Nella primavera del 1945, su tutti i fronti il Terzo Reich stava perdendo rapidamente territorio e, soprattutto sul fronte orientale, le sue residue forze armate stavano subendo sconfitte su sconfitte. In questo panorama, pochi potevano immaginare che la Wehrmacht sarebbe stata in grado di rialzare la testa e di sferrare il suo ultimo, micidiale, ma inutile colpo ai danni delle baldanzose forze russo-polacche. Tutto ciò accadde intorno ad una piccola, ma già celebre, località: Bautzen, capitale e città d’arte dello stato tedesco di Sassonia) dove nel lontano 20-21 maggio 1913 l’Armata di Napoleone Bonaparte era stata piegata dagli eserciti coalizzati russo-prussiani (Guerra della Sesta Coalizione, 1812-1814). |
All’inizio di aprile del 1945, dopo che l’Oberkommando der Wehrmacht (OKW) ebbe esaurite le sue ultime riserve strategiche nella fallita offensiva Ardenne, ad ovest (16 dicembre 1944 – 28 gennaio 1945) e successivamente in Ungheria (ulteriore vano tentativo di sfondamento germanico ad est: 6 al 16 marzo 1945), al Reich – ormai stretto dalla morsa angloamericana e sovietica – non rimanevano che poche unità a ranghi completi in grado di contrastare l’Armata Rossa ormai in rapida marcia su Vienna e su Berlino. Oltre a ciò, la Wehrmacht non disponeva che di esigue scorte strategiche di munizioni, benzina, nafta, lubrificanti, pezzi di ricambio, materiale del genio, delle trasmissioni e della sanità, viveri: insomma, difettava di tutto. Proprio per questa ragione, al Gruppo d’Armate, sotto il comando del feldmaresciallo Ferdinand Schörner (1892 –1973) , era stato affidato il delicatissimo incarico di difendere il Protettorato di Boemia e Moravia, dove erano concentrate le ultime fabbriche ancora parzialmente in grado di produrre nonostante i continui bombardamenti aerei alleati.
Il feldmaresciallo Ferdinand Schörner.
Il 16 aprile 1945, il primo Fronte bielorusso del maresciallo Georgy Konstantinovich Zhukov (1896-1974) e il primo Fronte ucraino del maresciallo Ivan Stepanovič Konev (1897 –1973) iniziarono l’offensiva finale contro Berlino. Alle forze di Zhukov venne affidato il quadrante nord, mentre quello meridionale spettò a Konev: le due direttrici di marcia avrebbero compiuto una manovra a tenaglia in maniera tale da circondare Berlino e isolarla dalle residue sacche di resistenza a ridosso del fiume Oder. Il primo Fronte ucraino comprendeva la Terza e la Quinta Armata della guardia, la Tredicesima, la Cinquantaduesima, la Terza e la Quarta Armata corazzate, nonché la Seconda Armata polacca al comando del generale Karol Swierczewski (1897 –1947).
Il maresciallo Ivan Stepanovič Konev.
Dopo un potente sbarramento di artiglieria, le truppe di Konev riuscirono a sfondare le linee tedesche del gruppo d’armate a nord e a sud di Rothenburg, così come quelle poste lungo la linea Muskau-Forst. Successivamente, le punte corazzate del Primo Fronte ucraino si divaricarono puntando simultaneamente sulla capitale del Reich e su Dresda (compito affidato in buona misura alle forze polacche), situata più a sud, per poi congiungersi con le forze americane che da ovest avevano raggiunto l’area di Chemnitz. La Seconda Armata di Swierczewski – che, nel 1936-1939, aveva partecipato alla Guerra Civile Spagnola, combattendo dalla parte dei Repubblicani con il soprannome di “generale Walter” – doveva, come si è accennato, coprire il fianco meridionale dell’intero Fronte ucraino lungo l’asse Dresda-Bautzen-Niski. Swierczewski disponeva di oltre 90.000 tra ufficia, sottoufficiali e soldati: una notevole massa d’attacco composta tuttavia da uomini in parte molto inesperti. Buona, invece, la componente corazzata di appoggio, composta da circa 400 tra veicoli blindati moderni mezzi ottimamente corazzati (in gran parte T-34 armati con il temibile pezzo da 85 mm.) ai quali si aggiungevano 135 semoventi e caccia carri SU-76, SU-85 e ISU-122.
Il generale Karol Swierczewski.
