Dopo anni di indagini, depistaggi e falsità manifeste, la verità sulla strage della cittadina irlandese comincia a venire alla luce grazie ad alcuni infiltrati dei servizi segreti britannici.
Il Real Irish Republican Army, conosciuto anche come Real IRA (RIRA) o True IRA, che si definiva in lingua originale “Oglaigh na hEireann” (“Volontari d’Irlanda”) era un’organizzazione paramilitare che aspirava all’Irlanda unita e indipendente. Venne fondato del 1997 da una branca del Provisional Irish Republican Army.
Il 10 ottobre 1997 si svolse una riunione segreta del Provisional IRA General Army a Falcarragh, nella contea di Donegal. Nel corso della riunione il comandante del Provision IRA, Michael McKevitt, uno dei dodici membri del Comitato di Comando, denunciò la leadership del movimento come troppo pacifista e propose la fine del cessate-il-fuoco per il processo di pace. Con lui si schierò un altro membro del Comitato, Kevin McKenna. I due, messi in minoranza, furono espulsi dal Consiglio di Guerra e il 26 ottobre 1997 rassegnarono formalmente la loro auto-espulsione insieme ad alcuni altri membri.
Nel novembre successivo McKevitt e gli altri dissidenti si incontrarono in una fattoria di Oldcastle, nella contea di Meath, e fondarono il RIRA, attirando al suo interno tutti i militanti scontenti del troppo lento e pilotato processo di pace, soprattutto nelle zone periferiche di Dublino, Belfast, Limerick, Louth, Monaghan e Tipperary.
La nuova formazione fu subito catalogata come terrorista sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. E’ stata infatti responsabile di diversi fatti di sangue nell’Irlanda del Nord e nel Regno Unito, fra i quali il più tristemente famoso è stato l’attentato di Omagh, il 15 agosto 1998, nella contea di Tyrone (Irlanda del Nord), nel quale morirono 29 persone e circa 300 rimasero ferite più o meno gravemente. Il numero di vittime è il più alto causato da un singolo ordigno, superato solo dai 33 morti delle stragi di Dublino e Monaghan del maggio 1974.
Nella rivendicazione dell’attentato, Omagh venne definito attacco paramilitare contro l’Accordo di Belfast, mentre il governo inglese, e il primo ministro Tony Blair in primo luogo, non esitarono a commentarlo come “il più grave e dannoso atto di barbarie degli ultimi anni”.
La bomba era stata nascosta in una Vauxhall Cavalier rossa, parcheggiata di fronte ad un negozio di abbigliamento nella centralissima Market Street, intorno alle 14.00 del 15 agosto 1998. L’autista e gli altri occupanti furono visti allontanarsi a piedi lungo Campsie Road. L’auto era stata rubata a Carrickmacross, nella contea di Monaghan, una settimana prima e la targa della Repubblica d’Irlanda era stata sostituita con una del Nord Irlanda.
Alle 14.35 un primo avviso venne ricevuto da un impiegato dell’UTV, la principale emittente televisiva dell’Ulster con sede a Belfast: “C’è una bomba nei pressi della Municipio di Omagh, nella strada principale…Sono circa 500 libbre di esplosivo. Scoppieranno fra 30 minuti”. Dopo aver trasmesso il messaggio alla centrale di polizia, lo stesso impiegato ricevette un nuovo avviso (“Per la bomba, a Omagh, avete 20 minuti…”) e pochi minuti dopo un altro allarme fu comunicato all’ufficio della “Samaritan”, un’associazione ebraica di beneficenza di Coleraine, contea di Londonderry (“Questo è un allarme bomba…Sto parlando di Omagh…Il tempo sta passando…avete meno di 15 minuti…E’ a circa 200 yards dal Municipio, nella Main Street”). Alle 15.10 la bomba esplose.
Vi sono stati numerosi dibattiti sul vero significato di questi avvertimenti, che erano stati registrati e non sono mai stati interamente resi noti. Inoltre pare che alcune informazioni sulla esatta posizione della bomba siano state riportate in modo errato o addirittura ignorate.
Dopo l’attentato, il Real IRA lanciò appelli per la lotta armata e, il 14 dicembre 2001, diffuse un proclama in cui si definì coinvolto in minima parte nel fatto di sangue, che sarebbe da imputare principalmente a due agenti dell’Mi-5 infiltrati nel movimento sotto copertura.
Nel 2000, il programma della BBC “Panorama” mandò in onda una puntata intitolata “Chi ha fatto esplodere Omagh?” indicò come principali responsabili i militanti del RIRA Michael McKevitt, Seamus McKenna, Liam Campbell, Seamus Daly e Colm Murphy. Poche settimane dopo, anche alla sede della BBC di Londra esplose una bomba.
