Sul mistero di Gilles De Rais probabilmente non sarà mai fatta veramente, assoluta luce. Gilles è un nobile francese del XV secolo, un ufficiale militare che ha combattuto come suo luogotenente al fianco di Jeanne D’Arc. Un guerriero nato che al termine della Guerra dei Cento Anni, si ritrova ad essere uno degli uomini più ricchi e potenti della Francia. Ottenuta la carica nobiliare di Barone si può anche ritenere che la sua “caduta” sia stata causata dalla sua stessa ingenuità politica e dal suo edonismo, cose che lo portarono a dissipare la gran parte dei propri averi.
Putroppo Gilles è ricordato oggi per la sua “presunta” follia omicida, il che ci porta a chiederci quale sia il tenue confine tra la pazzia e il potere in personaggi storici che hanno vissuto eventi epocali. E’ un dato di fatto che il Maresciallo di Francia “impazzisca” dopo la morte sul rogo della Pulzella. Si dice inoltre che il Barone si attorniasse di stregoni e alchimisti, con i quali cercava di tramutare il piombo in oro.
Arrestato e torturato, Gilles confesserà i suoi crimini. E’ tuttavia possibile che De Rais sia stato accusato con prove artatamente costruite e condannato da un tribunale corrotto.
Gilles nasce nel 1404, presumibilmente a Champtoce, uno dei tanti castelli di proprietà della sua famiglia, chiamato la Torre Nera.
La Francia è ancora in guerra con l’Inghilterra quando a Parigi regna Carlo VI, Il Pazzo. Carlo è malato di schizofrenia, porfiria e disturbi bipolari. Sono note a tutti le sue “crisi”, durante le quali il Re attaccò e uccise i soldati che gli facevano da scorta. Durante un’altra crisi, Carlo dimenticò il suo nome, di essere re e fuggì dalla moglie, non riconobbe i figli e vagò per il palazzo ululando, rifiutandosi di fare il bagno per mesi convintodi essere fatto di vetro.
Gli archivi descrivono Gilles come uno studente capace ed esperto nel campo militare, quanto goffo nelle arti politiche. Il 25 ottobre del 1415, giorno di San Crispino, i due eserciti, francese e britannico, si fronteggiano sul campo di battaglia di Agincourt. Uno dei cavalieri trucidati dagli inglesi è Amaury De Craon, zio di Gilles De Rais.
Fu la prima delle tre perdite significative che il giovane Gilles subirà in quegli anni. E che, probabilmente, faranno di lui il presunto “barbablù” futuro.
Sua madre muore durante l’Epifania dell’anno dopo. Suo padre, Guy, muore pochi mesi dopo, ucciso da un cinghiale durante una battuta di caccia. Così Gilles viene affidato alle cure del temibile nonno Jean De Craon che è un abile politico e cospiratore, privo di scrupoli quanto dotato di sfrenate ambizioni ed è il secondo uomo più ricco di Francia.
La sua influenza negativa si riversa immancabilmente sul nipote. E’ pensabile che Gilles abbia sviluppato proprio in questo periodo la follia che esploderà in età adulta.
Nell’anno del Signore 1429, Gilles De Rais diventa primo generale di Giovanna D’Arco.
Insieme i due riescono a liberare Orleans e a scortare il nuovo erede al trono fino a Riems, la città dell’incoronazione dei Re. Di lì a poco, nel 1432, anche Jeanne cade vittima delle macchinazioni di un consigliere del Re e viene bruciata come eretica, mentre il nonno di Gilles, Jean De Craon, muore di malattia.
Sul letto di morte, l’uomo si pente di aver vissuto in maniera immorale e di aver cresciuto una persona spietata come suo nipote. Nel testamento, per farsi perdonare di tutto il male compiuto, l’uomo lascia tutte le proprietà ai contadini, mentre i soldi vengono destinati a due ospedali. Al nipote viene lasciata la sua grande spada.
Tornato a vivere a Champtoce, Gilles nel 1432 si trasferisce con i suoi cortigiani al castello di Machecoul.
La prima ( e l’unica ad essere accertata ) vittima è un anonimo garzone di dodici anni, che un cugino di Gilles aveva mandato al castello per consegnare un messaggio. Si dirà poi che vestiti con gli abiti migliori e invitati a un banchetto, i bambini venissero trascinati dopo il pasto in una stanza segreta, dove sono ammessi solo De Rais e i suoi servitori più fedeli.