A fronteggiare il Primo Fronte ucraino il Comando tedesco dispiegò la Quarta Armata Panzer del generale Fritz-Hubert Greser e parte della Diciassettesima Armata del generale di fanteria Wilhelm Hasse. Queste truppe includevano la divisione corazzata ” Goering” (a ranghi ridotti) , il Ventesimo corazzato, la divisione motorizzata “Brandenburg”, la Diciassettesima e la Settantaduesima divisione di fanteria e il Gruppo di combattimento della 545ma divisione (formata da volontari territoriali). Dal canto suo, la Quarta Armata Panzer disponeva di circa 50.000 uomini nel settore Bautzen-Oberlausitz, più 62 carri armati (2 Tiger, 30 Panther, 28 sorpassati, ma ancora utili Pz IV e due leggeri Pz III) e 293 tra caccia carri e semoventi 123 StuG III e IV, 39 Hetzer, 29 Nashorn, 39 Jagdpanzer IV, 20 Sturmhaubitze (tutti a corto di carburante, pezzi di ricambio e munizioni), più 43 cannoni anticarro da 75 mm. trainati da mezzi di fortuna. L’artiglieria da accompagnamento (anch’essa a corto di autoveicoli) era composta da un numero imprecisato, ma piuttosto esiguo di pezzi antiaerei da 88 mm. sottratti ai reparti posti a difesa delle città della zona di operazioni. Le forze tedesche erano composte da un certo numero di esperti veterani affiancati però da semplici e male addestrate ed armate reclute della Gioventù hitleriana e della Volkssturm.
Carri tedeschi ‘Panter’ e fanteria in avanzata.
Il 17 aprile, dopo un pesante sbarramento di artiglieria, le truppe della Seconda Armata polacca sfondarono le difese tedesche sui fiumi White Sheps e Neisse. Nei due giorni successivi, il 1° Corpo corazzato polacco e l’ottava divisione di fanteria continuarono a premere contro le forze tedesche, mentre la 5a, 7a, 9a e 10a divisione di fanteria avanzarono su Dresda. A nord di Bautzen i polacchi riuscirono a catturare teste di ponte sulla Sprea e ad accerchiare parte delle truppe tedesche nell’area di Muskau. A quel punto, il generale Sverchevsky, in violazione degli ordini di Konev, decise di puntare su Dresda. Prima dell’offensiva sovietica, per ordine di Hitler, le città sassoni di Bautzen e Weissenberg erano state trasformate in improvvisate “fortezze” (festung). Queste ‘cittadelle’ dovevano servire come frangiflutti per bloccare, o almeno rallentare l’offensiva nemica. Il colonnello Dietrich Höpke, al quale spettava la difesa di Bautzen, disponeva di forze limitate e male equipaggiate e armate:: circa 3.000 tra coscritti e/o volontari della Volkssturm e della Gioventù hitleriana., più una compagnia di ‘punizione’, i resti del 1244mo Reggimento granatieri e circa 200 combattenti della 10ma divisione SS Panzer Frundsberg al comando del SS-Obersturmbannführer Franz Roestel. Per quanto concerneva la difesa antiaerea, Höpke poteva contare soltanto su un modesto reparto della Flak dotato di pochissimi pezzi da 88 mm. e di mitragliere da 20 mm..
Soldati tedeschi nell’abitato di Bautzen.
