(Fonte: https://filosofiaattiva.wordpress.com).
Iliade e Odissea, i grandi poemi epici Omerici, di cui ognuno di noi porta con sé il ricordo delle letture scolastiche. Vivo è ancora nella mia memoria le immagini delle vicende belliche, dei duelli tra i grandi eroi descritte nell’Iliade, rievocati in modo hollywoodiano nel film Troy, oppure delle avventure e sventure patite dal povero Ulisse, nel viaggio di ritorno alla sua Itaca, nell’Odissea.
Un poema epico è una narrazione che descrive la storia mitica di un popolo o di un personaggio ed è così che ci sono proposti durante la formazione scolastica, omettendo che al di là della semplice storia vi sia qualcosa di più profondo. Credo che per il greco del V° secolo A.C., quando il poema era la sua principale base di formazione, contenesse una profondissima simbologia, che è stata in parte riscoperta dalla psicologia e dalla psicoanalisi. Infatti i poemi sono due enciclopedie dei caratteri e dei sentimenti umani a cui far riferimento per costruire la propria vita.
Un piccolo ma grande esempio è sicuramente quello offerto da Achille ed Ettore i due protagonisti dell’Iliade, i due nemici per definizione, che si fronteggeranno fino al loro duello finale e che vedrà soccombere Ettore sotto i terribili colpi del semidio Achille.
Achille, giovane e forte, è un semidio, rappresenta l’immagine del disordine, del caos che caratterizza l’età giovanile, quella della ribellione ai padri, al potere supremo degli anziani.
Ma Achille è anche l’amore per Patroclo, suo amico e compagno di battaglie, simbolo di quel rapporto di tipo omosessuale che nella Grecia classica contraddistingueva il rapporto tra maestro e discepolo, tra erastes (amante) ed eromenos (amato). Indubbiamente un amore passionale, come solo l’età giovanile riesce ad esprimere, un amore forte che riesce a scuotere l’apatia di Achille nei confronti della guerra, provocata dal furto della schiava Briseide, da parte di Agamennone.
E’, quello di Achille, un rifiuto di collaborare alla guerra degli Achei contro i Troiani, per difendere la “timè”, il proprio onore. Solo la morte di Patroclo infatti riporterà a combattere Achille, un rientro sul campo di battaglia che avrà il carattere caotico della vendetta nei confronti di Ettore, colpevole di aver ucciso Patroclo, e quindi un intervento che è mosso da un proprio interesse personale e non un ritorno all’obbedienza, un rientro nelle fila degli alleati secondo una norma di comportamento.
Riassumendo Achille è il simbolo della gioventù, del disordine, del caos, della forza e della violenza, dell’amore forte e passionale nei confronti del proprio amante. Probabilmente potremmo vedere in questa figura i caratteri dello spirito dionisiaco, caratteri cari al filosofo Nietzsche.
Il contraltare di Achille e suo nemico implacabile è Ettore, l’eroe troiano su cui ruota l’epopea omerica dell’Iliade.
Se Achille è il dionisiaco, Ettore è l’apollineo, è l’ordine, il servire la propria patria e la propria famiglia. A differenza del suo nemico egli è uomo a tutti gli effetti, e come uomo è capace di gesti eroici ma anche di ripensamenti, di momenti di paura che lo portano anche a fuggire.
Ettore è sposato con Andromaca che le ha donato un figlio, egli è il simbolo dell’amore coniugale, dell’amore casto ed ordinato tra marito e moglie. Come non ricordare l’addio poetico sulle mura di Ilio, nel canto VI, con quale grazia è espresso il dolore della separazione definitiva, dovuto alla futura morte dell’eroe. Non si avverte passione nell’ incontro da parte di Ettore, egli è il “pater familias” che provvede al sostentamento ed alla difesa del nucleo familiare, così come della patria.
Vedo nella figura di Ettore il simbolo dell’eroe positivo, quello che si fa carico dei problemi e che silenzia il proprio egoismo per difendere il bene comune. Un eroe con i caratteri apollinei che sicuramente era preso come esempio del comportamento leale di un uomo maturo nella Grecia classica.
Achille ed Ettore sono eroi che sembrano lontani da noi anni luce, ma che in realtà, in quanto uomini, ci sono vicinissimi nei loro pregi e nei loro difetti, nella simbologia dei tipi umani che essi rappresentano.
Oggi, come per i greci di 2500 anni fà, nelle pagine Omeriche si possono trovare tentativi di risposta alla domanda fondamentale di quale sia la posizione dell’uomo nell’ universo, che sarà il tema dominante della filosofia greca e che trovano nelle pagine epiche un primo delinearsi.
(Fonte: https://filosofiaattiva.wordpress.com).
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