Continuano le aggressioni dei Maomettani nei confronti di aderenti ad altre religioni, soprattutto quella cristiana. Certo, rientra nella loro mentalità, deformata dal Corano e dai suoi “comandamenti”. Ma è il caso di chiederci se, oltre a ciò, non influisca anche il tipo di vita e le eccessive libertà che contrastano con i loro principi e caratterizzano, oggi, il mondo occidentale. Dove il Cristianesimo sembra aver perduto senso e valore: molti lo ignorano del tutto, altri lo ritengono superato e ne contestano la dottrina morale. Ne consegue l’abbandono della pratica religiosa e la scarsa partecipazione alla Messa domenicale, frequentata ormai quasi esclusivamente da anziani, donne e bambini. Notevole anche il calo numerico delle vocazioni sacerdotali e religiose, nonché l’aumento dei non battezzati. Un vuoto etico cui corrisponde l’ormai diffusa tendenza a fare ciò che piace e a vivere in funzione dei propri gusti e piaceri personali; quel “relativismo” che fa sì che, nel 2000 in Italia, il 32,5% dei connazionali riteneva ammissibile l’aborto, il 35,4% l’eutanasia, il 63,4% il divorzio, il 77,2% i rapporti prematrimoniali, il 38,4% le esperienze omosessuali. Dati ai quali si aggiungono le sempre più frequenti conversioni ad altre religioni. Non va meglio in Europa e negli Usa: non a caso, Giovanni Paolo II nel 1999 si rivolse ai Vescovi tedeschi con queste parole: “Gesù Cristo è sempre meno rilevante. A dispetto del prestigio pubblico e internazionale di cui oggi la Chiesa gode… la sua capacità di comunicare e diffondere la fede in Gesù sembra diminuire di giorno in giorno, sia nei Paesi di tradizione non cristiana… sia nei Paesi di tradizione cristiana, dove il calo dei praticanti è sotto gli occhi di tutti”. Con il risultato di arrivare a quella centralità dei piaceri e desideri dell’uomo che trova le sue origini nel comunismo sovietico che considerava la religione come una droga (“oppio dei popoli”).
Una scristianizzazione che influisce notevolmente sui comportamenti sociali e sulle decisioni politiche: non a caso la parola inglese “Christmas” è stata trasformata in Xmas; e, nella nostra Penisola, si moltiplicano le scuole che hanno sostituito la dicitura “vacanze di Natale” con “pausa invernale” ed abolito i relativi canti religiosi, per non offendere i non Cristiani. O addirittura imposto di togliere il Crocifisso dalle classi, come sentenziò, nell’ottobre 2003, il Tribunale dell’Aquila. Anche in altri Paesi dell’Occidente aumentano gli attacchi alla cristianità: negli Stati Uniti, in tempo di Natale non si contano gli assalti ai presepi. E, a Parigi,moltisono insorti contro l’inaugurazione di un sagrato dedicato a Giovanni Paolo II. Senza contare gli estensori della Costituzione europea, che preferirono non fare accenno alle radici storicamente cristiane della civiltà continentale. Decisioni ed azioni che spinsero lo scorso anno Benedetto XVI ad istituire il Ministero per l’evangelizzazione dell’Occidente, affidandolo a Monsignor Rino Fisichella.
Comportamenti, abiure, discriminazioni ed irreligiosità che contrastano con il modo dei Musulmani più intransigenti di sentire e vivere la fede, nonché con le sue convinzioni circa il ruolo delle donne, la supremazia dell’uomo e l’apostasia. L’Islam è religione patriarcale, maschilista e violenta. Riconosce lecita la poligamia ed ammette il ripudio ma solo agli uomini. Condanna l’omosessualità e tratta le donne da schiave, obbligandole a portare il burka o lo chador, maltrattandole e sottomettendole, anche se ancora giovanissime, a matrimoni forzati ai quali non possono rifiutarsi, pena la morte da parte degli stessi familiari. E costringendole a farsi Musulmana, se seguace di un’altra dottrina, benché, secondo il Corano, non debbano cambiare la loro religione, “purché vivano castamente, senza fornicare e prendersi amanti”. Anche i Maomettani si dividono in sette, l’una contro l’altra armata. Ed in entrambe gli estremisti sono tanto convinti che la loro sia l’unica religione a poter colmare il vuoto religioso dell’Occidente, soprattutto dell’Europa che, secondo loro, non ha più anima, è diventata pagana e vive, in nome della libertà, un razionalismo svuotato da ogni valore etico e dove le donne sono parificate agli uomini; ritengono, quindi, di doverlo convertire, proprio perché reputano segni di decadenza l’apertura mentale, la tolleranza, l’amore, il perdono, l’uguaglianza dei sessi, la libertà dei costumi e i valori democratici che lo caratterizzano.
Non a caso, un documento pubblicato intorno al 1996 prescrive il passaggio dell’Europa dal Cristianesimo all’Islam entro il 2050; nel secolo successivo quello di tutto il mondo. Come dire spazzare via la cosa più preziosa dell’Occidente, ovvero la libertà di pensiero e di espressione, conquiste della società moderna da difendere e salvaguardare, senza però scivolare, in nome di ipotetici diritti, nella lussuria, nel libertinaggio, nella sessualità precoce, nei frequenti aborti, nel rifiuto delle regole morali del passato e di quelle disposizioni emanate dai Governi di Olanda, Belgio, Spagna, Norvegia, Canada, ed alcuni Stati degli Usa che consentono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, nonché, spesso, l’adozione di figli da parte di coppie gay. In caso contrario, diventerà sempre più certo lo scontro di civiltà ed il rischio di islamizzazione della nostra società. C’è solo un modo per salvarla: renderla più umana, soprattutto meno succube di quel relativismo che oggi la infetta e che rinnova nei Musulmani l’intolleranza, oggi più che mai imperante, nei nostri confronti. E che porta al terrorismo attuato in nome di Maometto, contro chi crede in Gesù, maestro dell’amore.
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