Dopo lo sfondamento a Rothenburg, la settima Guardia. il Corpo meccanizzato del tenente generale Ivan Petrovich Korchagin, posizionato sul fianco meridionale della linea di sfondamento, concentrò parte delle sue forze in direzione di Weissenberg. Il 18 aprile, dopo avere preso questa città, i carri di Korchagin continuarono ad avanzare lungo l’autostrada in direzione di Bautzen, contrastati dall’aria dagli Junker Ju 87 D tedeschi (armati con pezzi da 37 mm.). del 2° Squadrone. Gli Stukas inflissero pesanti perdite ai sovietici non riuscendo tuttavia a bloccarne la marcia.. Lo stesso giorno,, la 24ma Brigata meccanizzata russa riuscì anche ad investire l’aeroporto di Litten, situato ad est di Bautzen. Con l’inizio dell’oscurità, i russi cercarono di occupare il sobborgo di Schafberg, difeso da una scarna ma combattiva compagnia tedesca di ‘punizione’ della Quarta Armata Panzer, riuscendoci soltanto verso mezzanotte. Il giorno dopo, le forze sovietiche continuarono ad avanzare in profondità verso Bautzen. Più precisamente, la 24ma, la 26ma e la 57ma Brigata Guardie tentarono di aggirare la città da nord, mentre alla 3ma Brigata polacca, posizionata più a nord, spettò il compito di piombare a sud tagliando le comunicazioni stradali tra Dresda (situata più ad occidente) e Bautzen: manovra che i polacchi riuscirono ad attuare. Il giorno seguente (20 aprile), reparti polacchi e russi riuscirono ad irrompere nella città, la cui seppur debole guarnigione tedesca non era per nulla disposta a cedere. Seguirono violenti combattimenti casa per casa, strada per strada. Ad ovest di Bautzen, uno dei reggimenti di fanteria polacca riuscì a raggiungere l’autostrada 6 nella zona di Göda, interrompendo l’ultimo collegamento tra Bautzen e Dresda. La mattina del 21, il colonnello Hoepke – comandante in capo della guarnigione tedesca – fu costretto, dietro forte pressione nemica, a ritirarsi da Bautzen, per arroccarsi con le sue truppe nel castello di Ortenburg situato su una collina dominante la città vecchia.
Dopo lo sfondamento effettuato dal Primo Fronte Ucraino in direzione di Gneiss, il feldmaresciallo Schörner pensò di bloccare questa pericolosa mossa avversaria colpendo le punte avanzanti da sud in direzione di Berlino con una massa mobile d’emergenza formata dai suoi reparti ubicati nell’area di Görlitz e Reichenbach. Il giorno 16, Schörner ispezionò la Prima Divisione Panzer, illustrando rapidamente del suo piano al suo comandante, il maggiore generale Max Temke. E alle 13 dello stesso giorno, la quasi totalità dei reparti della 1a Hermann Goering e della 20ma Panzer, affiancati dal raggruppamento motorizzato Brandenburg e dal 17mo reggimento di fanteria (tutte unità sotto organico e a corto di carburante) attaccarono con slancio il fianco meridionale nemico, incontrando però una dura resistenza da parte dei sovietici il cui comando era stato allertato per tempo circa i piani tedeschi. Lo scontro che seguì fu sanguinoso e si prolungò fino a notte tarda. Nonostante i ripetuti assalti compiuti dai reparti corazzati di Schorner, che riuscirono a distruggere decine di mezzi blindati russi, le punte germaniche non riuscirono a tagliare del tutto le direttrici di marcia dei mezzi del Primo Fronte Ucraino, e neppure il giorno seguente (il 17 aprile) fallirono in questo intento, subendo all’indomani un contrattacco sovietico. Per tutta la giornata del 18 aprile i combattimenti infuriarono causando da ambo le parti perdite pesantissime. Il giorno successivo, un paio di chilometri ad est di Kodersdorf, ciò che rimaneva della 1a Divisione Panzer (in totale,circa 17 carri Pather) se la dovette vedere con i ben più numerosi ma assai mal guidati reparti corazzati del 1º Corpo d’Armata Polacco del tenente colonnello Osman. Quest’ultimo, dando prova di inavvedutezza tattica, anziché sparpagliare i suoi mezzi blindati lungo il fronte li fece incolonnare lungo la principale direttrice di marcia, trasformandoli in una facile preda. Appostati in una boscaglia, i carristi tedeschi fecero avanzare la colonna nemica fino ad una distanza di neanche 100 metri, ed aprirono il fuoco preciso e micidiale Nell’arco di 20 minuti i Panther riuscirono a distruggere ben 43 carri armati polacchi, tra T34 e IS, catturandone altri 12 abbandonati in fretta e furia dai loro equipaggi terrorizzati.
Soldati tedeschi nei pressi di un carro pesante sovietico ‘Stalin’ immobilizzato.
