L’Europa delle Nazioni: l’Europa che vorremmo. Brevi annotazioni sul concetto ‘sacro’ e cristiano di Europa e sulla sua genesi storica. Di Federico Gatti (*).

Europa: quale destino?

A Genova, nel corso di un importante convegno organizzato da ‘Il Circolo delle Idee’, si è parlato del difficile rapporto tra Europa e Nazione. Ospiti: Vincenzo Sofo, Fabrizio Fratus e Alberto Rosselli.

Europa nazione? E’ da questa domanda, che ha dato anche il titolo della conferenza organizzata dal Circolo delle Idee di Genova, che si è sviluppato il dibattito fra gli illustri ospiti presenti: Alberto Rosselli, storico-giornalista; Fabrizio Fratus, sociologo, e Vincenzo Sofo, eurodeputato e profondo conoscitore della macchina burocratica di Bruxelles. Sofo e Fratus sono, tra l’altro, co-autori del libro “Sovranismo: un’occasione per l’Europa” (ed. Historica), testo dal quale si è preso spunto per dissertare sull’argomento dell’incontro. Posta l’importanza del concetto di Nazione quale fulcro ineludibile – dopo la famiglia – della Civiltà in quanto soggetto depositario  di  culture  e  tradizioni millenarie, cos’è dunque l’Europa? ’Europa, come è noto, affonda il suo significato  più  profondo  nella mitologia greca, è nella culla della civiltà dell’Occidente infatti che si viene a creare il mito del vecchio continente. Figlia di Agenore, re di Fenicia, Europa fu rapita da Zeus che, nelle sembianze di un toro, la condusse a Creta e fu li che giacendo con il re degli dei, nacque Minosse, re civilizzatore e legislatore. L’etimologia della parola Europa, di origine semitica, indicava il ponente per i marinai fenici. Il nostro continente stava dunque ad indicare un concetto geografico, l’estremo occidente del continente eurasiatico.Ma quand’è che si ha una vera e propria presa di coscienza dell’essere europei? Di far parte di un corpo mistico segnato da un destino comune?



Con il termine christianitas si andava definendo l’unità culturale e spirituale degli europei. A differenza del paganesimo che, di contro, era espressione frammentaria di localismi limitati nello spazio geografico. Non si può parlare certo di una radice pagana dunque come concetto unitario, al massimo come importante elemento sintetizzato poi nell’Europa cristianizzata. A metà dell’VIII secolo un anonimo chierico di Toledo registrava la vittoria riportata a Poiters (732 d.C.) dagli “Europei” sugli Arabi; questa breve annotazione è considerata la prima manifestazione del formarsi di una coscienza dell’unità culturale degli abitanti del continente. E’ dunque l’incontro-scontro con una differente cultura che fa nascere il sentimento di appartenenza. In questo processo è ovviamente di primo rilievo il ruolo svolto dalla Cristianità, ponte fra i popoli germanici e le sponde mediterranee il cui apogeo di potere si ebbe sotto Innocenzo III quando a seguito del Dictatus Papae (1075 d.C.) venne proclamata l’assoluta superiorità papale su quella imperiale, un’autorità la cui parabola si esaurì sotto un Re francese, Filippo il Bello (1268 -1314), che umiliò Bonifacio VIII riducendo a carta straccia i princípi  enunciati dalla bolla papale Unam Sanctam (1302 d.C.).

La battaglia di Poiters (732 d. C.).
Carlo Magno.


Si tende a far risalire a Carlo Magno (742 d.C.- 814 d.C.) il primo germe di un’unità politica europea, tesi a mio parere un po’ forzata. L’ idea carolingia, a guida franca e benedetta dal Papa, non aveva alcuna aspirazione se non quella di riesumare i fasti imperiali divenendo scudo e spada del papato strizzando l’occhio al mondo orientale greco bizantino, un mondo, questo, distaccatosi dal cattolicesimo romano con lo scisma del 1054 (anche se questa è da ritenersi una data formale vista  la frattura in atto da decenni) per evidenti ragioni politiche ( la supremazia di Roma sugli altri patriarcati) e teologiche (la questione del Filioque). L’insanabile crepa tra la pars orientalis e la pars occidentalis resta però il deprecabile sacco di Costantinopoli (1204)  con il quale i crociati misero di fatto fine al grande Impero Bizantino che non riuscì più a riprendersi fino al suo collasso definitivo,nel 1453, quando un’altro impero, quello ottomano, entrò prepotentemente nella storia europea. Gli innumerevoli esperimenti di unire il vecchio continente sotto un’unica bandiera si sono poi sprecati nel corso della storia, ma sempre con lo stesso vizio di forma, la soggiogazione di una parte su tutte le altre ; basti pensare che è solo nel XVII secolo, con la pace di Westfalia (1648) a seguito della guerra dei trent’anni, che le principali potenze si riconobbero reciprocamente come autorità sovrane e indipendenti.

