Introduzione all’opera difensiva più celebre della Storia
La celebre Grande Muraglia cinese è più di quanto oggi ci appare, almeno nelle sue parti restaurate per ragioni turistiche e di orgoglio nazionale.
Oltre ad essere un’opera difensiva, simile al Limes che divideva l’Impero Romano dai territori barbarici, essa era il confine ideale tra la Civiltà ed il resto del mondo (anche qui la similitudine con Roma è lampante).
Questa immagine è ben descritta da una poesia cinese molto recente (1938) che scandisce:
Il Nord è triste.
Di là dalla Muraglia
soffia il vento di sabbia
che arrotola e rapisce
il verde colore della vita
e lo splendore del sole.
(Ai Ch’ing, Liriche Nord)
All’incirca nel 700 a. C., quando in Occidente fioriva la civiltà delle poleis greche, la Cina era suddivisa nei cosiddetti Regni Combattenti, in lotta tra loro per la supremazia. Gli scontri si protrassero per circa cinquecento anni, finché nel 221 a. C. il regno Ch’in non ottenne sugli altri la vittoria definitiva e Shi Huang Di si proclamò primo imperatore della Cina unificata (sebbene il nuovo impero occupasse un territorio molto più piccolo di quello dall’attuale).
Conclusa la conquista del cuore della Cina il nuovo sovrano dovette affrontare la minaccia dei popoli nomadi del Nord, antenati dei mongoli, allora chiamati Hsiunh Nu.
Lo scontro tra la civiltà stanziale del Sud e le tribù nomadi delle steppe sarebbe rimasta una costante per millenni (e non solo in Cina). Essendo difficile per i disciplinati ma pesanti eserciti cinesi agguantare i velocissimi predoni nomadi, Shi Huang Di decise di costruire una fortificazione permanente che delimitasse il confine Nord del suo impero. Era l’inizio della Grande Muraglia, il cui nome originale fu wang li ch’ang ch’eng, ovvero Grande Muraglia cinese lunga diecimila li (un li era una misura di lunghezza cinese antica, all’incirca 500 metri).
La pianificazione dei lavori venne affidata al generale Meng T’ien, il più capace tra i collaboratori dell’imperatore che, dopo aver guidato una vittoriosa spedizione contro i nomadi del Nord, si dedicò alla realizzazione della imponente linea difensiva.
Meng T’ien non partì dal nulla: per realizzare la Grande Muraglia cinese utilizzò parti di fortificazioni risalenti all’epoca dei Regni Combattenti, le ristrutturò, le collegò tra loro e ne prolungò il percorso. Fu un’impresa eccezionale: una struttura alta sei metri, lunga 5.000 chilometri, dal monte Jeishin, nell’attuale Corea del Nord, a Lintao, l’antica capitale nella Cina occidentale. Il tutto effettuato in soli dieci anni.
Per quest’opera titanica il generale Meng T’ien ebbr a disposizione la forza lavoro del suo esercito di 300.000 uomini. Inoltre almeno tre milioni di persone furono reclutate forzatamente per il lavoro ed il trasporto dei materiali, pari al 70% circa dell’intera popolazione cinese dell’epoca. Si stima che il lavoro procedesse per circa un chilometro al giorno.
Da ricordare, purtroppo, che un tale trionfo ingegneristico ebbe anche un costo umano terribile: quasi un milione di operai perirono per i disagi, le durissime condizioni di lavoro forzato ed i tremendi inverni della Cina settentrionale. Tale scempio fece nascere una leggenda (ad oggi non dimostrata), ovvero che ampie sezioni della Muraglia avessero le fondamenta riempite con le ossa dei lavoratori morti durante la sua stessa costruzione.
L’immensa opera, che oltre a difendere l’impero doveva consacrare il potere e il prestigio della dinastia Ch’in contribuì invece alla sua crisi. L’enorme costo, l’insostenibile pressione fiscale ed il sacrificio in vite umane scatenano una rivolta contadina che di fatto mise fine alla dinastia. Per circa dieci anni ogni lavoro di manutenzione venne sospeso, il grande wang li ch’ang ch’eng non venne più presidiato e velocemente cadde in rovina.
