Il conflitto tra Russia e Ucraina: una Storia antica. Di Marco Affatigato.

Fronte russo-Ucraino: si combatte.

Oggi i russi qualificano gli ucraini di «Ukrfascisty» e gli ucraini qualificano i russi di «Rachisty» , contrazione di ‘’russo fascista’’. L’odio verso l’altro era già vivente ancor prima del 24 febbraio 2022. In realtà questa ‘’guerra’’ era già iniziata da anni e non quando il presidente della Federazione Russa si indirizza alla popolazione giustificando l’aggressione da una ‘’necessità’’: fermare il genocidio commesso in Ucraina, soprattutto nelle regioni frontaliere del Donbass, del quale è vittima la minoranza russa. «Ho preso la decisione di effettuare una operazione speciale militare. Il suo fine é di proteggere le persone che sono state sottomesse a degli abusi, ad un genocidio da parte del regime di Kiev da circa otto anni. A tal fine, noi cercheremo di smilitarizzare e di denazificare l’Ucraina», cosi interveniva Vladimir Vladimirovič Putin. Oltre agli ‘’scontri armati’’ tra i militari ucraini e le milizie non riconosciute del Donbass, che ne reclamavano la sua ‘’indipendenza’’, altra misura presa dalle autorità ucraine era quella indirizzata nei confronti delle minoranze russe: nell’estate del 2019 la retrocessione della lingua e cultura russa a statuto di ‘’lingua e cultura di minoranza nazionale’’ (per avere un idea di cosa e come esso si applichi potremmo prendere ad esempio la lingua e cultura altoatesina e l’Italia).

Ma quello su cui è necessario portare la nostra attenzione nel discorso di Putin del 24 febbraio 2022 è la sua intenzione di ‘’denazificare’’ l’Ucraina. Questa ‘’introduzione’’ testimonia la centralità di un nuovo tema nel ‘’nazionalismo’’ di Putin che , più largamente, richiami alla ‘’memoria collettiva russa’’, quella della Seconda Guerra Mondiale o, come definita, « Grande Guerra Patriottica» del 1941-1945. Una ‘’guerra’’ che , secondo Putin, si tratta oggi di rifare, anche se in modo minore.
Episodio glorioso fra tutti del periodo sovietico della storia russa, la «Grande Guerra Patriottica», con più di 20 milioni di morti, è pero’ anche un episodio infinitamente doloroso per i russi. Anche per questo il termine ‘’guerra’’ è oggi, in Russia, bandito ed anche penalmente perseguito. Per qualificare l’intervento in Ucraina dagli eserciti della Federazione Russa è stato utilizzato il termine di una ‘’semplice operazione militare speciale’’ e questa nuova terminologia , secondo i consiglieri di Putin, dovrebbe rassicurare la popolazione russa. Poi a questo è aggiunto il motivo « ci si batte per una ‘’causa sacra’’: la lotta contro il nazismo».

Il nazionalismo russo proposto da Putin fa dell’antinazismo una sorte di DNA del popolo russo. L’Occidente, quello che noi definiamo come ‘’Occidente’’, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale si sarebbe largamente e facilmente ‘’accomodato’’, quasi con compiacenza, con i reduci della Germania sconfitta. Questa è l’idea di Putin e, personalmente penso, non credo che sia in errore se leggiamo acriticamente la ‘’storia’’ dei giorni, mesi e anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Putin pretende che solamente la RDA (la Germania comunista) abbia veramente ‘’denazificato’’ la Germania. Per lui, le autorità ‘’Occidentali’’ che governavano la RFA (Repubblica Federale Tedesca) non lo avrebbero fatto; anzi avrebbero vissuto in compiacenza e utilizzato gli uomini e strutture della Germania Nazional-Socialista. Su questo punto mi sento di dargli ragione ma anche di contestargli che pure le autorità incaricate dall’URSS di governare la Repubblica Democratica Tedesca hanno fatto la stessa cosa. Diamo a Cesare cio’ che è di Cesare: solamente lo Stato di Israele ha combattuto e tuttora persegue l’establishment della Germania Nazional-Socialista.

