Resoconto della presentazione del libro-manifesto “Per una NUOVA OGGETTIVITA’, popolo, partecipazione, destino”

 

Per una nuova oggettività

Resoconto della presentazione del libro-manifesto

Per una NUOVA OGGETTIVITA’, popolo, partecipazione, destino’

MILANO; BIBLIOTECA di PALAZZO ISIMBARDI

Lunedì’ 30 Gennaio 2012.

Lunedì 30 Gennaio 2012, intorno alle ore 19.30, si è concluso l’incontro di presentazione del libro-manifestoPer una Nuova Oggettività, popolo, partecipazione, destino” che seguiva, dopo circa un mese e mezzo, il primo incontro ufficiale a Roma.  Al cospetto di un qualificato pubblico, hanno parlato brevemente nell’ordine: Luigi Sgroi, per una rapida presentazione, Giuseppe Manzoni di Chiosca in qualità di relatore e moderatore dell’evento, Stefano Vaj, Andrea Scarabelli, Roberto Guerra attraverso una registrazione ed infine Davide Bigalli.

GIUSEPPE MANZONI DI CHIOSCA

Il moderatore ha aperto la serata sottolineando la particolare singolarità del libro che si differenzia dalla cultura dominante.  Lo considera “uno e molteplice”  per la comunanza di alcune idee fondanti fra gli autori e allo stesso tempo rispettoso delle differenze culturali e ideologiche di ognuno. Sottolinea il carattere olistico, partecipativo e antiglobalista del movimento che vi sta alla base e il carattere propositivo, fiduciosamente operativo dei suoi componenti.  Nuova Oggettività come adesione ad un’idea di verità oggettiva, cioe’ “totale”, da contrapporre al modello esclusivamente materialista.

STEFANO VAJ

Dopo aver premesso la sua spontanea diffidenza verso ogni concetto di verità universale ed essersi dichiarato fermamente relativista ha presentato il progetto della Nuova Oggettività come un modo per interagire su piani discorsivi e intellettuali e operativi diversi, aldilà delle narcisistiche appartenenze a progetti vacui di natura e sostanza evanescente.  E’ per questo che ha sottolineato la peculiarità di una Oggettività che vuole dirsi per l’appunto “nuova”, non stereotipata e accomodante.  E’ invece il tentativo di creare una volontà collettiva, capace di produrre idee contrastanti il nonsenso imperante in ogni ambito della vita sociale e politica.  Il libro si presenta quindi come una domanda, una sfida, che Vaj ha definito “tragica”, capace di aprire ad una consapevolezza e ad una sensibilità sul “ chi siamo” e sul “dove vogliamo andare”, per lasciare un segno storico di quella “gloria che non muore”, quale vero baluardo dell’identità animico/tradizionale europea.

ANDREA SCARABELLI

Scarabelli ha introdotto il tema della crisi di oggi come il punto di partenza per una nuova coscienza capace di far fronte agli ostacoli e creare forze nuove per una vera rivoluzione “di cuore”.  La crisi è ormai dilagata su scala planetaria e interessa vari ambiti di tipo socio-politico-antropologico.  La causa principale sta nell’asservimento della politica alla finanza; vero demiurgo della civiltà planetaria contemporanea.  La risposta a questo tragico problema sta nel ricorso al senso della storia, a quel passato carico di senso e significato perenne, che annulla ogni feticismo del presente, velleitario e troppo “attuale” a cui oggi sono asserviti i popoli più o meno inconsapevolmente trascinati nel decadimento totale.  Tuttavia non si deve abolire né la modernità, né il presente storico in cui siamo calati.  Non si tratta di “migrare” verso terre o tempi ideali: solamente considerare il tempo attuale come uno spazio e un luogo “dell’esserci” e del “sempre possibile” come sostiene Sessa, da cui partire per un’autentica metànoia epocale.  Ha sottolineato l’importanza dell’ecologia e il rapporto fra politica economia e società nel nome di una funzione superiore che guardi alle proprie origini per porsi in modo nuovo nell’“hic et nunc”.  In tal senso ha ripercorso e sottolineato le evidenti qualità di molti dei 95 interventi scritti del libro-manifesto.  La sfida assume caratteri epocali dal momento che chiama a sé l’umanità che vorrà dirsi “nuova” e ciò perché solo dall’incontro di questo spazio-tempo, cioè dall’assieme della modernità e dei modelli temporali archetipici, può scaturire una nuova rivoluzione umana e sociale.

