Dalle onde marittime il primo pezzo del “ Nuovo Mondo”: l’Arcipelago canario. Di Alfonso Licata (*).

Le Isole Canarie.

Per gran parte della nostra storia, mari e oceani hanno costituito le vie principali dello scambio e della comunicazione a grande distanza fra i popoli, i tragitti primari non solo per l’esplorazione, la conquista e il commercio, ma anche per la diffusione dei costumi e delle religioni. Andando a ripercorrere la circolazione dell’uomo lungo le coste e attraverso le maggiori estensioni d’acqua del pianeta, ci accorgiamo che  le rotte marittime sono state molto più importanti di quelle terrestri come forza motrice dello sviluppo delle civiltà. Il primo mirabile esempio di quanto appena detto ci è dato dal viaggio per  mare oceano verso l’ignoto intrapreso dal navigatore italiano Lanzarotto Malocello, che nel 1312, partito da Genova o da Varazze, approdò nell’isola di Lanzarote dopo aver oltrepassato le Colonne d’Ercole. Probabilmente per il viaggio nell’Atlantico avrà utilizzato delle galere. Mi riferisco a tanto perché queste erano le navi più adatte alla navigazione oceanica, date le loro ampie vele e le abbondanti stive. La vita a bordo però non era sicuramente facile a causa degli spazi limitati e della mancanza di igiene: lo scorbuto era diffuso e solo all’inizio del XVII secolo si cominciò a stipare i limoni per il lungo viaggio. Inoltre, dovevi fare i conti anche con il comportamento a volte rude e maleducato dei marinai. Per contrastare diversi comportamenti non esattamente conformi alle linee guida da seguire a bordo, la disciplina veniva spesso imposta con la forza. Di questo erano responsabili gli unici due ufficiali a bordo, il capitano e il pilota. A causa di questa ferrea disciplina erano frequenti i casi di ammutinamento e, in casi estremi, ad essere eliminati e gettati in mare erano proprio gli ufficiali. Non conosciamo né il giorno né il mese esatto dell’arrivo di Lanzarotto sull’isola e, comunque, nell’anno in cui sbarcò in quell’angolo di mondo osservato solo da Dio, Papa Clemente V emanò la bolla “Vox in Excelso” , che fu emessa contro l’Ordine dei Templari, sopprimendolo e mandando al rogo i suoi membri. Sembra che, una volta sbarcato, il primo gesto di devozione sia stato dedicato alla madrepatria: forse stese la bandiera di Genova proprio quando raggiunse l’isola, come abbiamo appreso grazie al cartografo Angelino Dulcert. Senza dubbio incontrò una popolazione con usi e costumi lontani dalla civiltà. Si trattava di una popolazione che aveva conservato intatti i suoi modi di vita e i suoi riti.

Papa Clemente V.

Per penetrare esattamente nello spirito e nella manualità degli indigeni dovremo aspettare  il glorioso De Canaria et insulis reliquis ultra Hispaniam noviter repertis di Boccaccio (Sulle Isole Canarie e sulle altre isole recentemente scoperte oltre la Spagna) che vedrà la luce solo nel corso dell’Ottocento, quando questo testo viene ritrovato da Sebastiano Ciampi. La riscoperta delle Canarie da parte del Malocello ebbe conseguenze sociali importantissime: anzitutto si deve ricordare  che le isole cessarono di essere un mito, un luogo remoto e sconosciuto, per diventare un luogo frequentato e ambìto da mercanti e avventurieri e per essere inglobate nelle conoscenze geografiche dell’epoca. La riscoperta dell’arcipelago segna un avanzamento della cartografia verso il sud del mondo conosciuto. Il viaggio di Malocello, quindi, ha soprattutto il merito di aver aperto la strada a future scoperte geografiche da parte di altri coraggiosi esploratori fino a giungere a Cristóforo Colombo.

Lanzarotto Maloncello.