Ma come dare torto a quello ‘’anti-occidentalismo’’ sottostante di Putin, che riprende dei vecchi clichés dello ‘’slavofilismo’’ del XIX° secolo, riguardo alla ‘’decadenza’’, alla ‘’assenza di principi’’ e alla ‘’perversione’’ dell’Occidente? Purtroppo devo costatare che è vero ed è sotto gli occhi di noi tutti. Basta accendere le televisioni per guardare i programmi e serie televisive che vengono trasmesse. Questo, da qualche tempo, non fa altro che rinforzarlo. Così nell’indirizzarsi al popolo russo lo scorso 30 settembre 2022, Vladimir Vladimirovič Putin, ha indicato quali siano i due nemici (non avversari, ma nemici) del popolo russo: gli Ucraini e quello che lui chiama ‘’l’Occidente collettivo’’, responsabile, secondo lui, dell’ideologia «anti-Russia» che animerebbe la vita politica ucraina dalla ‘’rivoluzione arancione’’ del 2004-2005 fino alle manifestazioni pro-Unione Europea dette di ‘’Euromaidan’’ nel 2014.



Per ritornare alla Grande Guerra Patriottica, questa qui, lo ripeto, costituisce l’elemento centrale della costruzione memoriale del ‘’nuovo nazionalismo’’. Una costruzione alla quale persone e movimenti cosiddetti di ‘’estrema destra’’ (a mio parere ideologicamente e politicamente incomprensibili) e di ‘’estrema sinistra’’ (quest’ultimi più comprensibili) omaggiano….perché ‘’nazionalista’’ dimenticando Iosif Stalin, nato Iosif Vissarionovič Džugašvili, segretario generale del PCUS dal 1922 fino alla propria morte nel 1953 al quale nei fatti si richiama. Putin non è Gorbatchev ed è più vicino a Stalin che a Nicola II Romanov nel voler riproporre la ‘’Grande Russia’’. Ecco perché , in modo significativo,, le ‘’leggi memoriali’’ promulgate nel maggio 2014, subito dopo l’annessione della Crimea, criminalizzano, oltre a «la negazione dei fatti stabiliti dal Tribunale Internazionale di Norimberga» (sulla fattispecie di altrettante leggi istituite e adottate da numerosi paesi occidentali) anche «la diffusione di informazioni scientemente falsate sulle attività dell’URSS durante la Seconda Guerra Mondiale», come anche «la diffusione di informazioni manifestatamente irrispettose sulle date della gloria militare della Russia». Da allora nuove clausole sono state aggiunte: la prima criminalizza le «dichiarazioni diffamatorie o denigranti sugli anziani combattenti del 1941-1945»; la seconda proibisce «qualsiasi tentativo di mettere, negli spazi pubblici, sullo stesso piano i fini e le azioni dell’URSS e della Germania nazista».
Dalla promulgazione di queste ‘’regole della custodia e difesa della memoria’’, numerose persone sono state perseguite per aver, per esempio, scritto (normalmente sui loro propri blog in internet) che «i dirigenti comunisti sovietici hanno attivamente collaborato con i responsabili nazisti per dividersi l’Europa nel 1939-1940» , oppure che «l’URSS e la Germania hanno congiuntamente attaccato la Polonia e dato il via alla Seconda Guerra Mondiale nel settembre del 1939», o ancora per aver menzionato i «crimini commessi dall’Armata Rossa contro la popolazione civile tedesca nel 1945»….queste ‘’regole’’ vietano di criticare e/o negare l’eroismo del ‘’popolo russo’’ e vietano di negare anche la ‘’collaborazione’’ degli Ucraini con gli allora occupanti ‘’nazisti’’. Allora vediamo questo punto.

