Raoul Gustav Wallenberg è nome noto alla diplomazia e alla storia. Il 4 agosto 1912 nacque a Lidingo, quartiere benestante di Stoccolma, dove risiedeva la famiglia di noti banchieri, che provvede a un’educazione di primo livello. Da ragazzo viaggia molto, accompagnando spesso il nonno, Gustav Wallenberg, diplomatico e uomo d’affari internazionale, e impara a parlare fluentemente diverse lingue, soggiorna e studia ad Ann Arbor negli Stati Uniti, a Cape Town in Sud Africa, poi a Haifa in Israele e in Palestina, e proprio durante questo periodo apprende le prime informazioni sulle atrocità commesse in Europa dai nazisti.
Nel 1939, quando scoppia la guerra, si unisce alla Guardia Nazionale Svedese, poi lavora con una società commerciale d’import-export di generi alimentari fra Svezia e Ungheria e gli viene affidata la rappresentanza della società a Budapest.
Budapest 1945…
A questo punto, il mistero: perché Raul Wallenberg è stato arrestato dal NKVD nel ’45, posto che l’odio razziale fra russi ed ebrei non è certo motivo sufficiente? Perché esistono diverse versioni e date sulla morte?
Le autorità sovietiche ne dichiararono la morte nel ’47, a seguito di crisi cardiaca mentre si trovava nel tristemente celebre palazzo della Lubjanka a Mosca, ma l’altrettanto conosciuto Simon Wiesenthal ha più volte affermato l’esistenza di prove certe che Wallenberg fosse vivo dopo quella data, detenuto in un ospedale psichiatrico, e deceduto “in seguito a complicazioni per sciopero della fame”.
Molti anni dopo, nell’ottobre 1989, le autorità di Mosca hanno pubblicamente ammesso che l’arresto di Wallenberg è stato un tragico errore di valutazione, e durante una cerimonia appositamente organizzata, hanno restituito alla sorella gli effetti personali.
Sono poi stati diffusi alcuni comunicati, fra cui quello che cita il referto autoptico firmato dal medico (…morto nel 1953) che conferma il decesso avvenuto nel ’47. Lo stesso documento afferma che il corpo è stato sottoposto a cremazione e interramento in fossa comune al cimitero del monastero Donskoj nei pressi di Mosca.
Nel 2001 si concluse anche l’inchiesta di una Commissione mista russo-svedese, ma il dubbio che Raoul Wallenberg fosse vivo dopo il 1947 resta ben presente, sostenute da prove come la testimonianza del dissidente ucraino Joseph Ferella (1943-2009), detenuto per circa 20 anni nelle carceri sovietiche, il quale affermò di avere incontrato Wallenberg nell’aprile 1970 nella prigione di Vladimir. Sono state avanzate anche alcune voci secondo cui il diplomatico sarebbe stato fucilato da un plotone del NKVD per avere rifiutato di collaborare, e come capro espiatorio per il fatto che il governo svedese rifiutò le richieste di Mosca per uno scambio di prigionieri.
Allo scoppio del conflitto, Raoul Wallenberg entra nella Guardia Nazionale, poi lavora per una importante società import-export di generi alimentari che commercia fra Svezia e Ungheria, dove dirige l’ufficio di Budapest, e per questo viene contattato dai servizi d’informazione americani. Nel ’44 in Ungheria c’erano circa 800mila ebrei che le autorità locali trattano come merce di scambio, non volendo assumersi la responsabilità del loro sterminio, ma i tedeschi, specialmente nella persona del famigerato Adolf Eichmann (1906-1962), decisamente contrariati per il mancato rispetto degli accordi nel programma della Soluzione Finale, decidono per le maniere dirette. Anche per motivi di ordine militare, relativi al Fronte Orientale, l’Ungheria viene occupata e, dietro la Wehrmacht, arrivano le SS, che in meno di due mesi, grazie allo zelante Eichmann, organizzano il trasporto di oltre 430mila persone, con convogli prioritari per Auschwitz-Birkenau.
Il WRB riceve informazioni dirette della situazione e, con l’avvallo della Casa Bianca, chiede aiuto alla Svezia, che incaricò Raoul Wallenberg.