Qui la vittima di turno verrebbe appesa ad un gancio di ferro e quindi stuprata. Tra una violenza e l’altra, Gilles De Rais toglierebbe il ragazzo dal gancio consolandolo. Ad un certo punto, durante uno di questi momenti di conforto, il ragazzo verrebbe ucciso decapitandolo o con taglio della giugulare. A volte smembrato, preso a bastonate fino ad ucciderlo. Si dice addirittura l’assassino sieda sulla pancia delle sue vittime ridendo nel vederli soffocare. I corpi vengono poi cremati e gettati nel fossato.
Gilles non è solo. Agisce con i suoi cortigiani, uno di questi è il cugino, Gilles De Sille, che gli manda molti bambini come il messaggero che ha dato inizio alla carneficina. Un altro “procacciatore di vittime” è Roger Briqueville, mentre un’anziana donna, soprannominata “La Meffraye”, si aggira per i borghi rapendo i figli dei contadini.
Tutte queste persone confesseranno i loro crimini durante il processo al Barone De Rais e saranno giustiziate.
Dapprima il misticismo e la religione, la magia e l’alchimia dopo ebbero un ruolo primario nella vita di Gilles De Rais. Ed è proprio il conflitto tra questo suo aspetto mistico ed i crimini che avrebbe confessato sotto tortura che spinge molti studiosi e storici a dubitare della reputazione criminale che accompagna il suo nome da molti secoli.
Fervente e generoso sostenitore della Chiesa, De Rais fa edificare alcune cappelle e una cattedrale, stipendiandone anche i sacerdoti. In qualità di compagno d’armi di Jeanne D’Arc, è stato testimone dei suoi miracoli e delle sue profezie e quindi anche per questo a Gilles, che è un uomo del tardo Medio Evo, non è mai risultato difficile credere nel soprannaturale, in un mondo fatto di demoni ed angeli che si combattono in terra e nei cieli.
Il Barone di Rais in crisi mistica ed economica, diventa forse facile preda di presunti alchimisti e non ammetterà mai di essere stato manipolato e raggirato numerose volte. Oltre all’alchimia, De Rais è interessato all’evocazione di demoni per ripristinare le sue ricchezze e riavere l’antico potere.
Per tale motivo, nel 1439, fa venire da Firenze un certo Francesco Prelati che ha la fama di essere il più noto negromante italiano.
Un giorno di maggio, verso mezzanotte, Prelati disegna un grande cerchio sul pavimento e comincia a tracciare strani simboli magici al suo interno. De Rais tiene tra le braccia un libro di formule magiche, insieme con altri presenti ai quali viene intimato di non farsi per nessun motivo il segno della croce durante il rito. Per tutta risposta, Gilles caccia via tutti i presenti e chiede di rimanere solo con l’evocatore.
Prelati durante la cerimonia dichiara che Barron, un demone molto potente, si è messo in contatto con lui pretendendo il cuore, gli occhi, le mani e il membro di un bambino.
Senza più alcun potere, a soli trentasei anni, senza denaro sufficiente per pagare delle truppe, Gilles De Rais è ormai una preda facile e ambita da molti dei feudatari vicini, che desiderano ardentemente entrare in possesso dei suoi terreni.
Cominciano così certamente ad essere tessute delle intricate trame e per il Barone suona l’ora fatale. L’inizio della fine avviene nei primi mesi del 1440, quando Gilles, messo insieme un piccolo esercito di mercenari, fa irruzione nella chiesa di St. Etienne de Mermorte durante la Messa. Brandendo un’ascia, Gilles reso folle, prende in ostaggio il prete, fratello di un nobile che aveva occupato un suo castello, pretendendo la restituzione della sua proprietà.
E’ a questo punto che i nemici di Gilles decidono che il rivale sia andato troppo oltre e vada tolto di mezzo ad ogni costo.
Jean V, Duca della Bretagna, fratello del prete sequestrato, forma un’alleanza con il Vescovo di Nantes, avverso alla famiglia De Rais da molto tempo.
Malestroit raccoglie deposizioni e informazioni da sette persone vicine al Barone, mettendo insieme tutte le informazioni utili tra le quali il “grimorio” scritto con il sangue dei bambini per invocare i demoni e le torture dei giovani contadini.
Nel luglio del 1440, viene pubblicato il documento di accuse su Gilles De Rais redatto dal Vescovo.
