Ll potere è qualcosa di sfuggente e difficile da comprendere: più appare assoluto, più rientra nella sfera del relativo.
Un potente, di quelli che il Venosino nelle “Odi” definiva cuncta supercilio moventes, si lascia intiepidire, spesso, da qualche sicofante dappoco o, ancora più frequentemente, da una donna. Il potere è fragile, dietro un’apparenza imponente: quante volte si sono scoperti, magari postumi, difetti infantili e debolezze inimmaginate, dietro la vita apparentemente monolitica di un tiranno? Così, poiché il tema di queste pagine è il rapporto tra sesso e potere, esordiamo con quello che, solo all’apparenza, è un paradosso: il sesso è potere. E’ una forma di potere a bassa intensità, se vogliamo, ma detiene alcune alchimie che gli permettono di dominare i dominatori, poiché quasi sempre il dominio sulla gente deriva da una pulsione sessuale, sia essa narcissica come manifestamente egotistica. Nel contempo, questo dominio produce una pulsione sessuale: rappresenta una forma amplificata di rapporto erotico. Basti pensare alle manifestazioni di autentica idolatria, caratteristiche del culto di alcuni dittatori novecenteschi, Mussolini in testa: è innegabile che, nel fanatismo femminile verso il Duce fosse determinante una componente erotica, una sicinnide forsennata, di cui, con le dovute cautele, chiunque voglia può trovare esilarante, ma esatta notizia, nel pamphlet “Eros e Priapo”, di Carlo Emilio Gadda. Dunque, non si parli del rapporto tra potere e sesso solamente in chiave femminista: il potente non sempre e non solo è un fellone, che sfrutta il proprio potere per aggiudicarsi i favori sessuali di qualche incauta pastorella, che gli garba parecchio. Non sempre Don Rodrigo è l’oppressore e Lucia Mondella la vittima, checché ne dica Manzoni.
Una questione di “stile”
A volte, è l’elemento apparentemente debole del rapporto quello che ne detiene le chiavi: e molteplici, come vedremo, sono i casi di autentico ribaltamento dei ruoli. Graecia capta Romam cepit si usa rammentare, ma ci sono stati casi in cui, al posto della Grecia, avremmo benissimo potuto mettere il nome di qualche femmina valente e, al posto di Roma, quello di un tiranno ammansito, di un oligarca allocchito, di un maschio infessito, insomma. A ciò si aggiunga un ulteriore punto di vista, che è quello della pastorella sedotta: se ci spostiamo, per un momento, dalla storia alla cronaca, possiamo certamente notare il fatto che le graziose e procaci figuranti, che si accompagnano ai potenti d’oggidì, vengono miracolosamente risparmiate dallo sdegno moralista dei commentatori. Appaiono, anzi, come vittime sedotte da un Vilain da tragicommedia: scrivono memoriali, appaiono in televisione e paiono incarnare la castità violata. Laddove, viceversa, chi faccia commercio del proprio corpo a scopo di lucro, o con il fine di ottenere qualsivoglia prebenda, dovrebbe apparire all’occhio del volgo altrettanto laido del cliente di detto commercio, e a prescindere da considerazioni di opportunità, per cui un uomo di potere, ma anche di rappresentanza e, perché no, di esempio, non dovrebbe concedersi pubblicamente svaghi del genere. Potremmo anzi, iniziare questo viaggio nella storia del controverso rapporto tra sesso e potere, partendo dalla fine. Come si accennava poco sopra, uno stretto legame tra potere ed eros è sempre esistito e, probabilmente, sempre esisterà: quello che pare distinguere le modalità di questo rapporto, oggi, rispetto a ieri e all’altroieri, è lo stile. Stile che, peraltro, manca a quasi tutte le manifestazioni fenomeniche di quest’epoca di bifolchi ripuliti e di social climbers da due soldi. Oggi, pare normale esibire procaci segretarie, come un cingano mostrerebbe il Rolex d’oro massiccio ad una festa di compleanno: la discrezione che, un tempo, aleggiava nei penetrali del potere, non solo è vilipesa e negletta, ma, addirittura, viene vista come un ostacolo alla propria affermazione sociale. Insomma, da che mondo e mondo gli uomini di potere hanno concupito donne bellissime, palesemente attratte dal contesto, più che dal contenuto; però, non lo hanno mai sbandierato ai quattro venti, come a dire: “Oggiù, guardino che razza di fustacchiona si rimorchia il sottoscritto!” Questi amori ancillari erano materia da boudoir, non da talk show: tanto più se il potente aveva la responsabilità esemplare, che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è elemento determinante di un buon esercizio del governo.
