 1889 – 30 aprile 1945), è stato un politico austriaco naturalizzato tedesco, cancelliere del Reich dal 1933 e Führer della Germania dal 1934 al 1945
[9] Boris Mikhaylovich Shaposhnikov (2 ottobre1882 – 26 marzo 1945) è stato un ufficiale militare sovietico, teorico e maresciallo dell’Unione Sovietica. Ha prestato servizio come capo di stato maggiore generale delle forze armate sovietiche dal 1928 al 1931 e all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
[10] Elia, noto anche come Elia di Kazan, viene ritenuto il riscopritore della venerata Icona della Madonna di Kazan, sotto le macerie di una casa distrutta da un incendio.
[11]Ėdvard Stanislavovič Radzinskij (Mosca, 29 settembre 1936) è uno scrittore, drammaturgo e storico russo.
[12] La riza è un omaggio all’immagine sacra e al messaggio che ne deriva, ma anche una protezione materiale dell’icona, per preservarla cioè dall’annerimento, prodotto dalla fuliggine delle lampade e dai fumi dell’incenso
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