Alcune di queste controversie sono causate da rivalità tra Paesi, governi, e anche popolazioni per cause etniche, ma la maggior parte di essi comporta spesso rivendicazioni di proprietà storica. Quando si tratta di una soluzione, alcune di queste controversie non si sono nemmeno concluse con una guerra. La parte perdente in una sconfitta militare può semplicemente rifiutarsi di rinunciare alla sua pretesa, innescando la reazione della controparte, riaprendo così la questione.
All’attenzione della cronaca è certamente la Crimea, in ragione del conflitto in corso. La penisola sul Mar Nero ha una popolazione prevalentemente di etnia russa, che divenne parte dell’Ucraina nel 1954. Russia e Ucraina facevano allora entrambe parte dell’Unione Sovietica, ma nel febbraio 2014, la Russia ha invaso e successivamente annesso la Crimea, mentre il governo Ucraino avviava la repressione nel Donbass, altro territorio conteso, con i movimenti autonomisti e indipendentisti locali, nonché con le Repubbliche Separatiste di Donetsk e Lugansk. Nel febbraio 2022, il conflitto ha visto una escalation quando la Russia ha avviato l’attacco all’Ucraina. Un conflitto che ha già causato decine di migliaia di vittime e oltre un milione di sfollati, nella più grande crisi umanitaria in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Vi sono però altri teatri dove la situazione non è risolta, e da molti decenni…
Nella stessa area geografica, un altro territorio conteso fra Moldovia, Ucraina, Russia e aspirazioni autonomiste, è la Transnistria, di cui non si legge molto sui giornali. Ha proclamato l’indipendenza dalla Moldavia e la fedeltà a Mosca nei primi anni ’90, e da allora vive in un limbo, una specie di “guerra congelata”. Anche con una presenza militare russa, la maggior parte della popolazione ha cittadinanza moldava, ma i principali gruppi etnici sono russi, con minoranze moldave, rumene e ucraine.
Conteso è anche il Nagorno-Karabakh, autoproclamatosi Repubblica Autonoma dell’Artsakh, riconosciuta dall’Armenia, per la maggioranza della popolazione, e da altri pochi governi, per cui si è combattuta una guerra fra Azerbaijan, Turchia e Armenia, con sostegno e contributi di Paesi stranieri.
Il Kurdistan a sua volta vive una situazione di contesa ormai da molti anni, fra quei Paesi nei quali il territorio si estende, principalmente Turchia, Siria, Iraq, oltre agli interessi geopolitici. Un discorso molto vasto e approfondito.
Diviso tra India, Pakistan e Cina, il territorio di Jammu e Kashmir è conteso da quando gli inglesi hanno rinunciato al controllo della regione nel 1947. La Cina è entrata in scena dopo la guerra cino-indiana nel 1962. Oggi i cinesi controllano le regioni di Aksai Chin e il tratto trans-karakorum. Da allora la linea di controllo è pesantemente militarizzata, e ha messo le forze indiane e pakistane l’una contro l’altra. La disputa è degenerata in tre guerre e diversi altri scontri armati, che non hanno portato ad alcuna soluzione. Negli anni ’90, India e Pakistan si erano dichiarati potenze nucleari, provocando ulteriori tensioni nella regione. Oggi entrambi rivendicano integralmente il territorio, anche se ne controllano solo alcune parti.
Striscia di Gaza e Cisgiordania – Impossibile ignorare le aree geografiche contese tra israeliani e palestinesi. Precedentemente parte del Mandato Palestina, i territori furono occupati da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Sono stati fatti vari tentativi per risolvere il conflitto come parte del processo di pace israelo-palestinese e le speranze di una potenziale soluzione a due Stati, tuttavia, l’occupazione e il blocco in questi territori continuano, nonostante i richiami della comunità internazionale e le ripetute Risoluzioni di una Organizzazione delle Nazioni Unite ormai diventata una SpA. Dal 2006, il gruppo militante islamista Hamas, e Israele hanno combattuto quattro guerre, la più recente nel 2021, e attualmente la tensione sta nuovamente salendo.
Sahara Occidentale – L’ex colonia spagnola del Sahara occidentale si trova in un limbo politico da quando la Spagna si è ritirata dall’area nel 1976. I Saharawi, gli abitanti indigeni della regione, da allora hanno combattuto per la loro indipendenza dal Marocco e vivono relegati nel deserto algerino nei pressi di Tindouf. Sebbene non sia stato riconosciuto a livello internazionale, il Marocco è riuscito ad annettere oltre 250mila km quadrati del deserto ricco di risorse, ma una soluzione non è stata ancora raggiunta.
Altra zona contesa, fra diverse altre nel continente africano, è il Somaliland. Gli attuali confini sono il risultato della competizione fra ex potenze coloniali, come Gran Bretagna e Francia. Durante la seconda guerra mondiale, tutti i territori somali furono unificati sotto l’amministrazione militare britannica, ad eccezione del Somaliland francese. Tale condizione continua fino a quando la Somalia diventa indipendente nel, 1960, salvo poi precipitare in una guerra civile fra la regione del nord, appunto il Somaliland autoproclamatosi indipendente nel 1991, e il territorio ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale come Somalia.
