A partire dal luglio del 1941, la Germania intraprese il reclutamento e l’addestramento di speciali unità formate da elementi musulmani asiatici, mediorientali, caucasici e nordafricani che avevano aderito alla causa nazista in funzione anti inglese, anti francese, anti sovietica e anti sionista. Si calcola che tra il 1941 ed il 1945, circa 500 siriani, 200 palestinesi, 450 iracheni, e 12.000 tra algerini, tunisini, marocchini ed egiziani si schierarono con l’Asse. Poco dopo la fallita rivolta antinglese di Rashid Alì, il Comando dell’Esercito tedesco diede incarico al generale Hellmuth Felmy (1885-1965) di provvedere all’addestramento di un primo nucleo di combattenti musulmani. Felmy cercò di inquadrare alcune centinaia di uomini, costituendo l’845° Battaglione Arabo-Tedesco. I problemi che Felmy dovette affrontare furono però molti e diversi. A parte l’assoluta impreparazione militare evidenziata da quel primo nucleo di volontari assai poco portati alla disciplina, il generale notò ben presto che all’interno della truppa sussistevano anche diverse fazioni ideologiche. Una parte degli uomini dell’845° simpatizzavano, infatti, con il partito guidato dal nazionalista siriano Fauzi Kaikyi; un’altra si dichiarava seguace del partito nazionalista iracheno dell’ex-primo ministro Rashid Alì; una terza infine si dichiarava fedele al Gran Muftì di Gerusalemme. Nell’estate del 1941, il battaglione venne trasferito in Grecia, a Sounio, nell’estremo lembo meridionale dell’Attica, dove avrebbe iniziato il suo ciclo di addestramento. I tedeschi scelsero questa località sia per motivi climatici che strategici, in quanto essi pensavano di utilizzare l’unità araba in Africa Settentrionale o in Medio Oriente (specificatamente in Palestina, Transgiordania, Siria e Iraq). Durante prima la fase di addestramento, gli istruttori tedeschi (ufficiali che, prima della guerra, avevano soggiornato a lungo nei paesi arabi o che durante il Primo Conflitto Mondiale avevano prestato servizio in Medio Oriente nelle file dell’Asienkorps del generale Erich von Falkenhein) impartirono alle reclute lezioni di tedesco, insegnando l’uso di svariate armi ed esplosivi. I risultati ottenuti furono però piuttosto scarsi, in quanto i volontari musulmani, molto preparati e determinati sotto il profilo ideologico e politico, si rivelarono in realtà piuttosto pigri, indisciplinati, disordinati e scarsamente portati al combattimento moderno. Il 24 luglio 1941, intanto, a Potsdam, una seconda unità di addestramento, la Sonderverband 288, riuscì a mettere insieme un altro gruppo di volontari musulmani fedeli al Muftì, inquadrandoli in uno speciale battaglione da impiegare nella guerra nel deserto. Terminato il ciclo di formazione, l’unità, che in realtà non contava neanche 150 uomini, venne inviata a Bengasi, entrando a fare parte dei reparti mobili dell’Afrika Korps del generale Erwin Rommel. In Libia, il battaglione assunse anche la pomposa denominazione di Panzergrenadier Regiment “Afrika”. Il 26 gennaio 1942, il capitano Schober assunse il comando del raggruppamento arabo che ricevette anche nuove uniformi. Sulla manica della giubba spiccava per la prima volta uno stemma di tessuto che riportava una bandiera rosso, verde, bianca, nera, con impressa la scritta “Libera Arabia”, sia in arabo che in tedesco.
Il Gran Mufti di Gerusalemme Amin al Husseini a colloquio con Adolf Hitler.