Il 21 aprile, tra il gruppo polacco che avanzava su Dresda e le truppe nell’area di Muskau, si formò un varco, coperto solo da deboli forze. Schörner, pur a corto di mezzi e riserve, decise quindi di approfittare della situazione e il 21 aprile scatenò l’ultima offensiva meccanizzata Wehrmacht del conflitto nei pressi del fiume Sprea. Il nucleo principale di questa forza era composto Panzer Corp “Grande Germania” al comando del generale Georg Jauer. Quest’ultimo avrebbe dovuto attaccare i russi a nord mentre il Panzer Gruppe del generale Friedrich Kirchner avrebbe dovuto tagliare la strada alle punte corazzate dell’Armata Polacca in marcia su Dresda. L’offensiva tedesca ebbe inizio alle quattro del mattino del giorno 21. Verso la stessa ora, la 17ma divisione di fanteria riuscì a raggiungere Niski e Weissenberg e si diresse in soccorso delle unità tedesche che erano rimaste intrappolate dai sovietici e dai polacchi nell’area di Muskau. Con notevole rapidità e nonostante la scarsezza di mezzi corazzati, le formazioni tedesche riuscirono ad incunearsi tra il 2° Esercito polacco e il 52° Corpo sovietico nei pressi della località di Bautzen, distruggendo numerosi carri nemici e avanzando in direzione di Spremberg. All’alba del 22 aprile, le unità tedesche poterono riunirsi e consolidare le posizioni conquistate nell’area di Stockteich, vicino a Mück, tagliando le arterie logistiche polacche e battendo risolutamente le avanguardie meccanizzate nemiche. La 5a Divisione di fanteria polacca subì perdite pesantissime e il suo comandante, il generale Alexander Vashkevich, fu catturato. Non andò meglio alla 16ma Brigata corazzata polacca, posizionata a sud di Förstgen, che perse altre 100 carri e migliaia di uomini. A quel punto – anche dietro pressioni sovietiche – il generale Sverchevsky fermò l’offensiva su Dresda e ordinò al 1° Corpo di ritirarsi, lasciando ad est di Dresda la sola Ottava Divisione di fanteria come retroguardia.
Giovanissimi soldati tedeschi.
In considerazione della situazione che si era fatta a dir poco critica, il maresciallo Konev, infuriato, mise tutto nelle mani del generale Ivan Petrov, accreditando la supervisione del fronte dapprima affidato ai polacchi, al generale Vladimir Kostylev che, per prima cosa, si sbarazzò di Sverchevsky. Nel tentativo di riprendere il controllo del campo, Konev inviò in prima linea anche numerosi rinforzi, distogliendoli da altri settori. Nella fattispecie, Konev gettò nella mischia: la 14ma e la 95ma Divisione fucilieri e l’intero e potente Quarto Corpo Guardie del Primo Fronte ucraino, ai quali fu ordinato di dirigersi verso l’area di Kamenets, Königsvart e Sdir, per trattenere l’avanzata tedesca sul saliente settentrionale. In quel momento, il 1° p-td “GG” e il 20 ° td, insieme alla 17a e 72a divisione di fanteria, riuscirono a sfondare le unità tedesche circondate a Bautzen. Il 21, i difensori della città ricevettero un messaggio radio sull’inizio della controffensiva, e l’ordine di “tenere duro”. La mattina del 22 aprile, il 20 ° TD e la 300a brigata d’assalto sfondarono le difese anticarro sovietiche al bivio della strada a Weissenberg. L’offensiva si sviluppò con successo e, di conseguenza, l’esercito polacco fu diviso in due. I tedeschi attaccarono ancora Bautzen da nord-ovest e contemporaneamente da ovest, lungo la Sprea, e il 23 aprile le avanguardie raggiunsero Black Sheps a est e gli insediamenti di Loza, Opitz e Großdubrau a ovest.
Un pezzo da campagna tedesco in azione.
Al mattino i Panther eliminarono diversi T-34/85 e nel pomeriggio, il 1° p-td “GG” e il 20° TD, con il supporto della 300a e 311a brigata d’assalto, irruppero a Bautzen. La mattina del 24 aprile, verso le 5:00, il comandante del 20° TD, maggiore generale Herman Oppeln-Bronikovsky, capo del distaccamento d’assalto, riuscì a sfondare nel castello della città, dove rimanevano poco più di 400 difensori. Verso mezzogiorno, il 2° comando polacco fece un tentativo di contrattacco a Stibitz, due chilometri a ovest del centro città, ma fu respinto dai Panzergrenadieren, a costo di pesanti perdite. Alla fine, la 24a Brigata corazzata della Guardia fu costretta a ritirarsi dalla città e nei giorni successivi, a causa di feroci combattimenti strada per strada, Bautzen fu di nuovo nelle mani dei tedeschi, ma solo entro il 30 aprile furono soppressi gli ultimi centri di resistenza sovietici.
