Un discorso ampio
“Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis”. Perché iniziare questo articolo con una citazione di Cicerone?
Tutti noi conosciamo la “Historia Magistra Vitae”, ma non è solo questo, anzi, la parte più importante è quella di “Testimone dei Tempi” visto che va a fare anche da guardiana dei modi di vivere e di pensare di un tempo, i quali non dovevano essere per forza migliori di quelli presenti adesso visto che, da sempre, l’essere umano ha la mania molto “romantica” di vedere il passato come qualcosa di irraggiungibile, qualcosa di perduto e che non tornerà più. Basti pensare ad una frase che spesso viene ripetuta con rammarico in determinate conversazioni: “Un tempo i politici erano tutte persone serie” …ma ne siamo proprio sicuri? Questo discorso si ripresenterà alla fine del presente articolo, passando adesso al protagonista di esso, ovvero Dong Zhuo (140-192 d.C.) e dell’ambiente in cui visse, ovvero la Cina dei Tre Regni, uno dei periodi più famosi della storia del Regno di Mezzo
La Cina dei Tre Regni in sintesi.
Il protagonista della vicenda, il già citato Dong Zhuo, fu una delle pedine fondamentali di quel grande scacchiere geopolitico, militare e culturale che fu la Cina dei Tre Regni. Una domanda balza subito all’attenzione, ovvero, quando iniziò? Due gli aspetti da prendere in considerazione.
Il primo è l’inizio storico e più comprensibile: 184 d.C., chiamata anche Tarda Dinastia Han, la data indica l’inizio della Ribellione di Zhang Jiao, conosciuta ai più come “Ribellione dei Turbanti Gialli”. Per tale cronologia, che sarà quella utilizzata, ci si deve attenere alla “Cambridge History of China” di Fairbank e la “Romanza dei Tre Regni” di Chengzuo del III° secolo.
Il secondo aspetto riguarda l’inizio letterario: 220 d.C., con la fondazione e il consolidamento dei Tre Regni: Wei, Wu e Shu. Per tale cronologia, bisogna attenersi alla “Romanza dei Tre Regni” di Luo Guanzhong del XIV secolo, la versione romantica e romanzata dei fatti storici.
Come detto prima, da circa il 150-160 d.C., a causa della debolezza del governo di Ling- Ti, il Tian Zi2, ovvero l’imperatore e un apparato burocratico del tutto corrotto, un alto funzionario dello stato (secondo Guanzhong invece era un santone che incontrò un potente mago e monaco per la strada) chiamato Zhang Jiao , dopo aver perso parte dei suoi uffici a causa di “cavilli burocratici” da parte del consiglio dei Dieci Eunuchi (il vero corpo reggente della Cina di quel tempo), decise di usare i suoi fondi per poter creare una serie di ribellioni che avrebbero preso il nome di “Turbanti Gialli” simboleggianti un mondo dominato da un cielo giallo, che avrebbe sostituto quello azzurro degli Han, la dinastia regnante. In parole povere, il concetto di cielo sta ad indicare le dinastie, seguendo il concetto di Tiānmìng, ovvero il Mandato del Cielo, basato sulle famiglie regnanti.
La Ribellione dei Turbanti Gialli, che col passare del tempo presero sempre di più una base religiosa di stampo Taoista, durò fino al 205 d.C. e, dopo una serie di battaglie, alcune molto dure durante l’ultimo decennio del secondo secolo, lasciò la Cina in uno stato ancora più disastroso rispetto a prima. Non solo, perché l’apparato burocratico era stato diviso tra tutta una serie di piccoli e non piccoli signori della guerra, i quali avevano colto come stavano andando le cose, cercarono di prendere il potere. Tra questi, in piena epoca dei Turbanti Gialli, nel 189 d.C. si presentò a Luoyang, a quel tempo capitale dell’Impero e facente parte delle sette antiche capitali della Cina, un uomo, un potente taishou (governatore) della Cina centrale, un uomo rispettato per la sua cultura e i suoi modi cortesi, appassionato di tiro con l’arco a cavallo, si mostrò per quello che era, un ambizioso, una persona che sebbene non avrebbe mai de jure dominato tutto l’impero, de facto ne fu il sovrano indiscusso, instaurando un regno di paura e di perversione.
La Cina alla fine del periodo Han.