La Pace di Westfalia (1648).
L’Europa dopo la Pace di Westfalia.


In ordine cronologico, e sommariamente, la circolazione del potere è stata nelle mani del Sacro Romano Impero ( lacerato al suo interno dalla lotta per le investiture) e il cui reale epilogo come attore principale sullo scacchiere geopolitico si può fare risalire alla battaglia di Bouvines (1214) con la sconfitta di Ottone IV, poi della Spagna del ‘500 (l’Impero di Carlo V) , della Francia del ‘600 (l’epopea del Cardinal Richelieu e del Re Sole, Luigi XIV) dell’Inghilterra, (che prese il sopravvento proprio a discapito dei transalpini dopo la guerra dei sette anni (1756- 1763) specie in ambito internazionale con le colonie del Nord America) fino agli ultimi tentativi, naufragati terribilmente, della Francia rivoluzionaria / napoleonica  e, in epoca più recente, la Germania nazionalsocialista di Adolf Hitler (1889 – 1945). E’ innegabile dunque la strettissima coincidenza fra il concetto di Europa e quello di cristianesimo, unico vero collante che ha tenuto uniti popoli completamente estranei tra loro; che poi riforme protestanti e rivoluzioni giacobine ne abbiano stravolto l’ordine, ciò non cambia di una virgola la genesi di una struttura sorretta dai pilastri del diritto romano, della cultura greca e della spiritualità cristiana. Ma oggi cosa ci rimane di queste radici? Qual è lo spirito che anima gli europei? Viviamo l’era della “pax usuraia” sancita a Maastricht dai burocrati assoggettati al potere bancario e lobbistico e dal sempre più imperante delirio woke, figlio del relativismo e del senso di colpa tipici di una società vecchia ed impotente, incapace di slanci vitalistici perché troppo presa a curarsi dai reumatismi di una cultura mortifera. La crisi demografica, il proliferare di disagi mentali, specialmente fra i più giovani, con il seguente aumento esponenziale dell’utilizzo di psicofarmaci, la socialità sempre più ridotta a forme virtuali, la cancel culture, la fluidità di genere, l’obesità diffusa, il consumismo sfrenato, sono tutti segnali della inevitabile fine di una civiltà piegata su se stessa dal disagio dell’abbondanza. Secondo Ippocrate gli Europei si caratterizzavano per il coraggio, pronti a battersi e anche a morire per la libertà; pare che il crescente melting pot abbia levigato, e di molto, queste peculiarità. Citando Le Goff “ l’Europa è stata la culla primaria della ragione. Nella Grecia antica, nella scolastica medievale, nell’umanesimo del Rinascimento, nella filosofia dei Lumi, nella scienza del XIX e XX secolo. Se il razionalismo ha assunto forme eccessive e pericolose, tra cui lo scientismo, la reazione che oggi sembra tentare molti europei, la seduzione di un anti intellettualismo, di un anti razionalismo che assuma le forme più diverse – da certi deliri ecologici alle eccentricità spesso pericolose delle sette – deve essere combattuto, e le eredità del pensiero europeo possono aiutare gli europei di oggi ad allontanare questi fantasmi.”

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(*) Federico Gatti, promotore de ‘Il Circolo delle Idee’.

‘Il Circolo delle Idee’ è un’ associazione culturale genovese che si propone di favorire la conoscenza, la diffusione e l’approfondimento delle radici storiche, culturali e spirituali dell’Italia e dell’Europa, intesa non come semplice espressione geografica, ma come autentico soggetto “pensante” ed erede di grandi tradizioni. L’Associazione opera essenzialmente sul piano culturale e in maniera non ideologica attraverso incontri, dibattiti e convegni, per riscoprire e valorizzare la Tradizione culturale e la memoria della nostra  città,  del  nostro  Paese  e dell’Europa. L’associazione  promuove  tutte  le iniziative necessarie per discutere ed affrontare pacatamente e seriamente i problemi posti dalla globalizzazione e dall’allarmante declino del sapere. Il Circolo delle Idee mira, infine, ad aprirsi a corpi intermedi affini ( associazioni e gruppi studio) operativi sul territorio. Costituitosi nel 2023, a Genova, opera primariamente grazie ad un volontariato selezionato,  attraverso  un’azione  di formazione  ed  informazione, comprendente l’organizzazione di corsi, seminari, convegni e presentazione di libri o ricerche tematiche. 

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