In vista dell’inaspettato contrattacco tedesco, il 22 aprile il comando della 52a Armata sovietica ordinò alla 25a Brigata della Guardia e alla 57a Brigata di fanteria della Guardia, situate a sud di Bautzen di attaccare immediatamente verso est fino a Weissenberg, e ripristinare le comunicazioni con la 294a Divisione Fucilieri asserragliata nei pressi. Fra il 22 e il 24 aprile, tutti i tentativi furono respinti dai tedeschi, e le unità sovietiche si bloccarono. Il 294° SD, circondato a Weissenberg, fu quasi completamente distrutto nel tentativo di sfondare. Verso le 13.00 del 25 aprile, il 1° p-td “GG”, situato a nord di Bautzen, colpì a nord-ovest verso Teichnitz e Kleinwelk addosso alle posizioni della 2a Armata polacca. I carri Panther della divisione “GG” erano supportati dal 2° Reggimento motorizzato della stessa unità, e dal 112° battaglione della 20a Divisione corazzata. La 300a Brigata d’assalto attaccò in una seconda ondata.
Un carro sovietico T-34 con a bordo fanti.
Verso le 15.00, le truppe sovietiche lanciarono un contrattacco, che i tedeschi riuscirono a respingere solo con l’aiuto di cannoni semoventi. Successivamente, le truppe sovietiche e polacche si ritirarono inaspettatamente a nord e i tedeschi iniziarono l’inseguimento. Il 26, i Panther si scontrarono con i T-34-85 del 1° Corpo corazzato polacco e, dopo una dura battaglia, i polacchi si ritirarono. Sul fianco sinistro della divisione “GG”, avanzò con successo la divisione motorizzata “Brandenburg”. Distaccamenti d’assalto di fanteria e genieri, con il supporto del gruppo di carri armati di Walter von Wietersheim, riconquistarono gli insediamenti di Loga, Pannewitz e Krinitz. La 9a Divisione di fanteria polacca, rimasta praticamente sola in direzione di Dresda, ricevette l’ordine di ritirarsi il 26 aprile. La situazione peggiorò quando gli ordini dal quartier generale polacco, con le informazioni sulle rotte di ritiro, caddero nelle mani dei tedeschi. Le unità polacche, ritenendo sicuro il percorso, mossero senza sufficienti precauzioni e l’attacco tedesco fu per loro una completa sorpresa. Di conseguenza, la sua 26a Divisione di fanteria polacca subì pesanti perdite nell’area di Panschwitz-Kukau e Krostwitz (la “valle della morte”), fino al 75% dell’organico. Il comandante della 9a Divisione di fanteria, colonnello Alexander Laski, fu catturato. Fra i reparti tedeschi, anche ila Brigata Ucraina Libera.
Cacciacarri sovietici S-100.
Il 26-27 aprile, le unità avanzate tedesche incontrarono un’ostinata difesa a circa 11 chilometri a nord-ovest di Bautzen, e non riuscirono a circondare la 2a Armata polacca e i resti della 7a Guardia MK. Le truppe polacche e il 4 ° Corpo d’armata della Guardia, che accorsero in aiuto, formarono una potente difesa anticarro, che il gruppo tedesco, composto dal 1 ° P-TD “GG”, dal 20 ° TD e dalla divisione del Brandeburgo, non poteva superare. A sua volta, ha i tedeschi dovettero fronteggiare i contrattacchi dei carri armati T-34-85 e IS.
