Il 12 dicembre 1931, Il Mahatma Gandhi – strenuo, ma mite difensore dell’indipendenza indiana dal giogo britannico – dopo essersi recato a Londra, volle fare visita a Roma. Egli desiderava, tra l’altro vedere il Papa, che però non lo ricevette, pare per il succinto abito che indossava. Invece si incontrò con Benito Mussolini . Dopo incontrò Mussolini che disse di Gandhi “È un santone, un genio, che, cosa rara, usa la bontà come arma”. A sua volta Gandhi di Mussolini disse “Mussolini è un enigma per me. Molte delle riforme che ha portato a compimento suscitano la mia ammirazione. Sembra aver fatto molto per i contadini e le classi meno abbienti; ma in verità, è stato costretto ad adoperare anche il guanto di ferro. Tuttavia, poiché la forza è la base della società occidentale, le riforme di Mussolini sono degne di uno studio imparziale. La sua attenzione per i poveri, la sua opposizione alla superurbanizzazione, il suo sforzo per attuare una coordinazione tra il capitale e il lavoro, mi sembrano richiedere un’attenzione speciale. […] Il mio dubbio fondamentale riguarda il fatto che queste riforme sono attuate mediante sistemi costrittivi. Ma tutto ciò accade anche negli Stati cosiddetti democratici. Ciò che mi colpisce è che, dietro la ‘durezza’ di Mussolini, si cela comunque il disegno di servire il proprio popolo. Anche dietro i suoi discorsi enfatici si scorge un intento sincero e di amore appassionato per la sua gente. Da ciò che ho percepito, mi sembra che anche la massa degli italiani ami il Governo di ferro di Benito Mussolini”. Se si parla di patrioti indiani, non si può, tuttavia, tralasciare la figura di un altro ‘nazionalista’, altrettanto famoso, anche se sostenitore – al contrario di Gandhi – di una vera e propria Rivolta armata anti inglese. Stiamo parlando di Subhas Chandra Bose.
Conosciuto con il nome di Netaji (Condottiero), Bose fu presidente del Partito del Congresso Indiano e fautore dell’indipendenza dell’India dal Raj Britannico. Condivideva le idee di indipendenza del Mahatma Gandhi, ma non i suoi metodi di lotta non-violenta[2][3]. Per raggiungere il suo ideale, un’India libera dal dominio dell’Impero Britannico, cercò ed ottenne alleanze con i nemici dell’Impero britannico, Benito Mussolini e Adolf Hitler. Senza esito fu il suo tentativo di allacciare rapporti con Stalin e l’Unione Sovietica. Ciò lo portò ad inserirsi nel contesto della seconda guerra mondiale appoggiando la politica delle potenze dell’Asse.
Dopo l’accordo con Himmler, Ministro degli Interni nella Germania nazista, Bose partì a bordo di un sottomarino tedesco alla volta del Giappone, dove intendeva spingere alla diserzione i soldati indù arruolati nell’Esercito anglo-indiano. Uno dei suoi motti principali era “Lottare per l’India libera è meglio che lottare per i britannici che l’hanno resa schiava”. A seguito della conquista della Birmania e di parte del Bengala, formò un “governo dell’India Libera” (chiamato “Azad Hind”), con sede prima a Singapore e poi a Port Blair nelle isole Andamane e Nicobare occupate dai giapponesi; prese quindi parte, nel novembre 1943, alla “Conferenza della Grande Asia orientale” con gli altri leader dei governi manovrati dal Giappone in Asia.
Sostenne l’alleanza con l’Asse, promuovendo in Germania la creazione di battaglioni di volontari indiani disertori dall’esercito britannico, che furono inquadrati nella Legione SS “India Libera”, operante in Europa ed Africa, e dell’esercito nazionale indiano nel Sud est asiatico. Bose morì in circostanze misteriose precipitando con l’aereo nell’isola di Taiwan. In suo onore è stato nominato l’Aeroporto Internazionale di Calcutta (Aeroporto Internazionale Netaji Subhash Chandra Bose).
Fonte: Wikipedia
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