Era l’11 ottobre 2008 quando giornali e notiziari aprirono le edizioni con la notizia della morte di Jorg Haider, rimasto ucciso in un incidente stradale a 58 anni. Argomento che dopo circa una settimana venne sostanzialmente “dimenticato”. La caratura politica del personaggio fece subito gridare al complotto, e ancora oggi quelle voci non si rassegnano a tacere, ma a prescindere da qualsiasi opinione o ideologia, rimane il fatto che la morte di Jorg Haider presenta ancora oggi non pochi aspetti oscuri, da analizzare sotto la luce del puro fatto di cronaca.
Ascesa politica e morte improvvisa
Jorg Haider (1950-2008), figlio di un funzionario del Partito Nazionalsocialista durante il secondo conflitto mondiale, fondò la BZO (Alleanza per il Futuro dell’Austria) dopo essere stato il leader del Partito della Libertà (FPO), schieramento conservatore che proprio sotto la sua guida ottenne il più prestigioso risultato elettorale nel 1999, diventando la terza forza politica austriaca, abbandonando i principi ideologici del Liberalismo e adottando il populismo nazionalista. Haider superò in consenso il vice-cancelliere Norbert Steger, la cui apertura verso lo schieramento social-democratico venne vista come una minaccia all’identità e all’esistenza stessa della FPO.
Nella vicenda entrò anche Giovanni Malagodi (1904-1991), ex presidente del Senato e leader del PLI, che incontrò Haider a Firenze, e discusse un articolo negazionista dell’Olocausto sull’organo di informazione giovanile della FPO, il cui autore fu licenziato in tronco dallo stesso Haider, e causò un’indagine ufficiale da parte della Internazionale Liberale. Malagodi chiese di rendere conto di alcune scelte politiche e contestò vivamente il fatto che il Congresso della FPO si fosse svolto a Braunau am Inn, paese natale di Adolf Hitler. Haider giustificò tale scelta con il basso costo degli alberghi locali per gli invitati al congresso, e respinse ogni accusa di apologia, ma non bastò a evitare l’espulsione della FPO dallo schieramento liberale internazionale.
La carriera politica di Haider proseguì e, nel 1989, fu eletto governatore della Carinzia, ma dovette dimettersi due anni dopo per avere elogiato pubblicamente la politica economica e sociale del Terzo Reich. Nonostante questo, riuscì ad attirare le simpatie di una buona parte della popolazione, scontenta delle errate scelte del Partito Popolare (OVP) e del Partito Socialdemocratico (SPO) che insieme avevano la maggioranza parlamentare. Nel 1999 fu rieletto e, nelle elezioni politiche dello stesso anno, ottenne il 26% dei voti. Cominciò quindi un periodo di collaborazione fra OVP e FPO che, pur osteggiato dall’Unione Europea, durò fino al 2002, quando Haider ritirò la fiducia al governo di Wolfgang Schussel.
A seguito della sconfitta elettorale dello stesso anno, Haider si ritirò dalla scena politica, ma il successo della Destra di Jean Marie Le Pen in Francia lo convinse a tornare in attività e, nel 2004, riconquistò il governatorato della Carinzia, superando il 42%.
Haider respinse sempre le accuse di antisemitismo, neonazismo e islamofobia (era amico personale di uno dei figli del leader libico Gheddafi e si definiva ammiratore della cultura araba), e mostrò costantemente una decisa avversione per ogni forma di fondamentalismo, sebbene decisamente contrario alla costruzione di moschee in Austria.
Nell’aprile 2005, insieme ad altri membri dell’FPO (tra cui, la sorella Ursula, già presidente della FPO), Haider fondò il Bundnis Zukunft Osterreich (BZO, Alleanza per il Futuro dell’Austria), diventandone segretario nazionale.
Le elezioni legislative del 2008 furono un inaspettato successo: il BZO superò il 10%, riportando Haider al centro della scena politica per la formazione del nuovo governo, ma la notte dell’11 ottobre dello stesso anno morì nello schianto della propria auto, mentre tornava da una festa per la presentazione di una nuova rivista, in una discoteca di Velden.
La teoria del complotto
Secondo la versione ufficiale, la Volkswagen Phaeton V6 da oltre 300 hp, sbandò per l’alta velocità mentre compiva un sorpasso a 142 km/h (su un tratto il cui limite era di 70 km/h), si ribaltò e finì fuori strada, urtando un idrante e un pilone in cemento. Haider giunse senza vita all’ospedale, e il referto autoptico parlò di un tasso alcolico nel sangue di 1,8gr/l, contro un limite di legge di 0,5.