Senza l’assistenza tempestiva inviata da Konev, la 2a Armata polacca sarebbe stata condannata, soprattutto nei dintorno di Neschwitz. Il castello barocco e l’adiacente parco erano passati più volte di mano in mano. Il 27 aprile, a est di Neschwitz, l’offensiva del 1° p-td “GG” si bloccò in una zona boscosa vicino a Holldrubau. A ovest, la divisione Brandeburgo tentò di prendere la città di Kaslau, difesa dalle truppe sovietiche, ma si ritirò dopo aver subito pesanti perdite. Solo il giorno successivo, dopo un forte sbarramento di artiglieria, effettuato dai cannoni semoventi Vespe e Hummel, e con l’appoggio delle unità del 20° TD, i Brandeburghesi riuscirono a occupare Neschwitz, ma alla fine, anche qui l’offensiva tedesca si è esaurì, perché non c’erano forze sufficienti per spingere il nemico più a nord, senza contare la cronica mancanza di carburante. Alla fine di aprile, le truppe polacche e il 4° Corpo corazzato della Guardia avevano saldamente tenuto la linea Kamenz-Doberschütz-Dauban, e si stavano preparando ad attaccare il Protettorato di Boemia e Moravia, e la capitale Praga. Il 30 aprile il 1°p-td “GG” fu trasferito nell’area a nord di Dresda. Dopo l’ultimo tentativo fallito di sfondare a Berlino il 3-6 maggio, la divisione, appesantita da numerosi profughi al seguito, iniziò a ritirarsi a sud verso i Monti Metalliferi. Il 20° TD al comando del maggiore generale von Oppeln-Bronikovsky si ritirò a Ottendorf-Okrilla, a nord-ovest di Dresda. I resti della divisione tentarono, dopo il 3 maggio, di sfondare a ovest e sud-ovest, verso gli americani e il I° Fronte Ucraino fu costretto a cancellare l’offensiva su Dresda. La capitale sassone, Bautzen, passò al controllo dell’Armata Rossa solo il 9 maggio, dopo la resa della Germania.
Artiglieria pesante sovietica.
Il generale Sverchevsky, sebbene fosse stato rimosso dal comando dal maresciallo Ivan Konev, a causa dell’incompetenza e dell’abuso di alcol, mantenne l’incarico grazie al sostegno dell’alto comando sovietico e dell’NKVD. Dopo la guerra in Polonia, venne stato creato un mito su Sverchevsky come un “comandante invincibile”, ma dopo la caduta del comunismo in Polonia, l’atteggiamento nei suoi confronti divenne più critico. Le battaglie per Bautzen furono molto feroci. In molti casi, entrambe le parti non fecero prigionieri, e gli ospedali e anche le ambulanze furono considerati “obiettivi legittimi”. Russi e polacchi uccidevano i combattenti della Volkssturm fatti prigionieri, poiché non li consideravano “soldati protetti dalle leggi di guerra”. Come risultato della battaglia, la 2a Armata polacca perse 4.902 uomini, 2.798 dispersi, 10.532 feriti. Inoltre, circa 250 carri armati. In due settimane di combattimenti, il 22% del personale e il 57% dei veicoli.
Un carro pesante tedesco ‘Tigre’.
Anche le truppe sovietiche e tedesche subirono pesanti perdite, ma non ci sono informazioni affidabili su di esse. I veterani della 7a Armata della Guardia riferiscono circa 3.500 perdite oltre a notevole quantitativo di equipaggiamento, 81 carri armati e 45 cannoni semoventi, ovvero l’87% dell’organico originale. Dopo il 18 aprile, più di 1000 soldati della Wehrmacht, della Volkssturm e della Gioventù Hitleriana furono sepolti nel cimitero di Bautzen. Inoltre, a Bautzen e dintorni morirono circa 350 civili, e furono distrutti oltre il 10% degli edifici e il 22% del patrimonio abitativo, diciotto ponti, quarantasei piccole e 23 grandi imprese, trentacinque edifici pubblici. L’attacco a Bautzen-Weissenberg è considerato l’ultima operazione riuscita delle truppe tedesche della Seconda Guerra Mondiale avente lo scopo, mai conseguito, di liberare Berlino dall’assedio sovietico.
Un carro sovietico T-34 danneggiato viene esaminato da soldati tedeschi.
(*) Un ringraziamento particolare a Roberto Roggero, giornalista e storico.
Bibliografia essenziale:
Hans von Ahlfen. Der Kampf um Schlesien 1944/1945. Stuttgart: Motorbuch Verlag. (1977).
Eberhard Berndt. “Die Kämpfe um Bautzen 18. bis 27. April 1945”. Kriegsschauplatz Sachsen 1945. Daten, Fakten, Hintergründe. Altenburg/Leipzig (1995)
Eberhard Berndt, Die Kämpfe um Weißenberg und Bautzen im April 1945. Wölfersheim-Berstadt (1999).
Wolfgang Fleischer. Das Kriegsende in Sachsen 1945. Dörfler (2004)
Czesław Grzelak; Henryk Stańczyk; Stefan Zwoliński (2002).
Armia Berlinga i Żymierskiego (Army of Berling and Żymierski). Warszawa: Wydawnictwo Neriton.
Kazimierz Kaczmarek. Polacy w bitwie pod Budziszynem (Poles in the Battle of Bautzen). Interpress (1970). Retrieved 11 May 2011.
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