Non è una mia impressione politica, ma questa straordinaria rivelazione arriva da coloro che indagano su ciò che è andato storto la notte delle elezioni e i due giorni successivi.
Proprio ieri pomeriggio io e altri tre amici liguri discutevamo circa le elezioni statunitensi (e non solo) e sostenevo che, ormai, Trump preparava la sua strada per le prossime elezioni. Uno dei presenti, invece, esprimeva che Trump uscirà vincitore a gennaio 2021 in conseguenza ai brogli elettorali effettuati dai sostenitori di Joe Biden e primo fra questi suoi sostenitori il Partito Comunista Cinese. Quindi, venire a conoscenza oggi che la “Commissione3 che indaga sui brogli elettorali si sia espressa in questo modo, mi ha riportato alla conversazione di ieri e, contestualmente, al pericolo esistente di una guerra militare. Coloro che stanno indagando dicono che, attraverso una combinazione di hacker software e computer, è stato fatto in una manciata di contee chiave negli Stati Uniti. Avrebbero accumulato margini impossibili per Biden, che ha capovolto quegli stati, capovolgendo contestualmente anche il Collegio Elettorale e consegnando le elezioni a Biden – per ora comunque. Il veicolo per fare tutto questo sarebbe una combinazione di software da parte di una società chiamata Smartmatic e le macchine di voto effettive stesse Dominion Voting Systems. Naturalmente, entrambe le società negano tutte le accuse. Ma le loro smentite non rendono nulla l’ipotesi, per il momento, di frode elettorale. Il protagonista di tutto questo è un uomo di nome Patrick Byrne, un miliardario a cui è stato chiesto di riunire un team di esperti di spicco dello stato del Texas per indagare sulle accuse di frode elettorale nel dopo “midterm election” del 2018. Byrne è alla guida del team di investigatori per conto degli avvocati Lin Wood e Sidney Powell. Sta anche investigando sulla società che ha condotto l’audit forense sulle macchine per il voto Dominion nella contea di Antrim, nel Michigan, dove ha scoperto frodi e pubblicato il risultato in un rapporto di 22 pagine all’inizio di questa settimana – un rapporto, tra l’altro, che il Segretario di Stato del Michigan ha cercato senza successo di sopprimere. La contea di Antrim è stata il primo domino a cadere in questa indagine sulla notte delle elezioni Le sue inchieste costrinsero la contea ad ammettere che 6.000 voti si erano capovolti da Trump a Biden. All’inizio è stato indicato come un “glitch”, ma quel tipo di “glitch” era impossibile: il software non ha quella capacità. Perché dovrebbe? Chi lo costruirebbe in un programma che è stato progettato per fare nient’altro che contare voti e non “trasferirli” … a meno che, naturalmente, qualcuno volesse proprio che accada? Così la conclusione dell’audit forense è stata: che il software non era sicuro, poteva essere violato e che quindi quel risultato poteva essere manipolato. Dopo la notizia che si era verificato l’impossibile “glitch” – che ovviamente ha rivelato il potenziale di hacking – il Segretario di Stato del Michigan Jocelyn Benson, marxista, pubblicò una lettera di due pagine incolpando lo “errore umano3 commesso da parte dell’impiegato. Tale affermazione non era veritiera, come ha poi dimostrato l’audit forense. Inoltre, lo stato del Texas ebbe ha rifiutare più volte le “aperture” di Dominion affinché acquistassero le loro macchine. Macchine che potevano essere collegate a Internet e quindi “estranei” potevano entrare nel software di tabulazione e spostare i voti. Inoltre, sempre una persona estranea avrebbe dovuto scarica un aggiornamento del sulle macchine e quindi esporle ai rischi di introduzione di un’equazione matematica, di un algoritmo al fine di garantire un certo risultato. Quell’algoritmo è stato poi scoperto da vari investigatori all’indomani delle elezioni – un algoritmo che ha “calcolato” i voti per Biden più pesantemente dei voti per Trump (ad esempio: ogni voto ricevuto per Biden conterebbe come un voto e un quarto e ogni voto conteggiato per il presidente Trump conterebbe solo come tre quarti di voto per lui). Così che quella differenza frazionale significherebbe un margine molto ampio a favore di Biden alla fine del conteggio. Questa è stata, in effetti, la scoperta rivelata da un’analisi statistica, in linea con molti altri modelli di coloro che indagano su ciò che è successo nel corso delle elezioni statunitensi. Questo mostra che Trump ha effettivamente vinto tutti gli Stati contesi – alcuni con ampi margini – e qui in Michigan ha ottenuto il 48,6% dei voti, abbastanza da aver probabilmente vinto anche qui. Un’altra analisi ha scoperto che le macchine Dominion – con il loro software compromesso perché penetrabile dall’esterno e caricabile con altri aggiornamenti software – hanno aggiunto il 3% a Biden la notte delle elezioni negli stati chiave. Se tutto questo è vero – e tutto lo lascia sembrare – allora Joe Biden non ha vinto e non è il presidente. Finora, tutti i democratici sono stati in grado di dire che “non ci sono prove”. Ma questo, come ormai sappiamo, è del tutto falso. Ciò che c’è, è una riluttanza ad accettare di confrontarsi con le prove. Negare le prove — di fronte all’aumento non solo delle prove, ma delle prove effettive — non rende le prove inesistenti. Il 6 gennaio è la data – segnatelo sul calendario – in cui verrà scelto il presidente. Tutte queste audizioni che si svolgono negli USA e questa settimana al Senato degli Stati Uniti stanno mostrando la prova di una frode elettorale che ha capovolto le elezioni. Il 6 gennaio varranno i voti sigillati e il suo risultato costringerà ad affrontare la questione poiché le delegazioni statali alla Camera degli Stati Uniti dovranno scegliere il presidente, come indica la Costituzione a fronte di un risultato non attendibile. Il 6 gennaio è la data – segna i tuoi calendari – è allora che verrà scelto il presidente (per la cronaca, è anche la festa dell’Epifania, che significa “l’evento”). Per ritornare all’inizio di questa “lettera”, ma allora, dove entra in gioco la Cina? Byrne, che da due anni scruta tutto questo – e in particolare da agosto – con il suo team di circa 40 esperti, afferma che è il software ad aver agito e che la Cina è “la madre” di quel software, avendovi contribuito attraverso una complessa serie di aziende straniere che acquistano e vendono i sistemi di voto. Byrne dice che per capire chiaramente come sono state rubate le elezioni è necessario comprendere tre elementi chiave: Innanzitutto, la funzionalità integrata nei sistemi e le vulnerabilità esistenti. La “verifica”. In secondo luogo, come si è svolto il processo elettorale, come la chiusura improvvisamente del conteggio dei voti e la ripresa del conteggio senza osservatori presenti. Ciò è accaduto in ciascuna delle contee chiave. Il “controllo”. In terzo luogo, gli “statistical outlier” che sarebbero il risultato della manipolazione, il che significa come queste particolari contee e centri di voto abbiano prodotto risultati così radicalmente diversi da contee simili in tutto il paese. È il “successo”. Atlanta, Philly, Detroit e Milwaukee hanno avuto risultati così aberranti rispetto ad altre contee della nazione – grandi, medie e piccole – con dati demografici elettorali molto simili, e nessuno è riuscito ancora fornire una sola spiegazione logica sul “perché”. Quindi anche su questo conteggio, controlla. E per quanto riguarda specificamente la Cina, dice, “C’è una catena di comando fondamentalmente dalla Cina attraverso l’Iran a Cuba e Venezuela. I cinesi stanno finanziando Smartmatic attraverso la divisione panamense di Smartmatic, che passa via il Venezuela. C’è il codice [Smartmatic] “dormiente” all’interno delle macchine; e tutto sembra mostrare provenienza cinese. Quindi la domanda è: perché la Cina dovrebbe voler far eleggere Joe Biden qalla guida degli USA? Riguardando la storia, si capisce il perché. Sconfiggere Trump, che è stato il fautore della linea dura con la Cina, è prioritario per la Cina e Biden il “candidato” giusto visto tutti i suoi rapporti passati con la Cina e il sostegno alla nazione comunista. Ma controllare l’esito delle elezioni statunitensi è solo una parte – anche se molto ampia – dell’obiettivo finale del Partito Comunista Cinese di dominare il mondo. Come stiamo vedendo ora, gli uomini e donne del Partito Comunista Cinese si sono infiltrati in tutti i livelli della vita americana con una rete di spionaggio che avrebbe fatto arrossire Alger Hiss*. La minaccia dalla Cina alla sovranità e alla sicurezza degli Stati Uniti è ora oggetto di un intenso esame a Washington mentre, sempre più, viene alla luce il grado della rete di spionaggio nella nazione. La Cina ha fatto del dominio mondiale un obiettivo dichiarato. Il comunismo è un sistema che dipende dalla conquista globale per il suo successo. Quindi tutti i fronti devono essere gestiti con attenzione. Le minacce devono essere eliminate e le istituzioni normalmente ostili devono essere infiltrate e sovvertite, o quanto meno neutralizzate. A volte può essere scoraggiante capire quanto piccole cose apparentemente non correlate si adattino al quadro generale, a meno che tu non capisca prima il quadro generale. E questo quadro generale ce lo da il COVID-19 e le azioni che il governo Conte2, in Italia, sta portando avanti. Pensiamo e valutiamo le ultime azioni del presidente del Consiglio Conte che, forte dei “poteri” autodatosi con i DPCM sta’ esautorando il Parlamento dalle decisioni legislative e politiche, interne ed esterne, via una “Commissione di esperti” da lui nominati; priva il Parlamento del controllo dei Servizi Segreti creandosi un “apparato d’intelligence” privatistico (cioè ai suoi unici ordini) …..pieni poteri. Mi chiedo e, anche ieri nel corso dell’incontro ho chiesto, possibile che in Italia non ci sia nessun politico che “legga”, veda e prenda posizione da leader facendo una opposizione reale (e non solo d’immagine) nei confronti dell’operazione di smembramento e distruzione della Costituzione italiana da parte del presidente del Consiglio Conte e dei suoi alleati OD e M5S? Nessuno vede che siamo dentro un “Colpo di Stato” strisciante?
Nota*: Alger Hiss (Baltimora, 11 novembre 1904 – New York, 15 novembre 1996) è stato un avvocato e diplomatico statunitense, tra i fondatori delle Nazioni Unite. Hiss operò nelle amministrazioni di Franklin Delano Roosevelt e Harry Truman. Fu accusato dalla Commissione per le attività antiamericane, in una delle sue più importanti indagini, di essere stato comunista. Lui negò sotto giuramento, ma fu condannato per spergiuro grazie alla convincente testimonianza di Whittaker Chambers, suo vecchio compagno di partito. Da molte ricerche successive risulta che Hiss, oltre a essere stato comunista, fu anche una spia sovietica.
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