Cambiando emisfero, le isole Curili sono un arcipelago vulcanico di 56 isole, attualmente sotto amministrazione russa. Anche il Giappone ha rivendicato le isole, il che ha portato alla controversia ancora in corso, ragione principale per cui Giappone e Russia non hanno mai firmato un trattato di pace per formalizzare la fine della seconda guerra mondiale. Le isole sono conosciute in Giappone come Territori del Nord.
Le isole Senkaku sono una catena di isole remote e ricche di energia, conosciute come Senkaku in Giappone e Diaoyu in Cina, da lungo tempo al centro della disputa territoriale tra queste due nazioni. Gli Stati Uniti hanno occupato le isole durante la seconda guerra mondiale, ma dalla fine del conflitto sono state sotto amministrazione giapponese. Il Giappone afferma che le isole erano disabitate fino al 1895, quando il suo governo le rivendicò. La Cina rivendica la scoperta e la proprietà dal 14° secolo. La disputa su queste isole si è intensificata dopo la scoperta di giacimenti di petrolio e gas nel 1968. Considerando il crescente potere e l’assertività della Cina, molti esperti avvertono che la tensione potrebbe intensificarsi.
Taiwan – Dopo la sconfitta giapponese nella seconda guerra mondiale, l’isola di Taiwan è tornata alla Cina. Tuttavia, lo stesso governo cinese fu presto rovesciato dall’Esercito Popolare di Liberazione di Mao Zedong, che prese il nome di Repubblica Popolare Cinese (RPC). Il governo nazionalista di Chiang Kai-shek andò in esilio sull’isola, che continuò a governare come Repubblica di Cina (ROC). Mentre la RPC rivendica la sovranità su Taiwan, la RDC si considera ancora il governo legittimo della Cina, sia sull’isola che sulla terraferma.
Penisola coreana – Tecnicamente, la guerra di Corea non è mai veramente finita. La Corea del Nord e la Corea del Sud hanno firmato un armistizio, basato sulla divisione della penisola in due Stati, come conseguenza della sconfitta dell’impero giapponese nel ‘45 dopo 35 anni di dominio, ma mai un trattato di pace ufficiale. Certo una ripresa delle ostilità sarebbe fantapolitica negativa per il resto del mondo attuale, ma la tensione è indubbiamente palpabile, soprattutto sulla linea di confine fra i due Paesi, lungo il 38° Parallelo, decisa con il trattato del luglio 1953. In sostanza un confine per procura, fra URSS e Stati Uniti, che risale al periodo critico della Guerra Fredda, fra ideologia socialista (nel caso della Nord Corea, sostanzialmente stalinista e isolazionista), e ideologia filo-occidentale, per cui oggi, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Corea del Sud è avanzata economicamente fino ad essere fra i primi Paesi del mondo. Ci sono stati timidi passi verso una eventuale riunificazione, o quanto meno, un trattato ufficialmente riconosciuto che sancisca una condizione di pace stabile, ma la controversia in corso si basa su quale delle due autorità avrebbe maggiore influenza in un eventuale governo comune di tutta la Corea.
Un certo numero di Paesi ha avanzato rivendicazioni sull’Antartide, ma queste affermazioni non sono state riconosciute dalla comunità internazionale, dalla firma del Trattato del dicembre 1959, che vieta di prendere possesso di qualsiasi parte del Continente. A Washington, venne deciso che i territori a sud del 60° di Latitudine fossero parte degli accordi internazionali detti Antarctic Treaty System, con entrata in vigore nel giugno 1961. Erano accordi per stabilire le linee guida per il pacifico utilizzo delle risorse del Continente, con l’obbligo di preservarne gli ecosistemi. I Paesi firmatari, con rivendicazioni di sovranità territoriale, concordano di interrompere le richieste e rinunciare allo sfruttamento economico o all’utilizzo per scopi bellici; erano interdette le attività di tipo militare o che implicasse sperimentazioni di tipo nucleare, o depositi di materiale pericoloso. Dal 1994 i Paesi aderenti al trattato si incontrano a scadenza prescritta all’Antarctic Treaty Consultative Meetings (ATCM), forum internazionale nel quale viene pianificata l’amministrazione comune della Regione, con preferenza per spedizioni scientifiche. Oltre ai 12 membri fondatori, anche altri 17 Paesi hanno dimostrato particolare impegno nella ricerca in Antartide portando avanti una significativa attività scientifica, e fra questi l’Italia. Nonostante questo, sono ufficialmente sette i Paesi che possono rivendicare il territorio come zona di influenza riconosciuta, a modello di una provincia distaccata a statuto speciale…Questi sono Argentina, Australia, Cile, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia e Regno Unito…E molto altro ancora…
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