Il “De Canaria et Insules reliquis ultra Ispaniem in Oceano moviter repertis”, prima narrazione storica delle Isole Canarie. Di Alfonso Licata*.

Un testo storico di Alfonso Licata.

Consideriamo che la Storia delle Isole Canarie inizia nel Basso Medioevo e si estende almeno fino alla fine della conquista dell’arcipelago nel 1496. Almeno tre sono gli eventi di capitale importanza, accaduti consecutivamente nel XIV secolo, che costituiscono le basi di questo periodo storico relativo all’arcipelago, soprattutto per le ripercussioni che suscitarono a livello internazionale e che culminarono con l’incorporazione delle Isole Canarie alla Corona di Castiglia.                                                                     

Il primo vento, di carattere geografico, è dato dalla  “riscoperta” medievale delle Isole Canarie per merito  del navigatore genovese Lanzarotto Malocello che sbarcò nel 1312 a Lanzarote, l’isola più settentrionale del gruppo alla quale ha dato il nome.  L’avvenimento, dopo la permanenza del Malocello sull’isola per circa un ventennio  , secondo gli studiosi, fu reso noto soltanto nel 1339 dal primo portulano dove appaiono disegnate le isole di Lanzarote, Lobos e Fuerteventura vicino alla costa africana, ad opera del cartografo maiorchino Angelino Dulcert e favorì la conoscenza delle isole nel mondo cristiano (papato avignonese e ordini religiosi), nelle Cortes d’Aragona, in Portogallo ,Castiglia e negli ambienti di mercanti e trafficanti di schiavi.  In verità, circa 27 anni prima, con tutta probabilità nel 1312, alcune isolette senza nome, una delle quali alla stessa altezza delle attuali Isole Canarie che può essere ben identificata come Lanzarote, erano già state disegnate nel planisfero genovese di Frate Giovanni da Carignano. Nella parte sinistra della carta (riprodotta nel 1925  nell’opera editoriale della Societè Royale de Geographie d’Egypte a cura di Charles de La Ronciere dal titolo La decouverte de l’Afrique au Moyen Age-Cartographes et Explorateurs- Tome premier, Pl.VI ) risulta altresì presente una scritta in latino a caratteri molto piccoli, per metà cancellata e quindi non bene leggibile, che recita più o meno così: “decem mai spacium denotat mediana quinquaginta…..tis per terram dpt unas interislas “. Con tale scritta il cartografo pare voler segnalare la presenza di un’ isola ubicata alla distanza di cinquanta miglia dalla terraferma, incorrendo all’epoca in un errore di valutazione in ordine alla effettiva distanza  di Lanzarote dall’Africa ( Capo di Nun), essendo questa di circa 230 km. Sarebbe questa la prima rappresentazione, di almeno una delle Isole Canarie , riportata su una carta nautica. Purtroppo l’originale del planisfero in questione and0’ distrutto dai bombardamenti nel corso dell’ultimo conflitto mondiale e pertanto oggi ogni studio deve fare riferimento ad alcune fotografie del planisfero, di scarsa qualità, riproducenti l’originale perduto (si vedano in proposito “Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle Canarie”, di Alfonso Licata, Roma, anno 2012, Ed. CISM – Stato Maggiore della Difesa e “Redescubrimiento e conquista de las Afortunadas”di Maria Josè Vazquez de Parga y Chueca, anno 2002, Ed. Dos Calles-Theatrum Naturae). 

Lanzarotto Malocello.

Il secondo evento, a distanza di alcuni anni dalla riscoperta dell’arcipelago canario deve ritenersi la pubblicazione, nel 1826 e 1827, del testo-documento “De Canaria et Insules reliquis ultra Ispaniem in Oceano moviter repertis” (“Di Canaria e delle altre Isole recentemente scoperte nell’Oceano dall’altra parte della Spagna”), una relazione o cronaca di viaggio scritta in latino, che raccoglie varie notizie sulla spedizione esplorativa e di ricognizione che, patrocinata dal re del Portogallo Alfonso IV, fu condotta da Angiolino del Tegghia de Corbizzi, Niccoloso da Recco e, forse, Lanzarotto Malocello. Fu il bibliografo e studioso italiano Sebastiano Ciampi a scoprire, nel 1826, nella Biblioteca Magliabechiana di Firenze, il  manoscritto in lingua latina. Sulla grande importanza di questa opera “minore” di Giovanni Boccaccio, in vista delle celebrazioni del grande umanista italiano previste nel prossimo anno 2025, mi soffermo poco più avanti. Il terzo tassello, anch’esso essenziale per la comprensione della storia delle Canarie, deve ritenersi la comparsa nel 1960 dello straordinario volume: “Il Vescovado di Telde”, a cura del grande studioso Antonio Rumeu de Armas che ci rivela,  basandosi su documenti attendibili, l’esistenza di una intensa attività missionaria, e poi commerciale, svolta da maiorchini e catalani, la creazione del Principato della Fortuna nel 1344 da parte di papa Clemente VI e quella, successiva, del Vescovado di Telde nel 1351. Il libro è corredato da una ricca appendice costituita da 24 documenti datati a partire dal 1342, fino ad arrivare al 1419. Il grande storico canario afferma che il Vescovado di Telde fu il “…primo serio tentativo di penetrazione pacifica nei paesi degli infedeli provato dalla Chiesa e attaccato dai popoli ispanici proprio agli albori delle grandi scoperte geografiche…” e conclude scrivendo che, grazie al Vescovado di Telde “…la storia ecclesiastica e civile dell’Arcipelago ha inciso nelle isole canarie per mezzo secolo, in aperta lotta con le tenebre del Neolitico…”.

L’arcipelago delle Canarie.