All’inizio del luglio ’44 l’Armata Rossa è ormai non lontana da Budapest e, sotto pressioni internazionali, fra cui quelle del re di Svezia, il reggente Miklos Horthy (1868-1957) ordina il blocco delle deportazioni, dando inizio ana sfida senza esclusione di colpi con Eichmann. Il console svedese Wallenberg agisce in questo scenario, con lo specifico compito di salvare gli ebrei, e con i fondi dell’ente americano World Refugee Board, o WRB, inventa un nuovo tipo di documento, lo “Schutzpass”, una specie di lasciapassare di protezione dato a persone con stretti legami con la Svezia. Il titolare di questo tipo di passaporto non doveva indossare l’obbligatoria stella, anche se ebreo, ed era esentato dalla maggior parte delle leggi antisemite. Wallenberg impiegò anche centinaia di ebrei nella stessa organizzazione di soccorso internazionale, in modo da fornire loro protezione.
Eichmann abbandonò Budapest, l’operazione di Wallenberg aveva avuto successo, e il WRB ne fu dettagliatamente informato, ma a quel punto i tedeschi passarono all’azione con un colpo di stato, insediando al potere 1897-1946) leader delle Croci Frecciate, e Eichmann tornò alla carica, mettendo le mani su tutti gli ebrei sui quali riusciva a mettere le mani, e organizzando anche marcie a piedi verso i centri di sterminio.
Wallenberg e i suoi collaboratori si attivarono per sottrare quanti più ebrei possibile, ma le condizioni erano decisamente cambiate, perché le Croci Frecciate non riconoscono alcuna concessione di immunità diplomatica.
Budapest è devastata da un’ondata di violenza, vengono eretti i muri del ghetto, dove sono ammassati gli ebrei in attesa di deportazione, e le Croci Frecciate fanno irruzione anche nelle case ufficialmente riconosciute come territorio svedese o svizzero e centinaia di ebrei sono portati sulle sponde del Danubio e uccisi.
Wallenberg organizza giornalmente provviste di cibo, mentre la situazione precipita, e fa appello alla rete di contatti. Si reca alle stazioni ferroviarie e in altri punti di raccolta, ordina agli ufficiali di rilasciare gli ebrei con il passaporto protettivo riportati nella sua lista. Ha familiarità con la burocrazia tedesca, sa come trattare e riesce a salvare una notevole quantità di persone, nonostante Eichmann si comporti come una belva rabbiosa, e alla fine organizzi anche una retata di SS e Croci Frecciate nella sede della missione svedese, nonostante il divieto di creare incidenti diplomatici con Paesi neutrali. Un vero e proprio duello a distanza diretta, con Eichmann che dichiara pubblicamente di voler vedere “quel cane ebreo svedese di fronte a un plotone di esecuzione”, e Wallenberg che invece riesce a impedire la distruzione del ghetto, prendendo accordi con Pal Szalasi, ufficiale delle Croci Frecciate, e il generale Gerhard Schmidthuber (1894-1945), comandante in capo delle forze di occupazione tedesche, morto nella battaglia contro l’Armata Rossa.
Nel gennaio ‘45, a Budapest regna il caos. I nazisti e le Croci Frecciate hanno lasciato una scia di sangue durante la fuga, l’Armata Rossa è entrata in città. Il console svedese Raoul Wallenberg si sta recando a un appuntamento insieme al suo autista, ma non si sa dove né con chi. A questo punto se ne perdono le tracce, e si alza un impenetrabile muro di silenzio. Perché? o se vogliamo: qui prodest?
La Svezia chiese chiarimenti, ma nessuna risposta fino alla laconica comunicazione della morte per infarto nel ’47, senza alcun commento sul perché si trovasse alla Lubjanka, sede della polizia politica segreta di Stalin dalla quale si esce solo per essere spediti nel gulag o non si esce per niente, tanto è vero che il denunciato arresto cardiaco potrebbe essere stato causato da un plotone di esecuzione, anche se non si immagina la reale accusa che abbia potuto condurre Wallenberg alla fucilazione.