La successiva dinastia Han resse le sorti della Cina dal 206 a.C. al 220 d.C. (in contemporanea l’Occidente vedeva l’apogeo di Roma antica), determinando un lungo periodo di stabilità e prosperità.
In questa fase la muraglia Ch’in viene restaurata e con il sesto imperatore Han, Wu Di, salito al trono nel 140 a. C., prolungata di altri 480 chilometri verso Ovest. Wu Di sconfisse definitivamente i barbari Hsiung Nu e si dedicò con rinnovato interesse all’impresa costruttiva, che assume sempre più un carattere commerciale, tracciando il percorso della Via della Seta.
Si rafforzò in questa seconda fase l’idea del limite identitario, tra ciò che è cinese e ciò che non lo è, un limite voluto dal cielo e dalla natura e rafforzato dall’opera dell’uomo. Tale concetto venne espresso in uno scritto dell’epoca:
“Il Cielo ha creato i monti e i fiumi. I Ch’in hanno eretto la prima muraglia, gli Han hanno proseguito questo lavoro costruendo muraglie e fortificazioni. Tutto ciò con l’ideale di separare ciò che era interno alla Cina da ciò che le era estraneo e per distinguere ciò che è avulso dalla tradizione”.
Dopo quattro secoli però cadde anche la dinastia Han, seguita da un nuovo lungo periodo di conflitti interni. Per molti secoli nessuna delle fazioni che si alternarono al potere ebbe più le risorse per mantenere ed estendere ulteriormente la Grande Muraglia.
Questa fase, caotica e molto lunga, venne interrotta da Gengis Khan. Il conquistatore mongolo ed i suoi eredi occuparono l’intera Cina, unificandola ai territori del Nord. Per tale ragione, finché durò la loro dinastia (detta Yuan), la Grande Muraglia cadde in disuso ed abbandono.
Fu la successiva dinastia Ming, durata dal 1368 al 1644, che cacciò i mongoli ripristinando l’antico confine Nord-Sud. La volontà dei Ming di salvaguardare l’indipendenza appena riconquistata portò ad un enorme restauro della Grande Muraglia, allungandola inoltre fino a farle raggiungere i 7.000 chilometri. I lavori furono così estesi ed accurati che gran parte delle sezioni oggi visibili appartengono al periodo della dinastia Ming.
La sezione Ming della Grande Muraglia cinese è un’opera architettonica più complessa e tecnologicamente avanzata rispetto alle precedenti. La tecnica costruttiva è omogenea lungo l’intero percorso e si basa sull’utilizzo del mattone.
Giganteschi forni vennero costruiti nei pressi dei cantieri e con una tecnica di cottura e raffreddamento lenti, a ossigeno ridotto, furono prodotti mattoni dalla resistenza eccezionale, paragonabile a quella del cemento moderno.
Le strutture murarie della Grande Muraglia cinese vennero innalzate con file sovrapposte di mattoni, tenuti insieme da una malta altrettanto resistente in cui, al tradizionale impasto di sabbia e calce si aggiunse la farina di riso.
Una cura particolare si pose alla disposizione dei mattoni, disposti sempre parallelamente a una ideale linea orizzontale. Su terreni pendenti il posizionamento seguì un andamento scalare in modo da garantire la massima stabilità. Con questa tecnica la Grande Muraglia cinese riuscì letteralmente a scalare terreni impervi, con pendenze anche superiori al settanta per cento, ad arrampicarsi su ripidi costoni, su creste strettissime, a raggiungere in alcuni punti quote superiori ai 2.000 metri sul livello del mare, come nello spettacolare tratto del Simatai.
Nel 1644 tuttavia anche la dinastia Ming crollò, sostituita dai Manciù, popolazione seminomade dell’attuale Manciuria, che instaurarono la dinastia Qing.
Poiché le conquiste manciù inglobarono le attuali Manciuria, Cina e Mongolia, lo scopo difensivo della Muraglia si perse definitivamente, in quanto compresa dentro i territori imperiali.
Inoltre per motivi propagandistici i Manciù, originari del Nord, trasformarono il la grande opera nel simbolo della tirannide e del lavoro servile, contrapposto al buon governo della loro dinastia (cosa vera per i primi imperatori della stessa).
