I dirigibili furono tra i protagonisti delle esplorazioni del polo nord negli anni 1920-1930, dal volo del Norge (1926) alla tragica epopea dell’Italia del comandante Umberto Nobile (1928). Meno conosciuto oggi, ma coronato da un enorme risonanza all’epoca, fu il volo dalla Germania alla Russia sovietica e l’Artico del dirigibile tedesco LZ 127 Graf Zeppelin. Questa spedizione scientifica ebbe anche una rilevante importanza politica, mostrando spettacolarmente al mondo l’entente tedesco-sovietica, che aveva portato le due nazioni ad avviare una proficua collaborazione economica e militare; basti pensare all’importanza del centro sperimentale di Kazan, in Russia, per le nascenti – e segrete, visti i limiti allo sviluppo di tali armi del vessatorio trattato di pace di Versailles – forze meccanizzate tedesche. Il viaggio del dirigibile, agli ordini dell’esperto comandante Hugo Eckener, che coprì una distanza di 13.310 chilometri in 136 ore di volo tra il 24 e il 31 luglio 1931, permise di ottenere una mole enorme di dati scientifici (furono compiute osservazioni sugli strati superiori dell’aria e misurato il campo magnetico terrestre nell’Artico) e cartografici da parte del team multinazionale di scienziati tedeschi, sovietici, americani e svedesi a bordo: era inoltre imbarcato anche il noto giornalista e scrittore Arthur Koestler, in seguito autore del romanzo di denuncia dei crimini dello stalinismo Buio a mezzogiorno (1940). Le osservazioni metereologiche furono compiute dai professori Pavel Molchanov, russo, e Ludwig Weickmann, tedesco, tramite delle radiosonde ideate dallo scienziato sovietico, mentre la misurazione del campo magnetico fu effettuata tramite appositi strumenti da scienziati e tecnici svedesi e della Guardia Costiera statunitense; i rilievi topografici e cartografici furono invece condotti dal professore tedesco Aschenbrenner grazie a una eccezionale apparato fotografico panoramico a nove lenti, capace di scattare automaticamente nove fotografie ogni pochi secondi, registrando l’ora e l’altitudine degli scatti. Il volo del dirigibile fu preparato meticolosamente, come anche il suo equipaggio; l’aeromobile fu alleggerito il più possibile per migliorarne le prestazioni di volo, e furono imbarcate anche ampie dotazioni di dotazioni e provviste d’emergenza, per essere in grado di affrontare qualunque situazione, anche la più infausta.
Così, il 24 luglio 1931, il Graf Zeppelin, estratto dal suo lungo hangar a Friedrichshafen e mollati gli ormeggi, partì per la sua avventura polare: la prima destinazione fu l’aeroporto di Berlino-Staaken, raggiunto in otto ore; quindi, il 25 luglio lo Zeppelin partì per Leningrado, sorvolando la Svezia, l’Estonia e la Finlandia, arrivando sopra la città russa la sera stessa, atterrando tra l’entusiasmo dell’intera cittadinanza. Quindi, il 26 iniziò la parte più avventurosa del viaggio: il volo verso l’Artico, sino a incontrare un rompighiaccio sovietico, il Malyguin.
Bel primo piano di due dei cinque motori dello Zeppelin.
L’aeronave, alzatasi maestosamente in volo, puntò verso nord, sorvolando le foreste e la tundra del nord della Russia, superando il Circolo Polare Artico e volando sul Mar Bianco oltre la penisola di Kola. Nel tardo pomeriggio del 27, il Graf Zeppelin raggiunse l’Isola di Hooker nella Terra di Francesco Giuseppe: avvistato il rompighiaccio Malyguin, il dirigibile si abbassò sul mare, per consegnare e ricevere alcuni sacchi di corrispondenza con affrancature celebranti l’evento: buona parte dei finanziamenti per la spedizione, come per altri voli degli Zeppelin, provenivano proprio dai collezionisti filatelici! Tra le personalità a bordo del rompighiaccio vi era anche lo sfortunato Nobile, che si congratulò con i suoi colleghi esploratori. Dopo i rilievi meteo e cartografici, che permisero in seguito di correggere numerosi errori nelle mappe dell’Artico, e raggiunta l’Isola del Principe Rodolfo, a 490 miglia dal Polo Nord, fu sorvolata, sempre effettuando rilievi cartografici, la Severnaya Zemlya e la Novaya Semlya. Iniziò quindi il viaggio di ritorno, che portò la spedizione a Berlino, dove fu accolta trionfalmente, giungendo infine a Friedrichshafen la mattina del 31 luglio 1931. Dieci anni dopo, nell’estate del 1941, questa spedizione e l’avvicinamento politico che l’aveva permessa, erano un ben lontano ricordo, perso tra il feroce ringhiare dei motori dei Messerschmitt e dei Rata duellanti, tanto diverso dal raccolto mormorare dei Maybach che spingevano adagio il Graf Zeppelin mentre scivolava cautamente tra cielo e mare, circondato dai ghiacci eterni.
Note e caratteristiche tecniche del LZ-127 Graf Zeppelin.
Primo volo: 18 settembre 1928
Ultimo volo: 18 giugno 1937
Il Graf Zeppelin trasportò nei suoi 590 voli un totale di 34.000 passeggeri, dei quali 13.110 paganti, percorrendo più di 1.500.000 chilometri e trasvolando l’Oceano Atlantico 143 volte e il Pacifico una volta.
Equipaggio: 36
Passeggeri: 20
Carico utile: 60 tonnellate
Lunghezza: 236 metri
Diametro: 30.5 metri
Volume: 105.000 metri cubi (75.000 di gas di sostentamento e 30.000 di gas per la propulsione)
Motori: 5 motori Maybach VL-2 a 12 cilindri dalla potenza massima di 550 cavalli ognuno, per una potenza massima totale di 2.650 cavalli
Velocità massima: 128 km/h
Autonomia: 12.000 chilometri
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