La ‘’collaborazione’’ degli Ucraini con gli occupanti nazisti.
Questa ‘’accusa’’ , che spesso si sente uscire dalle fonti russe, principalmente riposa sull’azione e l’ideologia della «Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini» e il suo braccio armato «Armata Insurrezionale Ucraina» durante gli anni ‘40 del secolo scorso.
L’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini venne creata a Vienna nel 1929 da Jevhen Oleksijovyč Konovalec’ e Andriy Melnyk. Questi due emigrati ucraini tentarono di riprendere, con una ideologia orientata a destra, la fiamma portata avanti dagli indipendentisti ucraini (in maggioranza social-democratici) che avevano proclamato l’indipendenza dell’Ucraina nel corso dei tumulti delle rivoluzioni del 1917. Una indipendenza subitamente contestata dai bolscevichi, desiderosi di mantenere il controllo sull’immenso potenziale agricolo e industriale ucraino, ma ugualmente dalla Germania che , avendo loro favore il ‘’Trattato di Brest-Litovsk’’ del marzo 1918, avevano occupato la maggior parte dell’Ucraina. Cosa della quale non si parla molto.

Dopo la caduta dell’impero tedesco, alla fine del 1918, nasce la ‘’Repubblica Popolare Ucraina’’, amministrata da un ‘’direttorio’’ nel quale in particolare si distingue Symon Vasyl’ovyč Petljura. Questo tentativo di creare uno Stato ucraino indipendente tuttavia svani’ con l’avanzata dei bolscevichi che , nel corso dell’anno 1919, riconquistarono la maggior parte dell’Ucraina, ma anche di fronte all’emergere del nuovo Stato polacco , nato dai trattati di pace che rimodellarono la carta dell’Europa del dopo guerra. Nel 1921, alla fine della guerra sovietico-polacca, la parte occidentale dell’Ucraina (Galizia e Volinia) ritornarono alla Polonia, mentre il resto dell’Ucraina diveniva la Repubblica Socialista Sovietica d’Ucraina. La Galizia e la Volinia negli anni 1920-1930 divennero il rifugio degli indipendentisti ucraini.

L’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini si afferma, dalla sua creazione, come un partito nazionalista etnico: la nazione si definisce prima di tutto in ‘’appartenenza etnica’’. «L’Ucraina agli ucraini!», «Un Ucraina senza Polacchi, senza Ebrei e senza Russi!». Una vera sfida storica per un popolo che, nel corso dei secoli, é stato sottomesso agli Imperi – russo e austro-ungarico – o a possenti Stati come la Polonia-Lituania del XVI°-XVIII° secolo. Una delle principali figure dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini negli anni ‘30 del secolo scorso è un giovane militante nazionalista: Stepan Andrijovič Bandera , nato nel 1909. Egli organizzerà degli attentati contro gli odiati rappresentanti dello Stato polacco. Il più spettacolare è l’assassinio del ministro degli Interni polacco Bronisław Pieracki nel giugno del 1934.
Nel 1935 Stepan Andrijovič Bandera viene condannato a morte a Varsavia ma vide la sua pena commutata in ‘’carcere a vita’’ e sarà poi liberato nel settembre 1939 con l’arrivo dei militari tedeschi in Polonia. Bandera riprenderà le sue attività politiche sotto la protezione delle forze di occupazione tedesche. Il giorno dopo l’entrata delle truppe tedesche a Lviv, il 30 giugno 1941 egli proclama l’indipendenza dell’Ucraina. Ma questo non piacque molto ai tedeschi che , opposti all’indipendenza dell’Ucraina, appena qualche giorno dopo lo arrestarono, trasferendolo prima a Berlino e poi nel campo di concentramento per ‘’prigionieri politici’’ di Sachsenhausen dove rimarrà fino al settembre del 1944, riuscendo a evadere e fuggire in Svizzera dove troverà rifugio. Stepan Andrijovič Bandera verrà poi assassinato a Monaco, nel 1959, da un agente segreto sovietico. Non bisogna comunque dimenticare che l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini e la sua Armata Insurrezionale Ucraina hanno riunito un infima minoranza degli ucraini, circa un centinaio di migliaia al massimo. Il momento in cui l ’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini ha beneficia del sostegno di una parte della popolazione ucraina , esclusivamente, da sottolineare, nelle regioni occidentali, si situa negli anni che vanno dal 1945 al 1948 quando, i «partigiani» dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini e della sua Armata Insurrezionale Ucraina hanno opposto una feroce resistenza alla sovietizzazione di questi confini occidentali dell’Ucraina. Nel corso di quella altrettanto ‘’sporca guerra’’ circa mezzo milione di ucraini furono uccisi, deportati o inviati nei ‘’campi di lavoro forzato’’ dei Gulag sovietici.
La realtà dei fatti è che tra il 1941 e il 1945 la maggioranza degli adulti ucraini in età di portare un arma ( e s’intendevano non sotto i dodici anni e non sopra i 70 anni) ha combattuto nei ranghi della Armata Rossa. In quattro anni circa 7 milioni di ucraini sono stati mobilizzati nell’armata sovietica. Più di 2,5 milioni sono morti in combattimento o nei campi di prigionia tedeschi. Le perdite militari ucraine rappresentano circa un quarto del totale delle perdite militari sovietiche. Ma non solo! Più di 3 milioni di civili della Repubblica Socialista Sovietica d’Ucraina sono morti nel corso della Seconda Guerra Mondiale, di questi 1 milione erano ebrei (l’Ucraina essendo, con la Bielorussia, la principale regione della popolazione ebraica nell’Impero Russo, prima, e poi nella URSS). A riguardo si può senz’altro ricordare il più grande massacro di ebrei eseguito dalle Einsatzgruppen (speciali reparti tedeschi, composti da uomini delle SS, della polizia e della Wehrmacht) in URSS ha avuto luogo tra il 29 e 30 settembre 1940 nella periferia di Kiev, a Baby Yar. Questo è il più grande massacro fra quelli chiamati «Shoah per fucilazione».

