Nel corso della storia, il rapporto tra Occidente e Islam si è quasi sempre configurato in senso conflittuale, anche se con le dovute eccezioni derivanti, tuttavia, da particolari e temporanee congiunzioni astrali, basate su specifici e condivisi interessi. Sostenere che in determinati lassi temporali degli Evi Moderno e Contemporaneo, talune Potenze occidentali hanno “flirtato” con Paesi mussulmani, come ad esempio l’Impero Ottomano (si veda la Guerra di Crimea, 1853-1856) non significa certo che a saldare tali bollenti amori sia stato ‘un comune sentire’ in senso filosofico e culturale, e tanto meno religioso. Si trattò, a ben vedere, di condivisioni in realtà pelose, o almeno poco romantiche, derivanti da calcoli prettamente politici, geografici ed economici (più volte, i re cristiani di Francia siglarono intese con il sultanato ottomano in funzione antiasburgica; nel XIX secolo, in Crimea, Francia e Inghilterra appoggiarono la Sublime Porta per dare addosso alla Russia, e durante la Prima Guerra Mondiale, la Germania e il cattolicissimo Impero Austro-Ungarico sostennero la Turchia in funzione anti-anglo-russo-francese). Dunque, si sia prudenti ed attenti nel valutare la reale essenza e consistenza del pluricentenario rapporto Occidente-Islam. Sia ben chiaro, i patti – nel mondo reale – si fanno anche con il demonio (e qui non vogliamo esprimere alcun giudizio morale), ma che si stipulino, per cortesia, con criterio, aderenza alla realtà e pragmatismo. Del ‘buonismo’ ecumenico intriso di e terzomondismo non sappiamo che farcene, in quanto banale e sciocca scorciatoia atta ad evitare i problemi che, come tutti sanno, prima o poi vengono a galla: la conflittualità etnico-religiosa tra popoli è una realtà, non un’opinione balzana, quindi la si affronti con concretezza. Ragion per cui questo numero di ‘Storia Verità’ è stato pensato proprio in questo senso, diciamo come veritiero antidoto alla tanto diffusa (poiché comoda) e sterile prassi del ‘volemose bene’ a tutti i costi, per fugare imbarazzanti ambiguità e per centrare fatti e circostanze reali, come la sostanziale ed innegabile ostilità manifestata, soprattutto in questi ultimi decenni, dal mondo mussulmano nei confronti di quello occidentale cristiano (le quotidiane persecuzioni o discriminazioni in atto o praticate in molti Paesi islamici ai danni dei fedeli di Cristo lo dimostrano). Un’ostilità avvallata e subita da un’Europa indifesa in quanto priva di anima. Ma a questo proposito concedeteci un paio di considerazioni. E’ unicamente grazie alle sue radici cristiane che l’Europa ha potuto godere di grande sviluppo e successi in ogni campo, culturale, artistico, economico, scientifico e tecnico, diffondendo la civiltà in tutto il mondo. L’Europa è un concetto geografico, ma la ‘Cristianità’ è il territorio dell’ordine cristiano che plasma la società e lo Stato occidentale. L’Europa come entità politica e spirituale nasce con il Medioevo, e la Cristianità medioevale fu, ad un tempo, “nascita” e “frutto” dell’Europa. Nascita, perché la formazione di un’Europa non in senso geografico od amministrativo, ma ideale e perenne, fu possibile soltanto su basi romane e cristiane. Frutto, perché al tempo di Carlo Magno tale unità venne raggiunta. Non solo. “L’identità politica e spirituale europea, la respublica christiana – spiega il professor Massimo De Leonardis, ordinario di Storia delle Relazioni e delle Istituzioni internazionali e di Storia dei Trattati e Politica internazionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – si venne a formare e a consolidare anche grazie alla contrapposizione tra l’Europa e il suo nemico mortale, l’Impero Ottomano”. Inutile negarlo, la Chiesa e l’Islam sono da sempre le due grandi rivali nella storia religiosa dell’umanità. Una contrapposizione che, nonostante il passare dei secoli, non sembra essersi affievolita. Anzi, stando agli eventi più recenti, essa si è di fatto inasprita, non certo per volontà della Chiesa, ma per la crescente e palese ostilità – antioccidentale e anticristiana – manifestata da gran parte del mondo islamico. l’Islam percepisce, infatti, l’Occidente come una minaccia mortale, a prescindere dalle truppe americane quando stazionavano in Iraq. Per gran parte del mondo islamico non va affatto bene che il cinema e la televisione mostrino modi di vivere e modelli ideali antitetici a quelli islamici. Non si tratta solo delle donne in minigonna, ma della presentazione di una società retta su principi opposti: per esempio di uguaglianza formale dei sessi e delle religioni o di libertà di scelta riguardo stili di vita, e quant’altro. Ciononostante, l’Europa non sembra accorgersi di nulla, o pare volere ignorare, magari per interessi economici e finanziari, tale verità. La respublica christiana medioevale trovava la sua unità nella comune fede religiosa. Mentre l’Unione Europea basa la sua essenza e la sua politica su un basilare rifiuto di ogni fede, di ogni dogma, sul permissivismo, sul “politicamente corretto” e sulla “tentazione relativista”. In ultima analisi, nel contesto dei rapporti tra Occidente e Islam, l’Europa laicista sembra volere combattere la propria anima e la propria cultura, mentre l’universo mussulmano si fa sempre più vanto della sua – traendone forza al contempo – all’insegna della fede. Qualche hanno fa il cardinale Giacomo Biffi aveva invitato a limitare l’immigrazione mussulmana, ammonendo: “non possiamo edificare una casa tutta aperta. Prima si costruiscono le mura, poi le porte. Questa Europa non ha futuro. O l’anima cristiana si risveglierà o l’Europa diverrà islamica, anche perché i mussulmani vengono con il loro bagaglio di intransigenti principi (…) Purtroppo, né i laici, ma nemmeno gran parte dei cristiani, pare si siano resi conto del dramma che si sta profilando. (…) I cattolici, lasciando sbiadire in se stessi la consapevolezza della verità posseduta, sostituendo all’ansia apostolica il puro e semplice dialogo a tutti costi, stanno preparando inconsciamente la propria inevitabile estinzione”. Alla luce dei fatti non possiamo che condividere il pensiero del cardinale Biffi. Anche se spetterà ai nostri lettori esprimere il loro parere. Il compito di ‘Storia Verità’ non è certo quello di imporre idee o concetti, ma soltanto quello di fare riflettere attraverso articoli e servizi obiettivi.
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