Per Mosca, l’Ungheria era comunque un Paese nemico, che aveva collaborato all’invasione dell’Unione Sovietica a fianco della Germania. Notoriamente poi, i soldati russi non usavano fare distinzioni fra un soldato nemico, un simpatizzante, civile o militare, o cittadini di Paesi neutrali. Wallenberg viene assegnato all’ufficio per la ricostruzione e le indagini per rintracciare i membri delle famiglie deportate dall’Ungheria, e i servizi minimi.
Il 17 gennaio 1945, Wallenberg svanisce insieme al proprio autista e collaboratore Vilmos Langfelder mentre viene assegnato alla custodia di un plotone di soldati russi. Nessuno ne saprà più nulla, alimentando le voci della morte alla Lubjanka o in un gulag.
Restano due interrogativi irrisolti: perché i sovietici hanno arrestato Wallenberg, che tanto aveva fatto contro i nazisti? E perché le autorità svedesi non hanno operato come potevano e dovevano, per ottenere la liberazione di Wallenberg? Due interrogativi che attendono ancora risposta.
Quello che non si conosce…
Il nome di Raoul Wallenberg è quindi storicamente noto, come il fatto che salvò migliaia di ebrei dalla deportazione, tanto quanto è oscura ancora oggi la sua fine. Per questa è nota la data della nascita, ma è sconosciuta la data e il luogo della morte.
Esponente della celebre dinastia di imprenditori, educato nei più esclusivi istituti nazionali e internazionali, scelse la carriera diplomatica fino a essere nominato Console Generale svedese nella missione diplomatica a Budapest, durante il drammatico periodo dell’occupazione nazista. Il fatto che fosse in contatto con il War Refugee Board americano ne fa supporre un probabile rapporto con i servizi segreti di Washington, tramite la rete di spionaggio che i diplomatici americani di origine ebraica avevano intessuto a livello internazionale, nella resistenza di diversi Paesi dell’Europa occupata.
Il War Refugee Board (WRB) era un’agenzia governativa non militare, voluta dal 32° presidente Franklin D. Roosevelt (1882-1945) nel gennaio ’44, ufficialmente per gli aiuti alle vittime civili dei Paesi occupati dall’Asse. Ufficiosamente pare sia stata una proposta della lobby industriale americana di origine ebraica, il cui collegamento con Roosevelt era Hillel Kook (1915-2001), noto anche come Peter Bergson, e collegato appunto al cosiddetto Gruppo Bergson, riferimento dell’Irgun negli Stati Uniti per promuovere il sionismo internazionale. Figlio del rabbino capo di Afula e nipote del primo rabbino capo della comunità ashkenazita della Palestina mandataria, Kook aveva frequentato la milizia paramilitare dell’Haganah negli anni ’30, poi il fronte dissidente Irgun e aveva combattuto in Palestina diventandone capo di stato maggiore. Kook divenne un agente operativo del fronte ebraico, viaggiò in Polonia per organizzare le cellule sioniste nell’Europa orientale, incontrò il fondatore del Movimento Revisionista Zeev Jabotinsky (1880-1940) quindi viaggiò in USA dove, con lo pseudonimo di Peter Bergson, fondò l’omonimo gruppo di dieci attivisti fra americani, palestinesi ed europei, fra cui Aryeh Ben-Eliezer, Yitzhak Ben-Ami, Alexander Rafaeli, Shmuel Merlin ed Eri Jabotinsky. Il Gruppo Bergson era strettamente coinvolto con vari gruppi di difesa ebraici e sionisti, come gli American Friends for a Jewish Palestine e il Comitato Organizzatore dell’Immigrazione Illegale. Il gruppo ha anche fondato alcune proprie iniziative separate, in particolare il Comitato per un esercito ebraico di ebrei apolidi e palestinesi, il cui obiettivo era la formazione di una forza combattente alleata di ebrei apolidi e palestinesi. Alcuni attribuiscono a Kook la successiva formazione della Brigata Ebraica, unità britannica di ebrei palestinesi.