Dalle Etère dell’antica Grecia al “Bunga-Bunga” del Bel Paese
Stile, dunque, di cui si nota una certa carenza anche nel termine femminile di questa dialettica potere-sesso: rispetto a certe mantenute di un tempo, le amanti odierne sembrano altrettante lavandaie o, nella migliore delle ipotesi, delle parrucchiere. Con tutto il rispetto per le due categorie professionali, ovviamente. Non che in passato mancassero donne di scarso stile, intendiamoci: però, perlomeno ai vertici, le fanciulle venivano scelte con un certo bagaglio personale di cultura o, in subordine, di savoir faire. Prendiamo il mondo greco: le etère, categoria ambigua ed affascinante, che comprendeva donne non sposate di varia estrazione sociale, emancipate giuridicamente, erano quasi sempre delle intellettuali: anzi, le uniche intellettuali di sesso femminile. Danzavano, scrivevano, discutevano di filosofia e ai loro banchetti, più che il “Bunga-Bunga” si praticava la conversazione elevata, si ascoltava musica, si apprezzavano cibi raffinati. Va da sé che, se un potente cercava un’amante, questo era l’ambito in cui poteva trovarne una adatta alla bisogna: ma si trattava di un rapporto quasi alla pari, non di una ricerca squallida di sfogo pollutorio. D’altronde, il mondo greco rappresenta, in fondo, una versione assoluta e primigenia del nostro: noi, alla fin fine, siamo degli antichi Greci cui è stata tolta l’anima e il cui corpo mostra venticinque secoli di decadenza. Bisognerebbe, qui, aprire una parentesi sulle abitudini matrimoniali e sessuali del mondo antico, dal punto di vista tanto giuridico quanto epistemologico: ve lo risparmiamo, rinviandovi alle molte pubblicazioni specializzate, che potete agevolmente trovare in libreria o in biblioteca. Ci limitiamo a ricordare che, a Roma come ad Atene (Sparta fu mondo a parte, anche in questo), il ruolo di concubina del potere non era affatto percepito come un atto di prostituzione, bensì come una sorta di esistenza parallela, rispetto a quella delle ragazze da marito. E va detto che, spessissimo questo ruolo non è stato rivestito da donne, bensì da uomini: è assai frequente, infatti, soprattutto in Grecia, il caso di potenti che preferissero un concubinato pederastico a quello eterosessuale. Così come, in alterni periodi, la civiltà classica ha visto il potere reale nelle mani della donna, in forme matriarcali, sia istituzionali che di fatto. D’altronde, la storia e la letteratura ci lasciano numerosi esempi di amanti che sono state tutt’altro che bambolotti e che, anzi, spesso hanno determinato scelte importanti per la vita pubblica, influenzando i rispettivi pigmalioni. Immaginatevi un po’ qualche escort o qualche transessuale dei nostri tempi che dia consigli di alta politica: suvvia, impensabile! Avvicinandosi ad epoche più moderne, le notizie circa il rapporto tra potere e sesso vanno diminuendo: l’epoca medievale non fornisce una casistica realmente incisiva, e questo per diverse ragioni. Prima di tutto, perché in via generale, la storiografia e la memorialistica del periodo tra il Tardo Antico e, grosso modo, la fine del XII secolo sono abbastanza modeste, limitate per portata ed infarcite di quelle divagazioni che sono tipiche della poligrafia altomedievale: pensare di trovare riferimenti esatti a figure di amanti e concubine è abbastanza utopistico. Ve ne sono, eccome: da Marozia fino ad Eleonora d’Aquitania, ma si tratta di immagini stilizzate, quando non stereotipate. In fondo, possiamo dire che sesso e potere, in quei sei secoli di cui stiamo parlando, hanno vissuto una dimensione abbastanza raccolta e non certo una pubblica celebrazione. Altra ragione per cui non si dava gran pubblicità alla faccenda risiedeva nella profonda e superstiziosissima religiosità medievale: il sesso, la carne e, ancora più in generale, la realtà fenomenica, erano guardati con sospetto, quando non con aperto disprezzo, come nel caso dei parfaits catari. D’altronde, la pratica invalsa di matrimoni combinati, con sposi di età precocissima, favoriva, nella classe dirigente medievale, una certa propensione al tradimento, più che all’escortismo ante litteram: le storie di Tristano e Isotta, di Paolo e Francesca o di Lancillotto e Ginevra ne sono semplicemente l’eco poetica. Ma, più che di rapporto potente-amante, qui dovremmo, forse, parlare di mesaillance.