Colm Murphy, titolare di un’impresa edile e proprietario di un pub a County Louth, fu accusato ufficialmente e processato dalla Corte Criminale Speciale della Repubblica d’Irlanda per cospirazione, e per aver causato materialmente l’esplosione. Fu condannato a 40 anni di prigione. Nel gennaio 2005 la Corte Criminale d’Appello annullò la sentenza e ordinò un nuovo processo sulla base di prove che avrebbero dimostrato la falsificazione dei verbali di interrogatorio da parte due funzionari della Gardaì (Garda Sìochana na hEireann, “Guardia della Pace d’Irlanda”, cioè la Polizia). I presunti complici di Murphy furono citati in giudizio civile dai parenti delle vittime di Omagh, in primo luogo dai genitori di James Barker, (12 anni), di Samantha McFarland (17 anni), e di Lorraine Wilson (15 anni) e Breda Devine (1 anno e 8 mesi).
Il 26 maggio 2005 Sean Gerard Hoey, un elettricista 35enne di Jonesborough, contea di Armagh, fu accusato di essere il responsabile della morte delle 29 persone di Omagh e del ferimento di quasi 300, e di essere membro dell’organizzazione terrorista in qualità di esperto di esplosivi. I capi di accusa erano 23, fra cui, oltre a quella di strage, vi erano cospirazione e tentato omicidio di agenti della Polizia. Il processo a carico di Hoey è terminato da tempo, ma a tutt’oggi non è stato ancora formulato un verdetto, mentre Sean Hoey è segregato nella prigione di Maghaberry.
Successivamente, Nuala O’Loan, Commissario Responsabile della Polizia dell’Ombudsman (polizia indipendente dell’Irlanda del Nord costituita con atto ufficiale del 1998 e ratificato nel 2000) ha aspramente criticato l’operato del RUC (Royal Ulster Constabulary oggi PSNI, Police Service of Northern Ireland, in irlandese Seirbhís Póilíneachta Thuaisceart Éireann) per come sono state condotte le indagini. Il rapporto O’Loan stabilisce che i funzionari del RUC hanno ignorato precedenti avvertimenti circa un attacco terroristico e hanno fallito nella raccolta di informazioni tramite i servizi di intelligence, oltre a non avere offerto la dovuta collaborazione durante le indagini della Polizia dell’Ombudsman. Inoltre pare che alcuni agenti del RUC siano stati visti mentre, nella Main Street di Omagh, indirizzavano inconsciamente la gente verso la bomba poiché credevano che il pericolo fosse unicamente per il Municipio.
Il 24 febbraio 2006 venne diffusa la notizia secondo la quale un agente dell’Mi-5 sia stato informato circa l’attentato di Omagh ma che l’Mi-5 non avrebbe informato la polizia irlandese.
Il quotidiano Daily Mirror riportò che, inizialmente, l’Associazione della Polizia, che rappresenta il corpo degli ufficiali, e fra i suoi membri ha diversi agenti del PSNI, avrebbero ripetutamente tentato di insabbiare il rapporto O’Loan e di impedirne la pubblicazione. Il responsabile del PSNI, Ronnie Flanagan, affermò che i diversi allarmi sono stati appositamente diffusi per creare confusione e causare il disastro.
Dopo l’attentato, i familiari delle vittime hanno creato l’associazione “Omagh Support and Self Help”, con un sito internet che pubblica newsletter, resoconti e stralci delle indagini svolte, e provvede ad aiutare le persone coinvolte in attentati dinamitardi in Irlanda e non solo, come ad esempio in occasione dell’attentato di Madrid del 2004. La vicenda di Omagh ha inoltre ispirato diverse canzoni, fra le quali “Peace on Earth” degli U2.
Le prime rivelazioni su quella che è passata alla storia come “la strage di Omagh” del 15 agosto 1998, apparvero sul quotidiano di Belfast “The Irish News”. Si trattava di due articoli firmati dal giornalista Barry McCaffrey, in cui erano esplicite le accuse alla polizia unionista RUC, oggi PSNI, e i riferimenti al coinvolgimento dell’Mi-5, il servizio segreto inglese, il tutto confermato da uno degli infiltrati dello stesso Mi-5 noto con il nome in codice di “Fulton”.
McCaffrey afferma che “Fulton” sarebbe stato disposto a consegnare le registrazioni effettuate all’insaputa dei propri referenti dei servizi inglesi, nelle mani di Nuala O’Loan, Ombudsman dell’Irlanda del Nord. Nei circa 30 nastri magnetici sarebbe evidente il pilotaggio della Sezione Politica del RUC, del “Military Intelligence” e dell’Mi-5, i cui agenti controllavano lo stesso “Fulton”, che per oltre vent’anni ha operato sotto copertura all’interno dell’IRA, l’organizzazione indipendentista irlandese, e poi nel nuovo RIRA, gruppo armato repubblicano in aperta opposizione al processo di pace e autore materiale della strage.