Quello che sappiamo di Dong Zhuo
Considerato dal famoso generale Yuan Shao ( 152-202 d.C.) come uomo di fiducia e sapiente, Dong Zhuo iniziò la sua vita come un nobile di poco conto , un comandante di guarnigione nella regione del Qiang, ai confini con l’attuale Tibet e la popolazione tibetano-birmana dei Tangut (a cui forse apparteneva anche lui), verso il 160 d.C., Dong Zhuo si fece notare presso la corte imperiale e cominciarono i rapporti di amicizia con la corte, divenendo in breve tempo Zhonglangjiang, ovvero responsabile della sicurezza del palazzo imperiale, poi divenne cishi, magistrato supervisore della regione del Bingzhou, una regione settentrionale molto vicina alla capitale, per poi appunto divenire taishou poco prima dello scoppio della Ribellione dei Turbanti Gialli. Conflitto che Dong Zhuo combatté con esiti all’inizio altalenanti, per poi verso il 189 d.C. riuscire a liberare tutta la parte nordorientale della Cina grazie ai rinforzi imperiali. È anche vero che il nobile dovette combattere in un’area estremamente difficile, visto che all’inizio fu proprio contro l’esercito di Zhang Jiao, per poi andare a combattere contro i ribelli non legati ai Turbanti Gialli. In quello stesso anno, Dong Zhuo ricevette l’onorevole carica di shaofu, ovvero Ministro del Tesoro dal nuovo imperatore, Xian, essendo Ling-Ti morto nel 188 d.C. Questa carica però, venne rifiutata dal nobile3, anche perché, egli stava puntando molto più in alto e avrebbe utilizzato anche il suo amico Yuan Shao, il quale, fidandosi di lui, gli stava per dare un incarico molto più importante, ovvero quello di uccidere il consiglio dei Dieci Eunuchi, i quali avevano preso ancora più potere dopo la morte di Ling-Ti, ma non solo, consci di essere ormai invisi a tutti i Signori della Guerra, nel settembre del 189 d.C. decisero di uccidere He Jin, uno dei più gloriosi comandanti di tutta la Cina, questo diede la possibilità a Dong Zhuo e Yuan Shao di attaccare il palazzo di Luoyang. Forte dei suoi quasi 200.000 uomini (cifra chiaramente esagerata), il taishou decise che il suo tempo era giunto, il 24 settembre, i nobili sconfissero i dieci eunuchi, capitanati (secondo la versione romanzata) dal potente e corrotto Zhang Rang, fu un massacro a cui Dong Zhuo partecipò personalmente, essendo riconosciuto come un abile spadaccino. Una volta che la coalizione fu vittoriosa, egli decise di fare la sua mossa, andando a portare dalla sua parte colui che veniva riconosciuto come il più grande guerriero di tutta la Cina.
Lu Bu
Guerriero sopraffino, era al servizio di Ding Yuan, un potente nobile di cui era divenuto figlio adottivo dopo aver ucciso il primo padre non biologico, il 26 settembre Dong Zhuo e il combattente ebbero un incontro segreto e lì, le trame che l’ambizioso militare aveva intessuto per anni finalmente videro i loro frutti. Nel corso delle sue avventure, Dong Zhuo aveva avuto la possibilità di acquisire in maniera ignota quello che a livello universale in Cina, era riconosciuto essere il miglior cavallo di tutti i tempi, Lepre Rossa. Non si conosce molto di questa creatura, ma possiamo immaginarcelo come Bucefalo di Alessandro Magno, ovvero un destriero che non conosceva rivali, un animale che solo i più grandi guerrieri potevano anche solo avvicinare. Dong Zhuo sapeva quanto Lu Bu ambisse a quella creatura, ergo gliela offrì, a patto che uccise Ding Yuan e gli desse le sue truppe, una cosa che il guerriero fece la stessa notte, reclamando per sé la vita di un secondo padre adottivo, inoltre il trono imperiale aveva perso uno dei suoi ministri, ovvero lo zhijinwu, la corte era vulnerabile ed esposta. E fu lì che Dong Zhuo colpì, con un vero e proprio golpe, egli prese con sé il nuovo imperatore, Xian e lo costrinse a farlo divenire Marchese di Mei, rendendolo la persona più potente della Cina.