Nell’aprile successivo le autorità austriache chiusero formalmente l’inchiesta, escludendo ogni ipotesi di complotto. Di contro, cominciò la polemica sugli orientamenti sessuali di Haider, e sulla presunta “amicizia particolare” con Stefan Petzner, designato successore alla presidenza del partito, nonché svariate teorie complottiste alimentate per altro da fatti decisamente “sospetti”. Anzitutto i dubbi sull’ora precedente la morte che, secondo la ricostruzione ufficiale, è tutt’altro che spiegabile e offre il fianco a diverse congetture. Fu il tabloid “Oesterreich” ad agitare le acque, ipotizzando che Haider, dopo avere preso parte alla serata nella già citata discoteca “Le Cabaret”, dove per altro non avrebbe fatto uso di alcolici, salvo un paio di bicchieri di champagne, avrebbe lasciato il locale molto tempo prima di quanto stabilito, e sarebbe “scomparso” per circa un’ora, quindi sarebbe stato visto insieme a un giovane amico in un locale gay di Klangefurt. In questo locale Haider avrebbe abusato di alcolici, in particolare vodka, e sarebbe uscito verso l’una del mattino in condizioni visibilmente instabili. Qualcuno si sarebbe offerto di accompagnarlo a casa ma Haider si sarebbe messo da solo al volante morendo, secondo il referto, alle 01:18.
Un’altra versione dice che Haider, tutt’altro che ubriaco, si stava recando a casa dell’anziana madre per festeggiarne il novantesimo compleanno. Secondo quanto riferito dai soccorritori, le gravissime lesioni al torace e al cranio riportate a seguito di numerosi ribaltamenti dell’auto non gli hanno lasciato scampo.
La moglie, Claudia, ha fatto sospendere il processo di cremazione chiedendo che sul corpo del marito venisse eseguita un’altra autopsia. Secondo la signora Haider, infatti, quello in cui è morto il marito non sarebbe stato un incidente, ma il risultato di una cospirazione. Claudia Haider ha espresso pesanti dubbi sull’accuratezza della prima autopsia eseguita sul corpo del marito durante la quale, sostiene, sarebbero stati analizzati solo campioni di urina e tessuto organico, e ha chiesto che ne fosse fatta un’altra fuori dall’Austria, per la precisione a Bolzano. In un primo momento sembrava che la salma del leader austriaco sarebbe stata portata proprio in Italia per la seconda autopsia, ma le autorità locali hanno rifiutato, definendosi “fuori giurisdizione”. In ogni caso, tale possibilità è stata poi esclusa dalla ordinanza che ha disposto la cremazione.
A supportare la teoria della vedova, che si vide negare l’autorizzazione, alcuni amici e membri del partito di cui Haider era fondatore, hanno dichiarato che sarebbe stato drogato e incosciente quando l’auto si è schiantata. Il sospetto è che sia stata somministrata una dose letale di Tropfen, sostanza conosciuta anche come “Gocce KO”, potente narcotico.
Dopo la chiusura delle indagini sull’incidente, pare che la carcassa del veicolo non sia stata fatta sparire, ma sia stata acquistata per 40.000 euro dal partito di Haider. Successivamente, il periodico “Karnten Monat” rivelò che i resti dell’auto su cui Haider trovò la morte, in realtà sarebbe stata segretamente custodita in un deposito del Lavantal, valle più orientale della Carinzia. Da allora non si è saputo più nulla, finché “Karnten Monat”, indagò in proposito, scoprendo che in tutti questi anni l’auto sarebbe stata custodita al sicuro da curiosi indiscreti e i costi di deposito sarebbero a carico di un tale avvocato Ragger, membro del partito di Haider e amico personale, per la convinzione che “nuovi sviluppi tecnologici” potrebbero consentire di riesaminare i rottami della Phaeton V6 e scoprire le vere cause dell’incidente. I periti incaricati, e la stessa casa produttrice, avevano escluso a suo tempo manomissioni del veicolo, ma alcuni compagni di partito non ne erano convinti e ancora oggi credono che Haider sia stato assassinato.
Com’è noto, dopo l’esame dei rottami dell’auto, la Procura di Klagenfurt che indagò sull’incidente, rese noto che Haider viaggiava a più del doppio del limite di velocità consentito, mettendo a tacere tutte le possibili congetture su altre cause, come ha dichiarato il procuratore capo, Gottfried Kranz.
Altri elementi sono una traccia di pneumatici sull’asfalto, di circa 200 metri, prima dell’impatto, e segni di ribaltamento per altri 36 metri. Perplessità, però, rimangono su altri fatti: la sparizione dei tubetti di collegamento fra apparato motore e apparato frenante, e di alcune altre parti meccaniche; la quasi totale assenza di sangue all’interno del veicolo; il ritrovamento del braccio sinistro di Haider (senza orologio…) a circa 300 metri dal luogo dell’impatto e con evidenti segni incompatibili con la dinamica dell’incidente.
La teoria del complotto, anche se fantasiosa, affascina sempre, specie se riferita a un personaggio come Haider, amato e odiato. Ma una cosa è affermare che Haider sia stato assassinato da poteri occulti che volevano fermare la sua azione politica, altro è dire che sia morto uscendo di strada, perché aveva bevuto troppo e procedeva ad alta velocità.
