Oggi vi è una sola superpotenza, gli Stati Uniti, ed una superpotenza “in pectore”, la Cina. Gli altri attori mondiali, alcuni dei quali importanti, sono tutti secondari rispetto ai suddetti giganti. Tale situazione resisterà per altri cinquant’anni, poi si vedrà.
La Russia ha un buon arsenale convenzionale ed una fibra nazionale piuttosto dura, ma è molto debole economicamente (il suo PIL è simile a quello italiano ed il livello di benessere della popolazione è basso in rapporto ai nostri parametri). Inoltre il colosso dell’Est soffre di una crisi demografica che lo rende un gigante sempre più a rischio di svuotamento interno. Mosca detiene sempre un enorme potenziale nucleare, cosa che la rende un attore primario sulla carta, ma nella realtà le atomiche servono a non essere usate (e non è una contraddizione). Tutto ciò si aggiunge al timore secolare che i russi hanno dei cinesi, timori aventi radici profonde quanto la storia di due antichi imperi contrapposti. Questo farà sì che, nel caso di una nuova Guerra Fredda USA-Cina, Mosca si schiererà con Washington. Magari in posizione autonoma onde tutelare il proprio orgoglio, ma poiché la leadership del Cremlino è di scuola pragmatica e non idealista sarà più importante tutelare l’appartenenza dei russi alla Civiltà Occidentale piuttosto che l’orgoglio. L’animo russo ricorda bene il disastro civico e storico della passata dominazione asiatica (il Giogo Mongolo), pertanto tra i mandarini di Pechino ed i discendenti di altri europei trapiantati in Nordamerica sceglierà sempre i secondi.
In estremo oriente Giappone, Taiwan e Corea del Sud hanno economie e forze armate di prima scelta, ma sono assolutamente gregarie agli USA per timore della Cina. Stesso discorso vale per i i meno ricchi Vietnam, Thailandia e Filippine. Tale alleanza di contenimento oceanico è un potenziale “tappo” alle mire navali cinesi, e denota la natura talassocratica degli anglosassoni americani, eredi degli anglosassoni britannici. Si obbietterà che le economie di questi Stati dipendono in gran parte dal commercio con la Cina, il che è vero. Ma è ancor più vero che la geopolitica viene prima dell’economia, specie nei giochi di potere e soprattutto in zone del mondo dove la sovranità nazionale ed il retaggio etno-culturale sono ancora sacri.
L’Europa è un gigante economico, ma in cui ogni Stato pensa a se stesso e che quando usa una voce comune lo fa per favorire alcuni suoi membri (di solito la Germania) e ne danneggia altri (di solito la parte mediterranea tra cui l’Italia). Dal punto di vista militare ha forze e debolezze, ma dal punto di vista del carattere ha la robustezza di una medusa lasciata sui sassi al sole. Pertanto l’Europa sarà, per sua fortuna, destinata ad essere comprimaria degli USA ancora per lungo tempo. Una comprimaria un po’ stizzosa, nello stile del nobile decaduto che guarda dall’alto in basso il giovanotto americano un po’ rozzo, ma che alla fine si accoda alle decisioni di Washington. Ripetiamo: per fortuna, visto il livello della leadership di gran parte delle Nazioni europee.
Africa, India e Sudamerica hanno ormai dimostrato d’essere giganti demografici ed economie non prive d’interesse, ma assolutamente non in grado di competere con la forza geopolitica di USA e Cina (e nemmeno Russia). Con grande dispiacere dei terzomondisti post sessantottini. Questo rende le zone citate ancora la “periferia del mondo” rispetto ai due protagonisti. Periferia importante, ma pur sempre periferia.
Il mondo islamico è una realtà a sé stante, in cui la pace è possibile solo laddove vi sia un regime al contempo forte all’interno e moderato ideologicamente. In breve una dittatura illuminata che schiacci le opposizioni per evitare che i fondamentalisti (che quasi sempre sono adorati dalle masse) prendano il potere. Forza+moderazione: un binomio difficile da assemblare. Questo rende il mondo islamico la più instabile delle Civiltà umane, cosa dimostrata dal fatto che ovunque i musulmani siano a contatto con degli “infedeli” scorra del sangue, mentre all’interno dei confini musulmani gli islamici o sono sottomessi da un feroce potere centrale o si massacrano a vicenda.
Abbiamo accennato alla potenza demografica di Asia, Africa e Sudamerica. Tale potenza sta tracimando entro i confini dell’Occidente. Oggi un Occidente coeso e sotto la guida degli Stati Uniti, per ovvie ragioni di “peso” geopolitico, non teme confronti. Nemmeno dalla Cina, i cui problemi interni sono paragonabili alla sua forza e sono enormemente superiori ai nostri. L’unica cosa, al momento, che possa distruggere la Civiltà Occidentale è l’alterazione dell’equilibrio etnico interno. In breve se gli Stati Uniti, creati e condotti da europei, si trasformeranno in una sorta di favela sudamericana la loro potenza crollerà. Alcune zone diverranno un Congo americano, il resto una specie di Messico. Se tale disastro non dovesse arrivare la superpotenza USA terrà ancora a lungo.
Parimenti se l’Europa non fermerà la sostituzione etnica avviata con l’immigrazione di massa (specie islamica) si trasformerà in una grande Bosnia dilaniata dalla guerriglia etno-religiosa.
Ricordiamoci chi siamo, la Civiltà Occidentale, e soprattutto ricordiamoci che non solo non dobbiamo chiedere scusa a nessuno, ma che la nostra Storia ci consente di guardare il resto del mondo con un pochino di orgoglio ed autocompiacimento.
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