“Fulton” aveva ripetutamente avvertito i propri referenti sulla preparazione dell’attentato, ma non era stato ascoltato. Inoltre sarebbero state proprio le rivelazioni di “Fulton” a fare aprire le indagini sull’autobomba di Omagh da parte del funzionario O’Loan, concluse con un rapporto ufficiale il 12 dicembre 2001. I risultati delle indagini accusano manifestamente l’operato del RUC, diretto da Sir Ronnie Flanagan, di inefficienza e depistaggio, per aver fatto sparire degli importanti documenti probatori. Il rapporto O’Loan causò poi l’apertura di una nuova indagine, nella quale Sir Flanagan negava qualunque coinvolgimento e giudicava prive di credibilità le rivelazioni di “Fulton”.
A questo punto, “Fulton” uscì allo scoperto e parlò apertamente della propria attività di spia come membro di un gruppo di infiltrati composto da 16 persone, tutti “licenziati” e dimenticati dai servizi inglesi poiché, dopo gli “Accordi di Belfast”, il loro operato non era più necessario dal momento che la “Guerra Segreta” era da considerarsi conclusa e, anzi, controproducente ai fini del processo di pacificazione.
“Fulton”, divenuto il portavoce della squadra di infiltrati, consegnò un primo nastro al quotidiano “The Irish News”, nel quale è registrata una conversazione avvenuta in Scozia nel 1995 con un ufficiale di cui fa anche il nome, suo referente e appartenente al CE (Custom & Excise, l’organismo di controllo porti e dogane, facente parte dei servizi segreti), nel quale lamentava il fatto che alcune rivelazioni fatte all’Mi-5 avevano messo in serio pericolo la propria copertura. Come risposta, l’ufficiale inglese disse che “Fulton” non aveva alcun diritto di protestare e che la copertura poteva essere fatta saltare volontariamente al fine di proteggere quella di altri agenti che avevano compiti di maggiore responsabilità e importanza.
Al giornalista McCaffrey, che ha ripetutamente chiesto al CE un’opinione sull’episodio, non è stata data alcuna smentita o conferma, solo un secco “no comment”. “Fulton” annunciò di voler consegnare altre registrazioni ai giornali, alcune delle quali accuserebbero non solo la polizia irlandese, il Military Intelligence e l’Mi-5, ma anche la Sezione C-16 dello stesso RUC, ovvero la Squadra Anti-estorsione. Nei fatti, sarebbe un vero e proprio scandalo, che confermerebbe le operazioni “coperte” effettuate dai servizi segreti inglesi per oltre trent’anni.
Sull’esempio di “Fulton” anche altri ex agenti infiltrati hanno deciso di rompere il muro di silenzio, e perfino un ex ufficiale della Sezione Politica del RUC, Johnstone Brown, che ha confermato il coinvolgimento della polizia irlandese nell’assassinio dell’avvocato nazionalista Patrick Finucane nel 1989. Le affermazioni di Brown furono poi confermate da altri infiltrati della squadra “Fulton”.
Altri agenti sotto copertura, come Martin Ingram e Brian Nelson, hanno collaborando con il magistrato Stevens, titolare dell’inchiesta sulle azioni illegali della FRU (Force Research Unit) del Military Intelligence britannico, fra cui pare non siano poche le uccisioni su commissione di militanti dell’IRA e nazionalisti di rilievo.
Recentemente, anche Raymond Gilmour, infiltrato nell’IRA, e William Carlin (capo del gruppo sotto copertura, noto come “Talpa”) hanno annunciato di voler rivelare i nomi degli agenti che agivano ancora sotto copertura nella comunità indipendentista e nazionalista irlandese, per portare l’attenzione del governo di Londra il fatto che, non avendo i servizi segreti riconosciuta la loro opera come incarico governativo alle dipendenze della corona inglese, non riconosceva loro alcun diritto di pensionamento e protezione dopo oltre vent’anni di missioni, lasciandoli a sé stessi ed esposti alle vendette dello stesso IRA in caso di riconoscimento. Va da sé che, in caso il governo britannico riconoscesse le loro richieste, sarebbe come ammettere di aver pilotato una “sporca guerra” con azioni ufficialmente illegali.
“Fulton” nel frattempo è andato avanti, facendo recapitare una lettera direttamente alla residenza del primo ministro, Downing Street n.10, nella quale denunciava tutte le azioni criminose dei servizi segreti inglesi che non hanno esitato a decretare la morte di molti cittadini irlandesi per proteggere le missioni coperte, facendo nomi e cognomi dei vari ufficiali che all’epoca erano i referenti del gruppo di infiltrati nelle organizzazioni lealiste dell’Ulster. Il “No-Comment” di Tony Blair ha spinto i reduci del gruppo “Talpa” a intentare una causa legale allo Stato britannico. Intanto l’IRA ha scoperto alcuni ex infiltrati, come Joseph Fenton e William Stobie, uccisi per vendetta.
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