Quanto sopra premesso, vale qui la pena soffermarsi per meglio evidenziare l’interesse suscitato tra gli studiosi contemporanei  dalla lettura di questa opera boccacciana di carattere narrativo, vero e proprio resoconto di viaggio.  Il cattedratico canario Marcos Martínez Hernández raccoglie nel suo saggio “Boccaccio e i suoi dintorni in relazione alle Isole Canarie” un resoconto dettagliato sul valore scientifico-antropologico recepito in Spagna del “Di Canaria e le altre isole recentemente scoperte nell’Oceano dall’altra parte della Spagna”, che ci induce a raccomandarne la lettura per la sua precisione metodologica e completa informazione, per poter approfondire lo studio di nuove teorie e prospettive, partendo proprio da questo testo così interessante. Riteniamo doveroso, in proposito, evidenziare che nelle Isole Canarie sono stati gli storiografi dell’ arcipelago a prestare maggiore attenzione al testo di Boccaccio, dato il suo contenuto di “cronaca storico-culturale”, che però non sminuisce in alcun modo il suo contenuto letterario, nè il suo valore etnografico e geografico. Il primo degli storiografi delle Canarie che si preoccupò di far conoscere “Di Canaria e delle altre isole recentemente scoperte nell’Oceano dall’altra parte della Spagna”, fu Sabino Berthelot (Marsiglia 1794-1880, Sta. Cruz de Tenerife ) canario d’adozione per la sua esemplare dedizione allo studio dell’arcipelago nella sua magnum opus in 10 volumi “Storia Naturale delle Isole Canarie”, in collaborazione con il botanico Philip Barker Webb, nel cui primo volume include la prima versione completa del testo di Boccaccio tradotto in spagnolo, con ampio commento al suo contenuto da cui si estraggono le seguenti specifiche valutazioni: “Questo prezioso documento che comincia a far luce sull’etnografia delle Canarie… è di grande importanza storica”. A partire da Berthelot, tutti gli storici delle Isole Canarie si sono fermati, più o meno, nella valutazione che contiene il contenuto del Documento: il Dott. Chil e Millares Torres chiudono il XIX secolo, includendo quest’ultimo nella sua “Storia Generale di Isole Canarie”, Terzo Libro dedicato al Medioevo, Capitolo VII, sotto il nome di “Angiolino del Tegghia”, differenziandolo dal precedente Capitolo VI che porta il titolo di “I Genovesi”, dove raccoglie le notizie sulla vita di Vadino e Guido Vivaldi nel 1285 e quello successivo nel 1291 di Thedisio D’Oria e Ugolino di Vivaldi, sempre nel XIII secolo, e quelli di “Lanciloto Maloxelo” (Lanzarotto Malocello) che sebbene oggi sappiamo che avvenero nel XIV secolo, dal 1312, Millares dice che “Un altro genovese della nobile famiglia Maloxelo, chiamato Lanciloto, visitò l’isola di Lanzarote nei secoli XII e XIII”. Il Millares qualifica il documento “De Canaria et Insules…” come: “…bellissimo manoscritto di Boccaccio”, aggiungendo: “Questa è la descrizione più completa dell’arcipelago che ci è rimasta del periodo anteriore alla conquista, essendo tanto più degna di stima per lo storico quanto più conferma le notizie che i nostri primi cronisti hanno conservato nella loro memoria”, considerazioni che continuano ad essere valide, autorevoli e particolarmente significative nonostante siano trascorsi 135 anni da quando sono state raccolte in quest’opera del Boccaccio. 

Boccaccio.

      

 Data l’unicità di questo documento, nessun ricercatore, sin dalla sua scoperta nel 1826, è rimasto indifferente nei suoi confronti, ma ciò nonostante non è riuscito ad ottenere il giusto riconoscimento, o il primato che la sua profonda conoscenza merita, soprattutto nel contesto della Storia delle Isole Canarie e il suo rapporto con due grandi figure della Letteratura Universale, come Petrarca e Boccaccio. Ma lo studio e l’analisi più approfondita effettuata sulla paternità del testo spetta al filologo e critico letterario italiano Vittorio Branca, fondatore nel 1963 ed editore della Rivista “Estudios sobre Boccaccio”, di cui il già citato professor Marcos Martínez, nella sua opera menzionata in precedenza scrive: “È un particolare merito di V. Branca l’aver dimostrato in modo definitivo che il De Canaria di Boccaccio può essere considerato il primo modello descrittivo di tutti i rapporti di viaggi e scoperte precolombiane e colombiane…”, che comprende “le quattro parti che saranno programmatiche nei successivi rapporti: a) Rapporto ufficiale sulla navigazione con dati introduttivi su date, protagonisti, obiettivi del viaggio, ecc. b) Rapporto narrativo del primo incontro con le nuove terre e le loro popolazioni indigene. c) Continuazione del viaggio verso nuovi luoghi. d) Considerazioni commerciali ed economiche, nonché un ritratto antropologico della popolazione rinvenuta.          

Antica mappa delle Isole Canarie.

                                                                               

Orbene, in vista delle celebrazioni in memoria del grande umanista italiano Giovanni Boccaccio, il “Comitato del VII Centenario della riscoperta delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello” in collaborazione con  il Comitato della Società Dante Alighieri delle Isole Canarie, godendo del patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in Spagna, si apprestano ad organizzare eventi ed iniziative idonee a mettere in evidenza e diffondere, con spirito e fine divulgativo, i meriti di questo grande personaggio della letteratura mondiale, ed in particolare quello di aver rivelato, per primo, al mondo, l’esistenza delle Canarie e di un nuovo e sconosciuto pezzo di umanità.

* Presidente del Comitato per il VII Centenario della riscoperta delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello

*Presidente della Società dante Alighieri- Comitato delle Isole Canarie

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