Il ruolo del WRB
E’ importante intendere quale fosse l’attività del War Refugee Board per capire i meccanismi e i contatti nell’Europa orientale durante il conflitto, e il ruolo di Raoul Wallenberg in questo confuso scenario. Il Gruppo Bergson aveva ottenuto importanti sostenitori al Congresso e al Senato, principalmente dai grandi elettori ebrei e molti cittadini di spicco, desiderosi di salvare gli ebrei d’Europa, fatto che testimonia come si sapesse dello sterminio in atto nei campi di concentramento.
Dopo pressioni sempre più insistenti, anche da parte del segretario del Tesoro Henry Morgenthau (1891-1967), Roosevelt diede le direttive per un piano d’emergenza per prevenire lo sterminio degli ebrei e delle altre minoranze da parte dei nazisti. I celebri avvocati internazionali Ansel Luxford, John Peele e Josiah DuBois organizzarono le basi della fondazione, in contatto con il Dipartimento del Tesoro, che rispondeva direttamente a Roosevelt, per la concessione di fondi destinati a organizzare la fuga di ebrei da Francia e Romania, tramite i contatti svizzeri del Congresso Ebraico Mondiale. Fra non poche difficoltà, il WRB venne creato a metà gennaio 1944 con Ordine Esecutivo n.9417. A quel punto, iniziò la missione e vennero allacciati contatti con i Paesi neutrali come la Svezia, il cui rappresentante in Ungheria ed Est Europa era appunto Raoul Wallenberg.
Le cariche furono distribuite ai più alti livelli: John W. Peehle, assistente personale del Segretario del Tesoro, fu nominato direttore esecutivo, e il consiglio di amministrazione era formato da segretario di Stato, segretario del Tesoro, segretario alla Guerra, e uno staff scelto esclusivamente fra dipendenti del Tesoro, per un totale di una trentina di persone che, nell’estate ’44 erano già una settantina, con il generale William O’Dwyer successore di Peehle fino allo “scioglimento” ufficiale al termine della guerra. Grazie al ruolo dei componenti, furono allacciati contatti con alcuni governi stranieri come Svizzera, Svezia e Turchia come basi operative per il programma di salvataggio e soccorso, poi il Vaticano verso la fine della guerra, principalmente come canale di comunicazione con i regimi nemici. Il Consiglio ottenne anche la collaborazione del Comitato della Croce Rossa.
Il WRB ha lavorato a stretto contatto con agenzie di soccorso private statunitensi nella formulazione, finanziamento ed esecuzione di piani e progetti. Una politica di licenza del Dipartimento del Tesoro che consentiva alle agenzie private stabilite di trasferire fondi dagli Stati Uniti ai loro rappresentanti in Paesi neutrali ha aiutato a finanziare il salvataggio dei perseguitati che vivevano sotto il controllo nazista. In base a questa politica di licenze, era possibile comunicare con persone in territorio nemico e finanziare operazioni di salvataggio. In questo modo sono stati messi a disposizione circa 15 milioni di dollari in fondi privati, e fu creata una rete capillare per i trasferimenti, specialmente in Nord Africa, Palestina, Svizzera e Svezia.
Attirando l’attenzione internazionale sul governo ungherese, il WRB contribuì alla cessazione delle deportazioni di ebrei dall’Ungheria ad Auschwitz grazie a Wallenberg, fra gli altri, come agente operativo, con fondi raccolti dall’American Jewish Joint Distribution Committee. Come agente operativo, Wallenberg aveva a disposizione una struttura organizzata a sostegno dell’attività che doveva svolgere, ad esempio per la distribuzione di lasciapassare ufficiali del Consolato svedese, con tanto di timbro ufficiale e simbolo della corona, salvezza certa dalla deportazione, oltre a organizzare una rete di una trentina di nascondigli in case e ricoveri di fortuna per oltre 30mila persone, con cucine da campo, sfruttando orfanotrofi e scuole.
Bibliografia
“Stuck In Neutral: The Reasons Behind Sweden’s Passivity In The Raoul Wallenberg Case” – Susanne Berger, 2005.
“Raoul Wallenberg, l’uomo che salvò centomila ebrei” – Domenico Vecchioni, 2012.
“Raoul Wallenberg. The Biography” – Ingrid Carlberg 2015.
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