Fra donne da letto e donne di Stato
Le cose cominciarono a cambiare con l’avvento dell’Umanesimo e, più ancora, nello sfarzo e nella trasgressione della civiltà rinascimentale, quando, con la scusa del porre l’uomo al centro dell’universo, vi si posero perfino le meno spirituali tra le umane manifestazioni. Anche senza porre fede alle narrazioni ottocentesche (si pensi a Stendhal) della vita del Rinascimento, in cui dietro ogni trono c’era un’alcova e dietro ogni porta un pugnale, bisogna ammettere che il Rinascimento italiano e, quasi un secolo più tardi, quello spagnolo, inglese e francese, hanno associato ad un’interpretazione più spregiudicata della politica e del potere anche una licenza sessuale senza precedenti. La Cenci e la Borgia, oltre che eroine fantastiche, sono state donne eccezionali, anche nel proprio rapporto con il potere. Queste donne erano esattamente come le raffigurarono i grandi pittori dell’epoca: monumentali, orgogliose, sprezzanti. Delle Veneri di Tiziano, del tipo di quella che ha soggiogato la fantasia di Sacher-Masoch, dando origine tanto al suo capolavoro “Venere in pelliccia” quanto alla patologia che dal suo cognome deriva. Se, tra il XVI ed il XVII secolo, sesso e potere hanno camminato mano nella mano, senza imbarazzo, durante la stagione successiva, attraverso le inquietudini grandguigolesche del Barocco, il rapporto tra uomini di potere ed amori clandestini è tornato, progressivamente, nella sfera del privato. Per contro, sull’onda della modernizzazione del pensiero, la figura sociale della donna andava, impercettibilmente ma irrefrenabilmente, mutando: per questo, la Francia, che tra XVII e XVIII secolo fu la Nazione più emancipata del mondo, vide la nascita di una figura politicamente rilevante, caratteristica dell’assolutismo e della tendenza dei monarchi assoluti a circondarsi di persone di fiducia scelte personalmente: la mantenuta d’alto bordo. Come nominava i propri ministri, selezionandoli tra i borghesi di talento, così Luigi XIV sceglieva le proprie mantenute, che dovevano avere precise caratteristiche, non solo fisiche, ma anche intellettuali e caratteriali. E queste mantenute (la Maintenon, la Pompadour, divennero vere e proprie icone) non soltanto ricevevano titoli e privilegi, ma esercitavano un potere in proprio, formando, a loro volta, delle piccole corti. Intorno al trono, gravitavano altri micro regni, ognuno con propri rituali, cortigiani e regole: la società aristocratica del Settecento non faceva che riprodurre, su scala ridotta, il “Modello Versailles”. Naturalmente, stiamo generalizzando all’eccesso, e non tutti i sovrani, non tutte le corti, erano improntati a questo stile di vite: tuttavia, se dobbiamo cercare di esprimere lo spirito di quei tempi ed illustrare il legame tra sesso e potere nel secolo dei Lumi, non possiamo che fare riferimento a quel mondo tanto leggero e frivolo, che venne esemplarmente descritto da Cloderlos de Laclos nelle sue Liaisons. