Se si vuole comprendere appieno cosa sta avvenendo oggi in Ukraina (anzi, a spese dell’Ukraina), bisogna riaprire i libri di storia. Parlo di storia autentica, documentata, non della propaganda di guerra inglese del ’45, trasformata in vulgata postbellica ed oggi ammannitaci da giornali e tv come “veritá storica”. Dunque, riapriamo i libri di storia alle pagine del 1939 e leggiamo: Germania e Polonia stavano trattando fra loro per regolare pacificamente la questione di Danzica, ma l’Inghilterra circuí la Polonia, incitandola a respingere ogni compromesso, anche il piú ragionevole, ed a correre verso la guerra, assicurando che i soldati britannici sarebbero accorsi a difenderla dalle soverchianti armate del Terzo Reich. In realtá, il governo di Londra – in perfetto coordinamento con quello di Washington – non era per nulla interessato alle sorti della Polonia, ma era soltanto alla ricerca di un pretesto per dichiarare guerra alla Germania. E infatti, quando la Polonia venne invasa dalla Germania nazista e, quindici giorni dopo, dalla Russia comunista, l’Inghilterra non mandó un solo uomo, un solo aereo, una sola nave a difenderla, ma semplicemente dichiaró guerra alla Germania; dimenticandosi completamente di Varsavia, sedotta e abbandonata. Ripeto: non un solo uomo, letteralmente. La Polonia, dopo essere stata spinta a rifiutare qualsivoglia accordo, venne semplicemente sepolta nel dimenticatoio, come se non fosse mai esistita. Aveva esaurito il cómpito che le era stato assegnato, quello di fungere da casus belli per scatenare la seconda guerra mondiale. Parallelamente – mi sembra opportuno sottolineare – Londra si precipitava a stoppare le iniziative pacificatorie dell’Italia che, allora e poi anche a guerra giá iniziata, tentava una mediazione fra Inghilterra – appunto – e Germania. A ció spinta – va detto anche questo – pure da una Francia che non avrebbe voluto “mourir pour Danzig”. La Francia – aggiungo per completezza – fu parimenti abbandonata al suo destino, quando fu invasa dai tedeschi nel maggio 1940.
E veniamo ad oggi. L’Ukraina é stata convinta a respingere ogni accomodamento con la Russia, invitata, corteggiata, pressata dal Segretario generale della NATO perché aderisse alla NATO stessa (e all’Unione Europea), entrando cosí a far parte del sistema d’accerchiamento “occidentale” alla Russia. Dopo di che, oggi viene lasciata sola a combattere, come ieri la Polonia, senza che americani, inglesi e associati mandino un solo uomo in suo aiuto. Vengono invece mandati mezzi e armi, ma per un calcolo di natura politica che non mira ad aiutare l’Ukraina, bensí soltanto a creare ostacoli alla Russia. Perché? Perché, essendo comunque l’Ukraina destinata a soccombere, rifornirla di armamenti (come stanno facendo inglesi, americani e piccoli fan europei) serve soltanto ad allungare i tempi dell’agonía ed a moltiplicare il numero delle vittime. Ma danneggia la Russia, costretta a scegliere tra il fare la guerra sul serio – radendo al suolo le cittá ukraine e guadagnandosi la riprovazione del mondo intero – e il lasciarsi logorare a lungo da un conflitto infinito, alimentato dalle armi che l’Occidente manda agli eroici ma ingenui ukraini. Questo, secondo una interpretazione minimale, se vogliamo pensare che si voglia soltanto fare qualche dispettuccio a Putin. V’é peró un’ipotesi ben piú allarmante: quella che il “complesso militar-industriale” di Washington, il Deep State [vedi l’articolo della settimana scorsa], riesca a trasmettere la sua voglia di terza guerra mondiale al debole Biden. Se ció dovesse accadere, saremmo veramente nei guai. Mi spiego: Putin é stato spinto alla guerra da una serie infinita di provocazioni, dalle “rivoluzioni colorate” fomentate da Soros alla periferia dell’ex URSS, dalla rivolta made in USA che nel 2014 abbatté il governo (filorusso) democraticamente eletto in Ukraina, dalla sanguinosa guerra condotta dal nuovo governo ukraino contro i separatisti filorussi del Donbass, dalla pervicace campagna della NATO per acquisire l’Ukraina al sistema militare anti-russo, da tutta una serie di odiose provocazioni che, alla fine, lo hanno indotto alla guerra in Ukraina. Adesso é in atto una seconda serie di provocazioni, ancor piú pericolose: la demonizzazione della Russia da parte dell’intero Occidente, le odiose campagne di stampa, le sanzioni, lo Swift, le banche, la chiusura degli spazi aerei, oltre naturalmente all’invio di armamenti. Sostanzialmente, nei fatti, Stati Uniti e Unione Europea hanno dichiarato guerra alla Russia. Una guerra che non é guerreggiata – é il mio personale parere – soltanto perché si teme che le popolazioni europee, se si vedessero trascinate in guerra, insorgerebbero contro i loro governi in modo anche violento. Agli alfieri di una terza guerra mondiale, quindi, non resta che favorire un allungamento dei tempi del conflitto e, nel frattempo, alzare il livello delle provocazioni, sperando che Putin cada nel tranello e faccia un passo falso. Basta soltanto una fucilata contro un fante rumeno o un marinaio lituano per poter invocare l’articolo 5 del trattato atlantico e per trascinarci tutti in una nuova guerra mondiale. Ecco perché la NATO va sciolta. Lo si doveva fare prima, molto prima, nel 1991, quando fu sciolta l’alleanza “nemica” del Patto di Varsavia. Oggi non ha piú ragione d’esistere. Serve soltanto a chi cerca una scusa per scatenare un conflitto su vasta scala. Un conflitto da combattersi sul suolo europeo, beninteso, mentre gli americani se ne starebbero belli tranquilli oltre l’oceano. A noi, come oggi agli ukraini, toccherebbe il ruolo di carne da cannone.
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