Nell’aprile del 1942, il battaglione contava 133 effettivi. Non si hanno notizie circa l’impiego operativo di questa unità che venne affiancata da una compagnia tedesca e da una compagnia formata da ex-legionari francesi fedeli al governo di Vichy. Ciò che si sa è che 30 elementi considerati i meglio preparati entrarono in seguito a fare parte di una speciale compagnia guastatori dell’esercito tedesco, addestrata per compiere incursioni in Ciad e in Egitto, all’interno delle linee inglesi. Il 4 agosto 1942, grazie anche all’opera propagandistica del Gran Muftì, il Comando Supremo tedesco formò un terzo battaglione arabo, la cosiddetta Sonderverbande 287. L’unità, che venne addestrata nel campo di Doberitz, era formata da circa 200/300 uomini e raggruppava diversi elementi tratti dall’845° Battaglione. In occasione della grande offensiva d’estate scatenata dall’esercito tedesco sul fronte del Caucaso, il Gran Muftì insistette presso il Comando tedesco affinché almeno un reparto arabo venisse impiegato in quella regione, abitata in buona parte da popolazioni di religione musulmana. E lo stesso Hitler, che in realtà non aveva mai nutrito eccessiva fiducia nelle capacità militari degli arabi, ritenne opportuno dare il suo benestare. E fu così che il 21 agosto, il Gruppo Speciale F (alias Sonderverbande 287) venne trasferito da Doberitz a Stalino (Ucraina), entrando a fare parte della 1a Armata Panzer alla quale sarebbe spettato l’arduo compito di raggiungere e conquistare i grandi campi petroliferi di Grozny e di Baku e di proseguire poi in direzione della Persia e della Siria. Verso la metà di settembre, il battaglione arabo, adeguatamente addestrato, armato e rinforzato da elementi tedeschi, venne trasferito nella zona di operazioni compresa tra il fiume Kuma e il canale del Manich, andando ad integrarsi con i reparti tedeschi appartenenti alla 16ma Divisione di Fanteria Motorizzata che controllava Elista e gli estremi capisaldi orientali situati nella Steppa dei Calmucchi.
Secondo le direttive del Comando Supremo, il battaglione arabo venne poi spostato un po’ più a sud, nella Steppa del Nogay, per andare a presidiare i nodi di Acikulak e Urozajne. Giunto in questa regione, venne integrato con diversi elementi locali di religione musulmana, e venne attrezzato per andare ad operare all’interno della catena del Caucaso, assieme alle truppe da montagna della 1a Armata tedesca che, nel frattempo, avevano ricevuto l’ordine di conquistare tutti gli alti passi montani e di penetrare in Abkhazia e in Georgia. Obiettivo che tuttavia rimase sulla carta in quanto, a metà di ottobre del 1942, i russi scatenarono una poderosa controffensiva, costringendo l’intero Gruppo A dell’Armata Tedesca a ritirarsi, e con essa anche il reparto arabo. In seguito al ripiegamento, il battaglione venne sciolto e parte dei suoi componenti optarono per andare a lavorare nel servizio segreto tedesco. I rimanenti soldati vennero inquadrati in un piccolo distaccamento acquartierato in Germania. Dopo lo sbarco anglo-americano in Nord Africa dell’8 novembre 1942, il Gran Muftì di Gerusalemme Amin al Husseini (il principale fautore della nascita di un Movimento nazionalista e anticolonialista arabo) chiese al Comando germanico di impiegare in Tunisia alcuni plotoni tratti dai tre battaglioni arabi. Nel dicembre dello stesso anno, un centinaio di volontari arabi, agli ordini di ufficiali tedeschi, venne inviato a Palermo per poi essere trasferito, nel gennaio del 1943, a Tunisi. Giunto in Africa, il raggruppamento ricevette una nuova denominazione: “Kommando Deutsch-Arabischer Truppen” (Comando Truppe arabo-tedesche). Al reparto vennero affidati compiti di sorveglianza della costa tra Capo Bon e la città di Susa e di reclutamento di volontari tunisini. Nell’aprile del ‘43, in concomitanza con le ultime operazioni della campagna, gli arabi vennero dotati di armamento più moderno e pesante per contrastare le avanzanti forze anglo-americane. E tra la fine di aprile e i primi di maggio, il gruppo venne inserito nella Divisione Corazzata “Goering”, partecipando ad alcuni aspri combattimenti. Il 10 maggio, infine, gli ultimi militari del battaglione arabo verranno catturati dagli americani e trasferiti negli Stati Uniti, nel campo di Opaluka (Alabama), dove rimarranno, in compagnia di altri 1.800 arabi filo-tedeschi, fino al 10 aprile 1946. I modesti risultati ottenuti dall’impiego militare di volontari arabi, sconsigliò i tedeschi dal formarne ulteriori, anche se, nel corso della seconda metà del 1943, un centinaio di arabi vennero ancora arruolati dal 1° Reggimento Paracadutisti tedesco e dallo speciale Gruppo Commando del famoso tenente colonnello Otto Skorzeny. Secondo i memoriali dei comandanti tedeschi Con l’approssimarsi della fine della guerra, il Gran Muftì Husaynī dovette rinunciare al sogno di costituire un vero Esercito Arabo in divisa tedesca e a limitare la sua azione alla pura propaganda.
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