L’interesse per la Grande Muraglia cinese tornò durante il XIX secolo, quando la Cina entrò in crisi a seguito del confronto con le Nazioni occidentali (in particolare Gran Bretagna e Russia). In un periodo di profonda crisi l’immensità stessa dell’opera la trasformò in un simbolo identitario da sbandierare con orgoglio di fronte all’Occidente.
Simbolo di resistenza e difesa contro il nemico esterno, la Muraglia ebbe la sua ultima battaglia durante l’invasione giapponese (poco prima della Seconda Guerra Mondiale), mentre con la rivoluzione comunista di Mao Tse Tung, che mise in atto una politica di cancellazione della tradizione storica e culturale cinese, molte parti vennero distrutte.
Tuttavia le cose sono molto migliorate, a seguito della progressiva messa in soffitta dell’ideologia comunista da parte della leadership di Pechino. Dal 1987 la Grande Muraglia cinese è nell’elenco UNESCO dei siti Patrimonio dell’Umanità e all’inizio del nuovo millennio, in un sondaggio popolare lanciato in rete, è stata eletta tra le sette meraviglie del mondo moderno.
ELEMENTI RIASSUNTIVI
La Grande Muraglia cinese è l’opera di fortificazione più estesa del mondo. Costruita in un ampio lasso di tempo, si estende per circa 7.200 chilometri, dalle montagne della Corea al deserto del Gobi.
La prima fase della costruzione della Grande Muraglia cinese è precedente all’VIII secolo a.C., epoca in cui i vari regni in cui era divisa la Cina costruiscono una serie di fortificazioni per difendere i propri confini
Nel 221 a. C. si giunge all’unificazione con il primo imperatore Ch’in, Shi Huang Di, che commissiona al suo generale Meng T’ien la costruzione di una linea di difesa unica del confine Nord.
Una terza fase della Grande Muraglia cinese si deve alla dinastia Han che dal 140 a. C. prolunga ulteriormente la muraglia verso occidente. In questa fase la muraglia assume anche una funzione commerciale, tracciando il percorso della Via della Seta.
Con la dinastia Ming, al potere dal 1368 al 1644, la Grande Muraglia cinese viene ristrutturata e ulteriormente allungata sia verso occidente che verso oriente. la muraglia Ming è quella ancora oggi meglio conservata, realizzata in mattoni particolarmente resistenti.
L’invasione dei Manciù pone fine alla dinastia Ming e alla funzione strategica e militare della Muraglia.
La Grande Muraglia cinese si conoscerà in occidente solo alla fine del XVIII secolo con le descrizioni dei primi viaggiatori.
Dopo un periodo di abbandono nel periodo della rivoluzione culturale, oggi il governo cinese si sta impegnando in un’opera di ristrutturazione e valorizzazione della Grande Muraglia cinese che costituisce un’importante attrazione turistica e un simbolo culturale della tradizione cinese.
UN MITO DA SFATARE
Una diffusa leggenda metropolitana narra che la Grande Muraglia sarebbe “l’unica opera dell’uomo visibile dall’orbita terrestre”, oppure dalla Luna, secondo le versioni più comuni. Una ricerca di Scientific American del 2008, che intervistò molti astronauti chiedendo conferma della leggenda, stabilì in primo luogo che dalla superficie lunare, a circa 370.000 chilometri dalla Terra, la Grande Muraglia non si vede per nulla, e in secondo luogo che può essere vista solo raramente dalle orbite terrestri più basse, intorno ai 160 chilometri d’altezza, ma solo in particolari condizioni meteorologiche e di illuminazione: ad esempio quando il Sole sta tramontando e le sezioni del muro più solide (spesso perché ricostruite, come nei dintorni di Pechino) proiettano sul terreno un’ombra molto lunga. Gli astronauti ricordano inoltre di aver notato con precisione molto maggiore aeroporti e strade che attraversano il deserto, piuttosto che la Muraglia.
Bibliografia
Paolo Lunghi, Nel Segno del Dragone
Mario Sabattini e Paolo Santangelo, Storia della Cina
Jacques Gernet, Il mondo cinese. Dalle prime civiltà alla Repubblica Popolare
Arthur Waldron, The Great Wall of China: from history to myth
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