Partigiani anti russi (e anti sovietici) catturati dalle forze di Mosca (1949). Dal 1944 a circa la metà degli anni Cinquanta, migliaia di ucraini tentarono con le armi di ribellarsi, ma alla fine vennero schiacciati dalle truppe di Mosca. Trattasi di una Storia poco nota.

Ma come gli ucraini raccontano questa storia?
L’Ucraina indipendente dal 1991 racconta tutt’altra storia, quella di una nazione oppressa da imperi (quello Polacco-Lituanio nel XVI° secolo, Austro-Ungarico e Russia dal XVIII° secolo agli inizi del XX° secolo) e la lotta dei suoi eroi nazionali contro l’oppressore. In questo racconto della loro storia, le battaglie dei nazionalisti ucraini dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini e la sua Armata Insurrezionale Ucraina contro il regime staliniano occupa uno spazio privilegiato. Cosi, dopo l’istaurazione di uno Stato ucraino indipendente, nel 1991, numerose statue del nazionalista-eroe Bandera sono state erette in Ucraina occidentale. Bandera è diventato il simbolo di un Ucraina indipendente liberata dal giogo comunista sovietico. E’ Viktor Andrijovyč Juščenko, presidente dell’Ucraina dal 2005 al 2010, a seguito della ‘’rivoluzione arancione’’ pro-europa del novembre-dicembre 2004, che elevato Bandera al rango di eroe nazionale e questo gesto è stato interpretato da Mosca come una vera provocazione., aggravata dalla ‘’rivoluzione dell’Euro-maidan’’, nel corso della quale molti giovani manifestanti, che pero’ non appartenevano agli ‘’irriducibili’’, minoritari, degli attivisti di estrema destra, hanno ripreso uno degli slogan dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini: «Gloria all’Ucraina, gloria agli eroi!», arrivando persino a qualificarsi dei ‘’banderisti’’.

Una scolaresca ucraina commemora la ‘Resistenza anti sovietica’ post Secondo Conflitto Mondiale. (l’immagine è degli anni Novanta).


Anche il Parlamento ucraino ha adottato le sue ‘’leggi della memoria’’, nel 2015, in risposta a quelle russe e anche questo è stato interpretato da Mosca come una provocazione. Queste legge ordinano, tra l’altro, la distruzione in tutta l’Ucraina dei monumenti commemorativi e che si richiamano all’epoca sovietica, il divieto di negazione del «carattere ugualmente criminale dei regimi fascisti e comunisti», e il riconoscimento dei «combattenti per la liberazione dell’Ucraina» (fra i quali Symon Vasyl’ovyč Petljura e Stepan Andrijovič Bandera ).

Il leader ucraino Stepan Bandera (francobollo commemorativo).



Un posto centrale nella ‘’memoria ucraina’’ tiene la ‘’Grande Carestia’’ negli anni 1932 e 1933.
Già dal 1990 e ancora maggiormente dopo la ‘’rivoluzione arancione’’ del 2004, l’Ucraina ha fatto dello «Holodomor» ( un nuovo termine forgiato in Ucraina per qualificare la «Grande Carestia» che fu provocata dal governo comunista dell’URSS nel territorio ucraino dal 1932 al 1933, causando diversi milioni di morti, e totalmente occultato in tutto il periodo sovietico; ‘’Holod’’ significa ‘’la fame’’ e ‘’mor’’ è la radice di ‘’moryty’’, che vuol dire ‘’sfinire’’ oppure ‘’lasciar soffrire senza intervenire’’) l’avvenimento maggiore della storia dell’Ucraina del XX° secolo e uno dei fondamenti della nuova identità ucraina post sovietica incentrata sull’oppressione, nel corso dei secoli, degli ucraini da parte dei russi.


Nel novembre 2006 il Parlamento della Repubblica Ucraina ha solennemente riconosciuto la «Grande Carestia» come un genocidio perpetuato dal regime di Stalin contro il popolo ucraino. Questa qualifica ha dato luogo a degli accesi dibattiti non solamente nella ‘’classe politica’’ ucraina (il «Partito delle regioni», russofilo, fortemente presente nell’est dell’Ucraina, si astenne al momento del voto) ma anche fra gli storici. Mentre che gli storici ucraini sottolineano – secondo me a giusto titolo – la specificità della carestia in Ucraina, intenzionalmente aggravata dal regime staliniano per frantumare la resistenza contadina e nazionale in Ucraina, molto più forte che in altre repubbliche dell’URSS, gli storici russi e anche alcuni storici occidentali di un preciso orientamento ideologico rifiutano questa ‘’specificità’’, facendo valere che ben altre ‘’repubbliche’’ dell’URSSS (ad esempio le regioni del Volga e il Kazakhstan) furono colpite da carestie e che il regime staliniano stava prendendo di mira prima di tutto una ‘’classe sociale’’ (i kulaki o ‘’contadini ricchi’’ che nel 1924, con la morte di Lenin, pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov, e la presa del potere da parte di Stalin, dando il via alla collettivizzazione delle terre divennero a tutti gli effetti nemici dello stato) e non un gruppo etnico o nazionale, nella fattispecie gli ucraini. E il ‘’dibattito» sulla Grande Carestia non è ancora chiuso.

Il congresso Canadese-Ucraino del 2005 riconobbe l’Holodomor come genocidio di oltre 7 milioni di persone.


Ci permettiamo tuttavia di ricordare, su questo punto, che Lemkin, il giurista che con i suoi lavori ispirò la «Convenzione delle Nazioni Unite» del 9 dicembre 1948 sul crimine di genocidio, considerava che ‘’la carestia diretta intenzionalmente nei confronti dei contadini ucraini era, parallelamente all’attacco contro l’intellighenzia, le élites e la Chiesa ucraina, la componente maggiore della distruzione sistematica della nazione ucraina e della sua incorporazione progressiva alla nazione sovietica (….) , un caso di genocidio, di distruzione non solamente degli individui, ma di una cultura, di una nazione’’ (R.Lemkin, «Il genocidio sovietico in Ucraina» Commentaire N°127, 2099). E ricordo ancora che lo Holodomor rimane, più che mai, una questione più che scottante nella guerra attuale e ne è dimostrazione le distruzioni da parte delle forze militari russe dei monumenti eretti a memoria della Holodomor nelle aree adesso sotto il loro controllo , coma a Mariupol’.

Come scrivevo poco sopra persone e movimenti cosiddetti di ‘’estrema destra’’, a mio parere ideologicamente e politicamente incomprensibile e erroneamente, in questa guerra ‘’parteggiano’’ per Putin. La nuova narrativa nazionale promossa dal regime di Putin a mio parere offre infatti uno stupefacente (se non esplosivo!) sincretismo tra il passato zarista e l’esperienza staliniana della Russia, una esperienza comunque spogliata dei suoi orpelli leninisti. La ‘’riconciliazione’’ tra questi due periodi antagonisti si fa intorno alla glorificazione di una «Grande Russia eterna» e ad uno ‘’Stato forte’’ capace di difendere il paese dalle potenze straniere sempre minacciose. Iscritta nella lunga durata della lotta della Russia contro i suoi nemici, la «Grande Guerra patriottica» diventa, nella sua dimensione epica, l’apoteosi di tutta la storia della Russia, la chiave di volta della nuova narrativa nazionale. Questa ‘’vittoria eroica’’, vinta dal popolo russo sotto la guida di Stalin, giustifica e cancella la violenza della collettivazione delle campagne, della carestia degli inizi degli anni ‘30 del secolo precedente, la repressione di massa effettuata nel periodo del «Grande Terrore» del 1937-1938 e i campi di lavoro forzati dei Gulag che, secondo la nuova narrativa, avrebbero contribuito alla messa in valore delle ricchezze naturali nelle regioni le più inospitali del paese e la modernizzazione dell’URSS.
L’immagine ‘’ globalmente positiva’’ di Stalin e dello stanilismo contrasta con l’immagine negativa della rivoluzione del 1917, prolungata da una terribile guerra civile, momento di una profonda divisione e indebolimento della Nazione. Lenin e i bolscevichi sono fermamente condannati: 1) per aver firmato con la Germania, nel marzo 1918, la pace umiliante di Brest-Litovsk, che ‘’amputava’’ alla Russia sovietica vasti territori concquistati nel corso dei secoli dagli zar russi; 2) per aver portato avanti una «politica di nazionalità che – spiega Putin – ha perennizzato a livello di Stato tre popoli slavi distinti (Russi, Ucraini, Bielorussi) invece di farne una sola grande nazione russa» ( V.Putin «Dell’unità storica dei Russi e degli Ucraini», luglio 2021); 3) per aver scritto , nella prima Costituzione dell’URSS -1923-1924) il diritto delle repubbliche sovietiche di poter uscire dall’Unione. Questa ‘’autorizzazione’’ é stata «la più pericolosa delle bombe a ritardamento posate nelle fondazioni della nostra sovranità. Questa qui è esplosa nel 1991, con la scomparsa del ‘’freno di sicurezza’’, il ruolo dirigente del Partito comunista» ( ( V.Putin «Dell’unità storica dei Russi e degli Ucraini», luglio 2021). In questo schema, l’Ucraina moderna non sarebbe che una costruzione artificiale dell’era sovietica, il mostruoso frutto della «politica bolscevica delle nazionalità». In olttre, questa Ucraina moderna sarebbe stata creata « a spese della Russia storica». «I bolscevichi consideravano il popolo russo come un materiale inesauribile per degli sperimenti sociali. Essi sognavano una rivoluzione mondiale che abolirebbe gli Stati-nazione. In conseguenza, hanno arbitrariamente disegnato le frontiere e distribuito dei generosi regali territoriali. Una cosa è chiara: la Russia é stata spogliata» (V.Putin «Dell’unità storica dei Russi e degli Ucraini», luglio 2021). Questo è il pensiero di Putin e la motivazione principale che lo ha portato a forzare le frontiere ucraine.
Ma la forza militare per sostenere il pensiero su cosa si basa? Vediamolo insieme.

«La Federazione della Russia, Stato successore all’URSS, protegge la verità storica», recita l’articolo 67.1 della Costituzione della Federazione della Russia, rivisitata nel 2020. Le autorità russe si sono date tutti i mezzi per ‘’proteggere questa verità’’ e rimuovere tutte le deviazioni dalla doxa, qualificate come ‘’bugie’’. Nel corso dell’anno 2010, diverse istituzioni statali sono state create al fine di promuovere e diffondere la ‘’storia ufficiale’’. Per esempio , la «Società di Storia della Russia» ha per mission quella di unire il paese intorno ai valori di patriottismo, della coscienza civica e del servizio leale verso lo Stato; ma ha anche elaborato una norma comune in materia di cultura e storia in sintonia con gli interessi geopolitici della Russia. Norma che , dal 2014, è stata introdotta nei libri scolastici. Un altra istituzione statale , la «Società Russa di Storia Militare» è incaricata di contestare e contrastare le iniziative tendenti a discreditare la storia e la gloria militare della Russia. Questa istituzione statale nel 2018 tento’ di ‘’modificare’’ la storia di una delle più importanti fosse comuni del periodo definito del «Grande Terrore staliniano» tra il 1937 e 1938 : Sandormokh, una foresta posta su un massiccio che dista 12 km dalla città di Medvež’egorsk, nella Repubblica di Carelia, dove furono giustiziate migliaia di vittime delle grandi purghe staliniane. La «Società Russa di Storia Militare» pretendeva che i resti esumati in quel luogo dalla ONG russa Memorial ( sciolta e dichiarata fuorilegge a dicembre 2021) fossero quelli di prigionieri di guerra sovietici fucilati dalle forze di occupazione finlandesi nel 1941-1942.

In conclusione , l’attuale conflitto non è quindi solo una questione di ‘’frontiere’’ ma la storia che riprende il suo corso fra questi popoli. Una storia conflittuale iniziata nel lontano 730 , quando gli scandinavi istallarono delle postazioni commerciali nel nord dell’attuale Russia. Testi grechi, slavi e arabi li definiscono con il nome di «Rus’» – una parola che sembra voglia dire ‘’rematori’’ in norvegese – o anche «Variaghi», coloni vichinchi (in greco ‘’Varangoi’’ che probabilmente deriva da una parola scandinava che significava ‘’compagni fedeli, giurati’’). E’ nel 882 che i Rus’ prendono Kiev e ne fanno la loro capitale e progressivamente federano sotto il loro dominio le popolazioni locali, principalmente slave. Ed è questo vasto territorio, a cavallo fra l’attuale Ucraina, Russia e Bielorussia, che sarà designato come la «Rus’ de Kiev». Nel 988 il principe Vladimir I di Kiev che scelse la religione cristiana-bizantina, ortodossa, La sua fama è legata alla sua conversione al cristianesimo e al cosiddetto “battesimo della Rus’ ” . Nel XII° secolo l’espansione della «Rus’» in un territorio a bassissima densità di popolazione finisce per provocarne il suo ‘’frazionamento’’ in diversi principati incentrati su Novgorod, Vladimir, Suzdal’ e Mosca. I discendenti del principe Vladimir eserciteranno il proprio potere su queste regioni fino all’invasione mongola del 1237-1240. A partire dal XIV° secolo principi di Mosca cominceranno a rivendicare l’eredità prestigiosa della «Rus’ di Kiev»; Ivan III si proclamerà così nel 1485 «sovrano di tutta la Rus’» poi i suoi discendenti , tra il XV° e XVIII° secolo, sottometteranno progressivamente la regione. Sarà ancora questo il futuro dell’Ucraina?

Mappa degli scontri tra forze ucraine e russe (2022-2023).

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