Convinti del fatto che Haider non sia deceduto per un banale incidente, i vertici del BZO della Carinzia hanno presentato anche una denuncia alla Procura di Vienna, chiamando in causa niente meno che il Mossad israeliano, con tanto di documentazione elaborata da Moshe Friedman, esponente ultra-ortodosso di origine statunitense e accanito negazionista della Shoah, nonché autore del libro “Il rabbino, il Mossad e l’assassinio di Jorg Haider”, il quale si dice assolutamente convinto che il leader della BZO sia stato ucciso. La Procura di Vienna ha ritenuto di dover comunque prendere in considerazione la denuncia e ha trasmesso le carte alla Procura di Klagenfurt, competente per territorio, ma è molto poco probabile che si arrivi mai a una riapertura del caso, in quanto i verbali ufficiali affermano che non esiste ragione di sospettare che i rilievi dell’incidente siano stati manipolati, in base a numerosi elementi, fra cui il fatto che il comandante della Polizia del Land, Ernst Friesenegger, era persona di fiducia dello stesso Haider, che ne aveva approvato la nomina. A sostegno di tale opinione il fatto che, anche ammesso il coinvolgimento del Mossad o di altri organismi, Haider sarebbe stato eliminato molto tempo prima, quando era considerato il “pericolo pubblico numero uno” in Europa e quando aveva avallato scelte sconsiderate, come l’acquisto degli Eurofighter o la privatizzazione dell’immenso patrimonio di edilizia residenziale pubblica, o ancora il fatto che avesse deciso di candidarsi alla carica di Cancelliere.
Domande senza risposta
Ci sono poi ulteriori elementi che danno adito a non pochi dubbi, come la dichiarazione di Peter Thul, portavoce ufficiale della casa automobilistica Volkswagen, secondo cui “si tratta di una delle più sicure auto del mondo, che avrebbe dovuto sopportare l’incidente di Klagenfurt”, salvo poi precisare di non aver detto tutto questo oppure di non averlo detto così. Anche questo non corrisponde, ma non è tutto. In qualche modo sembra come se l’auto fosse nel falso luogo dell’incidente, o se la falsa auto fosse nel giusto luogo dell’incidente.
Già all’epoca delle indagini, a determinate domande non era stata data risposta: dov’è il muretto, o il pendio, che avrebbe fatto rovesciare la macchina? Perché la parte superiore della Phaeton risulta demolita in modo così asimmetrico? Perché il muso dell’auto è spiaccicato al suolo, fino all’esplosione delle gomme, mentre la coda si è alzata? Che cosa è successo a un’auto che davanti è stata schiacciata verso il basso e dietro è sollevata? Perché il longherone esterno sinistro è piegato verso il basso, come se un gigantesco peso fosse stato messo sul veicolo? E ancora: se l’auto ha scontrato frontalmente un bordo di pietra alto 25 centimetri (e non un “pilastro di cemento”), perché è danneggiato solo il cerchione sinistro e non il destro? Se è stato strappato al guidatore il braccio: dov’è la grande pozza di sangue che da ciò avrebbe dovuto esser provocata? Perché non si c’è sangue dalla parte del guidatore? perché le portiere sono staccate completamente e pressoché intatte vicino al veicolo e sembrano smontate? Perché non si vedono nelle foto né la targa anteriore né quella posteriore, che sono sparite? Dov’è l’idrante che presumibilmente ha colpito il veicolo? Da dove vengono i fori: quello grande posto sopra il posto di guida sul tetto, due piccoli nel cofano motore? Ricapitolando: nessuna targa, danni incompatibili al veicolo, quasi niente sangue. In sostanza, l’automobile sembra avere poco o nulla a che fare con il luogo dell’incidente.
Le voci che sostengono la teoria del complotto, quindi, hanno di che alimentarsi, considerando anche diverse testimonianze raccolte dal quotidiano viennese “Der Standard”: “La strada su cui si è verificato l’incidente è a due corsie in entrambi i sensi ed è dritta. Haider guidava una Phaeton, con lo stabilizzatore di direzione, una vettura estremamente sicura. Qualcuno deve aver manomesso la sua vettura”. A tutto ciò si aggiungono le dichiarazioni di Gerhard Wisnewski, reporter investigativo e autore del libro “Jorg Haider: Incidente, Assassinio o Attentato?”: “Ci sono ancora troppe domande rimaste tali, e credo sia estremamente probabile che Jorg Haider sia stato assassinato per motivi politici”.
In conclusione, da considerare un misterioso incontro che Haider aveva avuto con un non identificato rappresentante di una ben nota banca americana, e con il quale aveva avuto un violento litigio per motivi mai resi noti; l’accanito rifiuto del governatore della Carinzia di considerare un’alleanza politico-economica con Berlino, e la decisa opposizione alla moneta unica europea con il relativo progetto di costituire un’unione fra Paesi con la stessa visione; alcuni altri “particolari”, che difficilmente appaiono come coincidenze, e soprattutto alcune morti sospette, successive a quella del governatore della Carinzia, come quella dei due contadini che, dalle finestre della propria abitazione, furono testimoni dei fatti (“Abbiamo visto un’auto che correva veloce, inseguita da altre due”), e che telefonarono per allertare i soccorsi, entrambi deceduti improvvisamente circa dieci giorni dopo, così come lo specialista meccanico della polizia di Innsbruck, incaricato della perizia sui resti dell’auto, trovato morto per infarto, in un torrente di montagna mentre pescava trote. Aveva 26 anni.
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