Il regno della perversione
Una volta insediatosi, Dong Zhuo iniziò una politica del tutto egocentrica e portata al suo unico beneficio (secondo la maggioranza delle fonti presenti). Si parla di grandi festini, portati all’esasperazione dalla dissolutezza del Marchese, il quale spesso teneva ad esclamare la sua idea di “cielo sceso in terra” per quanto riguarda la sua posizione, il vino che scorreva a fiumi, le donne con cui si intratteneva e i pranzi luculliani in cui si dilettava. Nell’immaginario comune, Dong Zhuo spesso è ritratto con un fisico pingue e poco avvezzo al combattimento, fu proprio in quel periodo che prese peso, essendo prima, come detto prima, un buon combattente e un eccellente cavallerizzo. Si potrebbe pensare inoltre che il popolo soffrisse la fame e che le ingiustizie fossero all’ordine del giorno, ma anche nelle fonti più negative nei suoi confronti, praticamente tutte, non si parla di esagerazioni né di altri soprusi, il contadino Han medio proseguì la sua vita senza veri cambiamenti, con tutte le difficoltà pre ribellione di Zhang Jiao, ed erano molte causa corruzione, ma il problema ancora una volta si trovava a monte, con una catena di comando che, sebbene continuasse le operazioni di sempre, in particolar modo la lotta contro dei Turbanti Gialli sempre più deboli e stanchi, si stancò in pochi mesi di questa condotta deplorevole da parte dell’uomo che de facto governava tutto l’Impero. Per questo l’amico di un tempo, Yuan Shao, decise che era il momento di finirla con questo tiranno e formò la Coalizione dei Signori della Guerra, prendendosi il titolo di cheji jiangjun, ovvero generale carro e cavallo, indicando il suo statuto.
La caduta di Dong Zhuo
Nel 190 d.C., una coalizione formata da nomi eccelsi come: Cao Cao, Liu Bei e Sun Jian, personaggi che ben presto avrebbero forgiato il loro destino nel mondo, guidati dal già citato Yuan Shao, si mosse verso Luoyang per poter detronizzare Dong Zhuo, il quale venne sconfitto presso la battaglia della Porta di Hu Lao del medesimo anno, una battaglia che probabilmente fu ampiamente romanzata da Luo Guanzhong, il cui esito comunque è certo, visto che la fazione che ne uscì sconfitta fu quella dell’ usurpatore. Neppure la mostruosa forza di Lu Bu riuscì nulla contro la Coalizione e anche il figlio adottivo del tiranno fu costretto alla ritirata, la quale fu segnata da probabilmente il peggior crimine di Dong Zhuo, ovvero l’incendio di Luoyang, la quale venne messa a fuoco dalle forze sconfitte in ritirata. Il nuovo governo venne instaurato nella vecchia capitale Chang’an, nella Cina centrale, vicino a dove è localizzato il celebre esercito di terracotta. Lì Dong Zhuo, sempre più isolato e fuori dalla realtà, si fece insignire dall’Imperatore con il titolo di taishi, ovvero Gran Precettore, il grado che permise all’usurpatore di poter utilizzare le vesti imperiali e il suo carro, ma ormai per lui era finita, visto che Lu Bu, insoddisfatto di suo padre adottivo, decise di ucciderlo, secondo la leggenda, usò la sua celebre lancia Fangtian Huaji, ovvero Scorticatrice di Cieli, per perforare la gola di Dong Zhuo, facendolo morire soffocato nel suo sangue.4 Qui finisce la storia del “protagonista” della vicenda, il quale in due anni di dominio, lasciò un impero in grande difficoltà, con una capitale distrutta e una serie di uomini che avrebbero combattuto per il dominio della Cina, ciò avrebbe portato a quel periodo leggendario che sarebbe stato chiamato “dei Tre Regni”
Conclusioni
Sebbene probabilmente stiamo parlando di una figura romanzata, Dong Zhuo è quel chiaro esempio di come nella storia dell’umanità, ogni suo periodo abbia avuto dei fulgidi esempi di leadership, integrità e ambizione, ma anche personaggi dalla dubbia moralità e della pesante eredità sul futuro di una nazione. Non guardiamo al passato come qualcosa di ideologico o usando la lente di ingrandimento inerente la storia contemporanea, ma cerchiamo di comprendere i fatti che portarono a questo o a quell’evento, di come gente come Dong Zhuo sia riuscita a salire al potere, evitare frasi come “perché non succeda mai più” non per sminuire le morti di tragedie, ma per fare in modo che comprendendo il passato, si possano fare meno errori nel futuro. Forse
Bibliografia:
Storia della Cina: Mario Sabattini; Paolo Santangelo
Romanza dei Tre Regni: Luo Guanzhong
The Cambridge History of China: Fairbank
Romanza dei Tre Regni: Chengzuo
Note:
De Oratore, II, 9, 36
Tale titolo, che vuol dire “Figlio del Cielo” era presente dal tempo della Dinastia Zhou, fondata durante il primo millennio avanti cristo
Questo atteggiamento verrà poi fatto anche da un altro importantissimo politico della Cina dei Tre Regni, Cao Cao, imperatore postumo del Regno di Wei
Si parla anche dell’amore di Lu Bu per una figura quasi mitologica, ovvero Diao Chan.
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