De Gasperi, Marcuse e il ’68. Di Federico Gatti.

Alcide de Gasperi e Palmiro Togliatti.

Elezioni politiche del 1948. Italia. L’Eco della guerra fratricida appena conclusa è ancora forte, le formazioni partigiane comuniste sono pronte a dissotterrare l’ascia di guerra e il clima è tesissimo. Anche gli Stati Uniti sono in massima allerta, pronti ad intervenire militarmente nel caso di una vittoria dei rossi. Il risultato delle urne,  però, parla chiaro; la netta affermazione della Democrazia Cristiana scongiura l’incubo di una maggioranza comunista. Il partito di Palmiro Togliatti non passa. Ma è stata realmente la D.C. con a capo il suo leader a fare muro contro il pericolo bolscevico?

Alcide de Gasperi saluta la folla durante un suo viaggio negli Usa.

Alcide de Gasperi (1881-1954) fu l’uomo politico che avrebbe cancellato con un solo tratto di penna la dottrina sociale della Chiesa ritenendo antistorico il corpo dottrinale che il cattolicesimo portava avanti fin dell’enciclica Rerum Novarum (1891) scritta da Papa Leone XIII (1810-1903) che vedeva nella collaborazione di classe e nella strenua difesa degli strati proletari da parte dello Stato, una mediazione tra la visione rivoluzionaria sovietica e il laissez faire tipico del capitalismo. Il vero protagonista di quelle elezioni fu in realtà Luigi Gedda (1) , esecutore diretto della volontà di Papa Pio XII (1876-1958) e promotore dei Comitati Civici, organizzazione sulla quale è doveroso soffermarsi un attimo.

Al centro, Luigi Gedda, medico e editore.

Papa Pio XII.

Dalla fine della seconda guerra mondiale e per gli anni successivi, si contarono numerosissimi omicidi politici e violenze efferate nei confronti di ecclesiastici e laici ( ex fascisti, democristiani, liberali…) da parte di militanti e scagnozzi del P.C.I., in tutto il nord Italia e specialmente nel famigerato triangolo rosso in Emilia-Romagna. Nel Marzo 1946, alle elezioni amministrative nella provincia di Reggio Emilia , 42 comuni su 45 andarono alle forze comuniste e socialiste. È a fronte di questo insieme di circostanze che il mondo cattolico, Pio XII in primis, tremò all’idea di una vittoria del Fronte Popolare alle elezioni del 1948. Molti ambienti della curia vaticana ritenevano inoltre troppo morbida la linea di De Gasperi. Fu per tutte queste ragioni che vennero istituti i Comitati Civici, al fine di radicalizzare la contrapposizione fra la Democrazia Cristiana e i partiti di sinistra. L’intento di Gedda non era tanto quello di sostituire la D.C. con un altro partito di ispirazione Cattolica bensì quello di dare uno scossone all’ambiente democristiano, sempre più tendente all’accettazione di una vittoria inesorabile del comunismo e propenso ad un avvicinamento di ideali con la sinistra laicista. Quell’avvicinamento che in effetti, complice De Gasperi, tese sempre più ad insinuarsi tra le pieghe della cultura e della politica italiana infettando le menti del popolo col virus cattocomunista.

Un testo per approfondire la storia dei ‘Comitati Civici’.
Attivisti armati della famigerata ‘Volante Rossa’.

Una visione della società, ancora oggi monopolista della morale, che nasce quindi da un compromesso ossimorico fatto digerire come perfetta sintesi di uguaglianza e solidarietà sociale. Nella realtà ci siamo trovati di fronte, da un lato, allo smantellamento del socialismo scientifico privando il marxismo dei suoi contenuti messianico secolari, e dall’altro lato, allo snaturamento del cattolicesimo, accantonando il Logos per fare spazio ad un buonismo caritatevole smembrato della sua essenza escatologico spirituale. Dunque, facendo un po’ di chiarezza, il risultato è stato una lenta e progressiva preparazione al’68. Una rivolta antinomista che ha avuto poco a che fare con la dittatura del proletariato, piuttosto una dittatura del pensiero debole, una dittatura dell’uguaglianza e dell’appiattimento culturale piegato su se stesso, più conformista del conformismo dei padri. Una rivolta che non è certo partita dal basso e che trova in Europa le sue radici nella scuola di Francoforte, ovvero quel nucleo di intellettuali e filosofi che, dalla metà degli anni 20, operarono uno sviluppo critico del marxismo attualizzandolo con altre discipline come la psicanalisi e la sociologia.

Il tristemente famoso ‘Triangolo Rosso’ emiliano.
Contestatori ‘marcusiani’.

Herbert Marcuse (1898-1979) ne fu uno dei massimi esponenti, nonché il principale profeta del primato del piacere individuale sul “principio di prestazione”, ovvero l’impiego di tutte le energie dell’uomo per scopi produttivi. Secondo il filosofo tedesco, la repressione dell’uomo nasce oltre che come conseguenza dei ruoli e dei fini che la società si aspetta dall’individuo, anche dal ruolo della famiglia patriarcale e dalla “gabbia di genere” in ambito sessuale (tematiche ancora oggi attualissime e centrali nelle agende politiche progressiste). Come si evince dal pensiero di Marcuse, la diatriba è dunque tutta interna ad una visione strettamente materialista; l’utopia di generare una nuova società costituita da uomini liberi e solidali fondata sul primato del piacere, si è imbattuta nello scoglio inevitabile dell’egoismo umano. Atomizzata e de-cristianizzata, la generazione del ‘68 ha incanalato il naturale bisogno di trascendenza, in controversi spiritualismi orientaleggianti e in sciamanesimo fai da te. Inevitabile, il nulla ha trovato terreno fertile per fecondare dissoluzione. Dopo avere ucciso il padre, e smantellate le colonne della Tradizione, lo spettro nichilista ha preso per mano i suoi figli perduti, donando loro orizzonti di paradisi artificiali sotto la mano benedicente del capitalismo globalizzatore, burattinaio di menti offuscati senza identità.

Il filosofo Herbert Marcuse nel 1974 (foto di William Karel).
Simulacro del Comitato Civico.

Note:

(1) Medico e genetista, fra gli intellettuali che aderiranno al Manifesto in difesa della razza, fu tra i fondatori della casa editrice AVE (Anonima Veritas Editrice) e presidente dell’Azione Cattolica dal 1952 al 1959.

Bibliografia :

Marcuse H., Eros e civiltà, Einaudi, Torino, 2001

Invernizzi M., Luigi Gedda e il movimento cattolico in Italia, Sugarco, Milano, 2012

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