Sociologo e politico acuto, intuì in tempi non sospetti il pericolo di un’islamizzazione dell’Europa, e per questa ragione venne barbaramente assassinato. Omosessuale, ex anarchico libertario e individualista, anche dopo la sua morte venne marchiato dai soloni ‘progressisti’ alla stregua di uno xenofobo nazista. La sua colpa? Quella di avere avuto il coraggio di non uniformarsi al ‘pensiero unico’ dominate, al ‘buonismo’ degli sciocchi.
L’olandese Wilhelmus Simon Petrus Fortuyn (Velsen, 19 febbraio 1948 – Hilversum, 6 maggio 2002) è stato indubbiamente quello che si suole dire un grande uomo. Fu un acuto sociologo e ottimo conoscitore dell’islam e, sia pur nella sua breve esistenza (venne assassinato nel 2002 da Volkert van der Graaf, un estremista ambientalista filo-islamico), anche un grande politico. Ha saputo intuire prima di altri il malessere comune che stava circolando non solo in Olanda, ma in tutta Europa. Le sue analisi politiche e sociali sono state in grado di prevedere, con anni di anticipo, ciò che sarebbe successo negli anni a venire. Un esempio per tutti è il libro “Contro l’islamizzazione della nostra cultura”, scritto nel 1997 e successivamente integrato nel 2001, dove anticipava l’ondata di immigrazione di massa dai Paesi musulmani verso l’Occidente. Fortuyn non si è mai limitato a raccontare la sola realtà dei fatti, ma con spirito critico ed analitico riusciva a tracciare la strada più giusta da intraprendere per la risoluzione dei problemi, prima di correre il rischio di arrivare ad un punto di non ritorno. Tutto ciò si basa su una ricetta semplice, alla portata di tutti: intraprendere la strada della presa di coscienza, della consapevolezza, della realizzazione oltre che di se stessi anche della collettività. La storia di questo grande leader dagli ideali di liberalismo ottocentesco stile anglosassone, dimostra come il “pensiero unico” (la mancanza di un contraddittorio) generi il pregiudizio, e proprio lo stesso Fortuyn ha pagato le conseguenze di queste idee sbagliate, lui omosessuale ex marxista, ex anarchico libertario e individualista, marchiato dai soloni ‘progressisti’ alla stregua di uno xenofobo nazista. La sua colpa è stata solo quella di avere avuto il coraggio di non uniformarsi al ‘pensiero unico’ dominate, al ‘buonismo’ degli sciocchi.
Con rammarico, e a conferma di quanto detto, ascoltiamo o leggiamo ancora descrizioni distorte del pensiero di Fortuyn, ma è lecito chiedersi se coloro che hanno consumato così tanto inchiostro per raccontare un Fortuyn xenofobo, si siano mai soffermati a leggere in primis le sue opere ed approfondire il suo pensiero. La realtà è un’altra, le loro teorie diffamanti sono soltanto il frutto di una rilettura di quanto scritto in passato, di quanto già ascoltato da persone che hanno ‘raccontato’ la storia di questo politico senza averlo analizzato correttamente, anzi, distorcendone e calunniandone di proposito la sua stessa essenza. Nulla di che stupirci. Viviamo ormai in un mondo dominato dalla dittatura del “politically correct”, che prevede verità addomesticate dal luogo comune, e verità impronunciabili in quanto contrarie al moralismo e all’ipocrisia ‘buonista’.
Pertanto, chi come Fortuyn, ha posto le regole in primo piano per affrontare l’inevitabile scontro tra Civiltà occidentale e Cultura islamica, ed in generale per affrontare la perdurante massiccia ‘invasione’ musulmana del Vecchio Continente, venne automaticamente definito dalle lobby del pensiero conformista di sinistra come ‘intollerante’xenofobo. Quel pensiero becero che, di fatto, ha armato la mano dell’assassino di Fortuyn
Ma fermiamoci qui e ricordiamo Fortuyn con uno stralcio del suo pensiero: ”Un buon dibattito nasce dalla disponibilità a comprendere e dalla capacità di immedesimarsi nelle posizioni altrui. Il problema alla base è quello di valutare e di giudicare le idee degli altri con umiltà. Questa disponibilità ci permette di comprendere le idee altrui ed avere un atteggiamento che prelude ad una ricerca del come e del perché. Dopo ciò si potrà lavorare insieme rispettandoci”. Un’elucubrazione uscita dalla bocca di uno xenofobo fascista? Non ci sembra proprio.
Nonostante le non poche campagne diffamatorie orchestrate dai media italiani, Pim Fortuyn amava molto il nostro Paese. Tanto è vero che, dopo i funerali, di rito cattolico celebrati in Olanda, nel paese natale, il suo corpo venne traslato e sepolto a Provesano, frazione di San Giorgio della Richinvelda, in provincia di Pordenone, dove aveva una casa. Tale fu infatti la volontà di Fortuyn, espressa quando egli era ancora in vita. Sulla tomba è inciso il seguente epitaffio: Loquendi libertatem custodiamus (“custodiamo la libertà di parola”).
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