ROBERTO GUERRA

Guerra, impossibilitato ad essere presente, ha lasciato un veloce ed icastico messaggio registrato in cui ha salutato e presentato alcuni membri del Neo-futurismo che con lui condividono il percorso artistico e spirituale.  Ha sottolineato la difficoltà di destreggiarsi nel mondo dell’informazione, ormai racchiusa e limitata a specifici ambiti di potere ed ha messo in evidenza l’ignoranza che ancora oggi imperversa a proposito del Futurismo.  In un testo distribuito ha poi evidenziato la necessità di superare il muro di gomma della cultura kattokomunista imperante con la censura operata ai vai livelli, a cui i percorsi del Futurismo semprevivo e della Nuova Oggettività devono sapersi opporre validamente.

DAVIDE BIGALLI

Bigalli ha aperto il suo discorso asserendo che la filosofia è “il proprio tempo afferrato con il concetto” e il libro-manifesto lo strumento col quale si travalica la scrittura e si “afferra” il tempo con l’azione.  Qui la teoria e la prassi s’incontrano.  Ha ricordato la crisi attuale e la testimonianza di Pound, in qualità di profeta inascoltato di questi tempi oscuri.  Ha individuato nella modernità e nel capitalismo efferato le cause di una crisi ormai evidente a tutti, che ha nell’usura da parte dei poteri forti una delle maggiori cause responsabili.  Nuova Oggettività vuole essere un occasione per una nuova “narrazione” che organizzi il mondo in modo diverso e coerente.  Ma solo con l’azione presente, decisa e concertata si possono creare i presupposti per quel mutamento intellettuale e radicale che noi, uomini “diversi”, chiamiamo rivoluzione.

Alla fine degli interventi principali la partecipazione dialogica del pubblico:

Francesco Menna ha ripreso quanto detto dai relatori ricordando l’importanza di un’occasione come questa in cui il ritrovarsi è ormai una necessità.  Ritrovarsi per fronteggiare il nichilismo dilagante, attraverso argomentazioni “di valore “ e “di senso” per non cadere negli stessi tranelli in cui sono caduti altri che, prima di noi, hanno bruciato le loro opportunità o ceduto alle lusinghe del potere degli “ultimi uomini”.

Francesco Cappuccio ha ringraziato i relatori e, menzionando il Centro di distribuzione libraria Ritter, ha promesso di diffondere il libro-manifesto a coloro che pur non conoscendolo ne condividono le idee: in particolare i giovani.

Poi è intervenuto Sandro Giovannini che ha fatto il punto operativo della situazione.  Ha parlato dei mezzi di informazione e della nostra difficoltà a superare il muro dell’indifferenza, dello scetticismo, della malevolenza e della vera e propria censura, ma anche dell’importanza di rimanere ancorati ai principi; anzi, rafforzandone i presupposti a livello teorico, nell’ulteriore approfondimento che si persegue con il convegno nazionale prossimo venturo, che si auspica per l’autunno.  Tale approfondimento si attuerà con una spinta riflessione su alcuni plessi teorici, già ben presenti nel libro-manifesto, ma che saranno ancor meglio investigati.  Al proposito ha fatto l’esempio del concetto di Tragico, affacciandone alcune problematiche.  Tutto per inverare quella rivoluzione interiore auspicata da Bigalli.  Tutto ciò, senza perdere contatto con la realtà: in primis quella mediatica con cui è auspicabile un rapporto non vincolato o viziato da interessi e giochi di potere.

Stefano Vaj ha ripreso la parola citando l’idealismo soggettivo, come strumento di paragone per un superamento dei processi storici attuali in corso.

Sandro Giovannini ancora, ha fermato l’attenzione sull’importanza indiscutibile della nostra operazione, in qualità di movimento di pensiero radicato ma anche in fieri, essendo sostanzialmente tutto fermo e inoperante da circa trent’anni a questa parte.

Ancora Davide Bigalli ha fatto presente quanto sia importante la fase organizzativa di un movimento affinché i suoi presupposti ideologici si traducano in una tensione operativa concreta.  A tale proposito ha richiamato la classica lezione gramsciana.

Giuseppe Manzoni di Chiosca ha rivalutato come giusto, necessario e doveroso il nostro praticato strumento dialogico senza minimamente offuscare però le sacrosante differenze in un indifferenziato buonista/sincretico e Scarabelli pur condividendo tale assunto ha reputato utile la diffusione del messaggio soprattutto in ambito universitario perché proprio la crisi è un’occasione di risveglio per costruire una comunità più ampia e non corrotta dal “sistema”.

Stefano Vaj ha ripreso il concetto di Nuova Oggettività come contenitore di “politica” nel senso più alto della parola.  A tale proposito ha avanzato la convinzione della necessità che a tale progetto possano collaborare gruppi ed individualità non necessariamente riconducibili come provenienza ad ambienti politici minoritari, ma anche da ambiti ben diversi per aprire creativamente orizzonti politici differenti rispetto al passato ed alle sue innumerevoli aporie.

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