Con i primi viaggi di Lanzarotto Malocello e Niccoloso da Recco, gli europei raggiunsero territori abitati e disabitati che prima non conoscevano. La maggior parte dei territori erano già abitati. I navigatori catalano-maiorchinesi sponsorizzarono varie spedizioni alle Canarie, il cui scopo era l’instaurazione di rapporti commerciali, la creazione di basi commerciali di appoggio alla navigazione in quella parte dell’oceano, il dominio territoriale e la sovranità straniera, ed il controllo politico aiutato da proselitismo religioso, evangelizzazione e conversione delle popolazioni indigene delle Isole Canarie. Ma, a volte, hanno anche portato allo sviluppo del traffico di esseri umani. Nel mio libro “Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle Isole Canarie” (secondo volume, Editrice la Presidenza Nazionale della Lega Navale Italiana, 2018), è trascritto integralmente l’atto notarile di vendita della prima schiava canaria della storia, chiamata Tamanizazen , datato 26 ottobre 1342 (Archivio Capitolare di Maiorca in Palma di Maiorca – protocolli notarili n.14561, ff 44 v-45 r). In un certo senso, questo documento segna storicamente l’inizio della schiavitù del popolo delle Canarie. Possiamo quindi affermare che da allora abbia anche avuto inizio la schiavitù del popolo aborigeno canario.

Carte des Îles Canaries par le capitaine George Glas (1767).

Si registra altresì l’avvio di un processo nelle isole ancora libere dalla presenza cristiana da parte del Papa Clemente VI che, dopo aver creato il Regno della Fortuna, sette anni dopo istituì e diede lo stesso nome alla prima Diocesi per cercare di porre fine alle predazioni e attività su uomini indifesi e ingenui svolta da corsari, nonché per svolgere attività missionaria nelle isole. I dati etnostorici più rilevanti sul mondo indigeno delle Canarie di questo ampio periodo del XIV secolo si riferiscono alla presenza dell’idolatria e del culto astrale nelle comunità preispaniche, alle loro attività produttive, alle abitudini alimentari e culinarie, all’abbigliamento, alle abitudini socioculturali, alle difficoltà e gesta per la sua conversione al cristianesimo, nonché il sottile processo di transculturazione operato fin dai suoi primi contatti con gli europei. Colpisce, a questo proposito, l’evangelizzazione dei canari nella loro lingua vernacolare, utilizzando interpreti e/o prigionieri battezzati di precedenti spedizioni istruiti in lingua catalana, così come la fornitura di prodotti effettuata dai maiorchini. Tra essi si segnala la presenza di cereali (grano e orzo) destinati all’alimentazione e, come semi, vino, olio, strumenti in ferro, pesce nero, catrame, attrezzi e animali da cortile.

Boccaccio.

Senza dubbio possiamo ritenere di altissimo valore scientifico e sociopolitico il resoconto del viaggio di Niccoloso da Recco alle Isole Canarie poiché contiene ricche informazioni di grande importanza storica, geografica ed etnografica. Con gli occhi della realtà e la maestria di Boccaccio, si descrivono i fenomeni vulcanici di Tenerife, si notano le distanze dal continente, la fauna e la flora delle famose Isole Fortunate. Boccaccio legge queste leggende non come uno storico, ma dalla visuale del narratore, spogliando le meraviglie del Mediterraneo e dell’Oriente di quel manto di mostruosità utilizzato nel Medioevo, per convertirle in uno “spazio sociale”, identificabile con “un’attitudine allo scambio e alla convivenza tra popoli diversi”. Le informazioni ricevute attraverso il racconto del viaggio di Niccolòso da Recco hanno certamente contribuito a spingere il Boccaccio verso un’interpretazione antropocentrica (che pone l’uomo al centro di ogni considerazione, classificazione o schema), non più legato alla costruzione teocratica e biblica del mondo medievale, destinato ormai ad essere soppiantato e sostituito dalla geografia dei “sabeadores de mar” e dei mercanti genovesi.

La Terra, infatti, pur rimanendo immobile al centro dell’Universo fino a Copernico, non ebbe più la sua conformazione cosmologica e biblica medievale; al di là delle Colonne d’Ercole non esisteva più il “mondo senza gente” di cui Dante parla nella Divina Commedia (Inferno, canto XXVI, v. 117), ma un mondo nuovo. E questo ha portato sicuramente a un cambio di mentalità, un secolo e mezzo prima di Colombo. Infine possiamo affermare che in breve tempo l’adattamento tra le culture che si trovarono nelle Isole Canarie segnò il predominio di quella di origine esterna (europea) su quella autoctona che in parte scomparve, in parte si adattò, in parte si confuse con quella europea.  Nacque così una nuova cultura ibrida e originale, influenzata anche dagli elementi dell’insularità e del buon clima che forgiarono un nuovo esemplare umano: l’uomo delle Canarie, abituato agli apporti di culture di diversa provenienza.

*) Presidente della Società Dante Alighieri-Comitato delle Isole Canarie

*) Presidente del Comitato VII centenario della riscoperta di Lanzarote e delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello

*) Corrispondente Consolare d’Italia in Lanzarote

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