Nel rapporto, Malestroit asserisce: “Milord Gilles de Rais, cavaliere, signore e barone posto sotto la nostra giurisdizione, con certi complici tagliò le gole a molti giovani e ne uccise atrocemente degli altri. E’ stato dichiarato che lui ha praticato con questi bambini la sodomia. Spesso ha cercato di convocare a sé degli esseri infernali, facendo anche sacrifici umani in loro nome, e ha perpetrato altri orrendi crimini sempre restando entro i limiti della nostra giurisdizione…”
Gilles si barrica nel castello di Tiffauges. Lui è Maresciallo di Francia, nessuno avrà mai il coraggio di sfidarlo e di presentarsi al castello per accusarlo di eresia e omicidio. Solo Poitou e i due negromanti Prelati e Blanchet rimangono fedeli a De Rais, attendendo il loro fato nel castello.
Ad agosto, il Conestabile di Francia, prende possesso del castello di Tiffauges e chiede il permesso alle autorità di arrestare De Rais, che nel frattempo si è rifugiato a Machecoul.
Il Duca di Bretagna si presenta così al castello di Machecoul e prende in custodia sia il Barone che i suoi servitori. De Rais viene condotto a Nantes, dove un tribunale lo interroga sull’assalto alla chiesa di St. Etienne de Mermorte. Nessun fa cenni agli omicidi di bambini o alla passione per il soprannaturale.
Il 13 ottobre 1440, i giudici basandosi sulle testimonianze raccolte, accusano formalmente De Rais di trentaquattro omicidi, di sodomia, di eresia e di assalto contro un ecclesiastico. Convocato di fronte al tribunale per rispondere ai capi d’accusa, Gilles De Rais attacca verbalmente le persone che lo stanno interrogando, definendoli simoniaci e dichiarando di preferire l’impiccagione immediata piuttosto che parlare con loro. Gli ecclesiastici di Nantes lo scomunicano.
Atto crudele questo che fa vacillare l’uomo di grande fede che è Gilles, preoccupato adesso della propria anima. Per questo l’imputato, giorni dopo e visibilmente provato, riconosce l’autorità della corte e, inginocchiato e in lacrime, chiede umilmente perdono. Il Vescovo, avendo ormai ottenuto la sua collaborazione, lo riammette prontamente nella Chiesa.
Nonostante sia De Rais sia i suoi complici abbiano accettato di collaborare, l’accusa ottiene che Gilles venga torturato presso La Tour Neuve, per avere la certezza che l’imputato confessi tutto.
Poche ore dopo il Barone, si dichiara disponibile a consegnare a Pierre De L’Hopital e al Vescovo una confessione dettagliata e firmata, confessione nella quale Gilles scagiona i propri complici, dichiarandosi unico colpevole e responsabile. Confessa inoltre di aver agito per soddisfare i propri bisogni carnali e i propri vizi, senza altri scopi.
La confessione non contiene l’ammissione di aver tentato di evocare un Demone. Per riuscire a condannare a morte il Maresciallo però, i giudici hanno bisogno di una confessione anche di “eresia”. Perciò minacciano di tortura anche il negromante italiano, Prelati, che prontamente confessa di aver aiutato Gilles a invocare un Demone.
Condannato al carcere a vita, Prelati riuscirà ad evadere qualche anno dopo, ma, tornato a fare il mago, verrà definitivamente catturato, condannato per eresia e impiccato.
La settimana successiva, il Barone ripete la sua confessione alla corte ecclesiastica, che nuovamente lo scomunica. Sarà di nuovo il Vescovo di Nantes a riaccoglierlo nella Chiesa qualche giorno dopo, promettendogli una sepoltura in terra benedetta.
Il tribunale quindi, condanna Gilles ed i suoi complici ad essere impiccati, mentre i loro corpi saranno arsi sul rogo.
De Rais chiede e ottiene di essere giustiziato per primo, per dare il buon esempio ai propri servitori il 26 ottobre 1440. Prima della propria esecuzione, Gilles tiene alla folla un lungo sermone su quanto sia pericoloso educare in maniera diabolica i giovani. Ammette i suoi peccati ed esorta gli astanti ad allevare i loro figli secondo gli insegnamenti della Chiesa.
Il testo intero del sermone è andato perduto, ma gli archivi ne parlano come di un eccellente esempio di umiltà cristiana e di sincero pentimento.
Subito dopo l’impiccagione di Gilles De Rais, il Vescovo mantiene la propria promessa, facendo rimuovere il corpo prima che la pira infuocata lo raggiunga e lo fa seppellire con rito cattolico. In una chiesa che andrà distrutta durante la rivoluzione francese.
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