La laicità, la repubblica, la monarchia e la libertà di espressione sono codici, come il codice della strada o il codice civile… ma non sono “armi” sufficienti a difendere l’Europa. Non è solo con i codici che fermiamo un “conquistatore” che è da millenni che ha il fuoco nel cuore e che è pronto a morire ancora di più che a vivere pur di vedere trionfare l’Islam come “stato globale”. Lo impressioniamo, certamente! Ma se abbiamo qualcosa da dirgli dovrebbe uscire dal fegato, dal cuore, dall’anima: venire dalla nostra identità storica.
A coloro che credono che fermeremo l’islamismo con la sola laicità e la libertà di espressione, con i nostri sistemi istituzionali (repubblica parlamentare e monarchia parlamentare) voglio ricordare l’affermazione di un politico e filosofo francese d’antan, Pierre-Paul Royer-Collard: “le rivoluzioni iniziano sempre con i giuristi e finiscono sempre senza di loro”.
A volte capita che per difendere le nostre libertà, la nostra libertà, dall’invasore sia necessario – anche nostro malgrado – combattere. E oggi è il momento di “combattere”!
Certamente non con le armi in mano (e ve lo dice qualcuno che in diversi momenti della sua vita le armi in mano le ha prese ed è anche andato a combattere per difendere altri luoghi e altri popoli), ma con la forza delle nostre leggi e del nostro potere legislativo per renderle ancora più forti, se necessario.
Combattere perché e per cosa? mi domanderete. Ho la risposta!
Combattere per la terra dei nostri padri, dei nostri avi che ci hanno preparato con cura le patrie in cui viviamo, le patrie carnali che formano il continente Europa. Era la loro terra, oggi è la nostra terra. E domani dovrà restare la terra dei nostri figli.
In Europa, come forme di governo, esistono le democrazie parlamentari, che siano sotto forma di Repubblica e/o di Monarchia. Tutte hanno una forma di governo e 27 di questi Stati hanno formato un ente che li raggruppa: l’Unione Europea, che lentamente si sta dando forma con leggi univoche ma che, ancora, non riesce a riassumere lo status di Nazione Europa, come tanti statisti europei l’hanno pensata e immaginata e desiderata. Questo lo dico con tristezza perché penso a coloro, uomini e donne e anche giovani fanciulli, che sono morti abbracciando le diverse bandiere nazionali per i valori che oggi ha l’Europa e che una “colonna infame”, sparsa nei paesi europei, vorrebbe eliminare e sostituire con una “teocrazia islamica” (o dittatura religiosa islamica).
Il nostro difetto che oso chiamare “peccato” è che non osiamo ammettere che l’Europa è sotto attacco e che non viene attaccata per quello che fa, ma per quello che è: terra giudaico-cristiana (per questo gli islamisti ci chiamano ancora “crociati”, ci chiamano “miscredenti”). L’Europa viene attaccata su tutti i fronti, su tutti i fronti: quello dei suoi valori tradizionali, quello economico e, infine, quello demografico. E l’aggressore viene aiutato da una “colonna infame” o “quinta colonna” che la si voglia chiamare.
Dobbiamo avere il coraggio di rispondere che l’Europa Unita è un sogno millenario, passando per diversi Imperi e Regni, tessuta con il filo dei sognatori. L’Europa tutta insieme deve affermarsi, deve rispondere e deve attaccare. Se gli Stati europei cominciano a dividersi fra loro non potremo rispondere all’Islam conquistatore e lasceremo che gli islamisti ci guardino come codardi che siamo in una vecchia terra di crociati che nascondono, annientano la loro anima nella dimmitudine.
Siamo un continente: l’Europa. L’Europa è sotto attacco. Come Stati: se le nostre leggi non sono sufficienti, facciamone di nuove per rispondere; come credenti religiosi, ebrei e cristiani, non rinunciamo a esternare il nostro “credo”. Non lasciamo che, grazie all’aiuto che gli “aggressori” trovano nella “quinta colonna” – per codardia, flirtando con l’alto tradimento quando rivestono cariche istituzionali – i nemici delle nostre libertà demoliscano la nostra società.
Non sto chiedendo a coloro che mi leggono di “credere”, ma di assumere la nostra eredità — quella che siamo — la nostra civiltà. Senza il giudaismo, senza il cristianesimo, la nostra letteratura, i nostri paesaggi, la nostra arte, il nostro respiro lirico …tutto sarebbe sterile, fuori dal nostro campo visivo. Non possiamo pensare di poter condividere con loro il “mercato” e il calcio e che a loro sia sufficiente. Il “mercato” e il calcio sono i loro cavalli di Troia nella nostra società.
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