‘Storie di uomini, di navi e di guerra nel mar delle Dahlak’
di Vincenzo Meleca
“La Commissione Italianadi Storia Militare (CISM), nel condividere i motivi e le emozioni che la lettura di questo volume potrà suscitare nei semplici lettori come negli appassionati alla conoscenza e all’approfondimento della Storia Militare, ha patrocinato l’opera dell’Avv. Vincenzo MELECA, primo Capitano dei Carristi, come tiene giustamente a sottolineare l’autore, nonché giornalista e storico. Tale volume proposto dalle Edizioni “Greco&Greco”, è nato dalla passione scaturita nel MELECA dal libro “Dahlak”, di Giovanni ROGHI, sulla prima spedizione Subacquea Italiana nel Mar Rosso nel 1953.
Il titolo del volume promette quel che il testo mantiene, anzi, permette di spaziare anche al di là delle isole, isolotti e scogli dell’arcipelago delle Dahlak, nel largo del porto eritreo di Massaua.
Storie di uomini – dice il titolo- e che uomini.
Dal Comandante Angelo BELLONI, l’”inventore” e il “padre” dei subacquei italiani, al Capitano di Corvetta Costantino BORSINI, che volle affondare con la sua nave, dove fu raggiunto dall’attendente, marinaio Vincenzo CIARAVOLO, già in salvo, all’“ascaro” di marina Ibrahim Mahmud Faruk, che per un gesto analogo divenne uno dei due soli militari indigeni insigniti, in via del tutto eccezionale, della Medaglia d’Oro al Valor Militare riservata ai nazionali. E non solo storie di uomini e di mare ruotano intorno alle isole Dahlak, ma anche di militari: Francesco DE MARTINI, Sergente Maggiore nel 1935 e Generale di Brigata nel 1962, che non si arrese dopo l’occupazione dell’Eritrea da parte degli inglesi, organizzando, fino a luglio del 1942, un efficiente servizio di osservazione del traffico navale nemico nel Mar Rosso per conto del S.I.M., oltre a compiere clamorose azioni di sabotaggio.
Storie di navi – dice il titolo – e di storie di navi sono piene le pagine del volume.
Dai sambuchi armati della Regia Marina, le ultime nostre navi da guerra a vela, che nel Mar Rosso diedero la caccia a trafficanti di armi, di schiavi ed ai pirati (che oggi operano proditoriamente nel Mar Rosso) alla Nave coloniale “Eritrea” che eluse nel 1941 il blocco navale britannico, raggiungendo il Giappone, e ripetè l’impresa, sfuggendo ai giapponesi dopo l’8 settembre 1943 per tornare in Eritrea, ai sommergibili, ai mas, ai cacciatorpediniere che operarono nelle acque delle Dahlak e, in alcuni casi, vi si autoaffondarono.
Storie di Guerre – dice il titolo e di testimonianze materiali si narra.
Dalle batterie costiere italiane, difese avanzate della “colonia primogenia”, oggi in rovina, al bacino galleggiante predisposto per i sottomarini sovietici negli anni settanta – ottanta, che rimangono testimoni di conflitti passati o saggiamente evitati.”
IL PRESIDENTE DELLA CISM
(Col. a. (ter.) s. SM Matteo PAESANO)
“Sono davvero molteplici i lavori che hanno raccontato il ruolo avuto della Regia Marina nel corso della Seconda Guerra mondiale. Innumerevoli sono i tomi che hanno descritto gli aspetti strategici, politici e tecnici della nostra Forza Armata di allora, così come altrettanti hanno approfondito, di volta in volta, i vari episodi che hanno coinvolto le nostre Navi ed i nostri Uomini. In questo compito non posso non ricordare come l’Ufficio Storico della Marina Militare abbia avuto un ruolo primario ed insostituibile nel documentare nel modo più puntuale e preciso possibile quanto allora accaduto. Ciò nonostante, leggendo questo libro di Vincenzo Meleca, ho dovuto constatare come di altri episodi e di altre storie avevo letto soltanto brevi cenni oppure, addirittura, non ne avevo mai sentito parlare. Certo, episodi tutto sommato marginali se considerati nel contesto generale dell’attività della Regia Marina durante la Seconda Guerra mondiale, ma al tempo stesso importanti, per poter meglio comprendere cosa successe nelle lontane acque del Mar delle Dahlak. Vengono così ben alla luce alcuni dei motivi che determinarono insuccessi e tragedie, ma anche l’eroismo e l’abnegazione di tanti, tantissimi Uomini della nostra Marina
Meleca non si è però limitato a raccontare quanto accaduto durante l’ultimo conflitto mondiale, ma ha voluto menzionare anche due episodi storici precedenti che hanno interessato Ufficiali della Regia Marina – Carlo Grabau ed Angelo Belloni – ed infine, basandosi sulla sua straordinaria e diretta conoscenza delle Dahlak, cosa resta ancor oggi della nostra passata presenza militare in questo arcipelago del Mar Rosso Meridionale, oggi territorio eritreo.
Tra i capitoli del libro mi preme però citarne uno in particolare, quello dedicato all’affondamento del Cacciatorpediniere Francesco Nullo. In questi ultimi mesi, in cui siamo tutti stati coinvolti – chi più chi meno – nelle vicende che hanno interessato la nostra marineria, forse sarebbe davvero il caso di leggere (o rileggere) cosa accadde invece a bordo del Nullo e, soprattutto, come si comportarono il suo Comandante, Capitano di Corvetta Costantino Borsini, e l’attendente di quest’ultimo, marinaio Vincenzo Ciaravolo, entrambi decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare e nobile esempio di quell’Etica (con la E maiuscola) che tanti Italiani hanno saputo onorare fino all’estremo sacrificio.”
Capitano di Vascello Francesco Loriga
Direttore dell’Ufficio Storico della Marina Militare
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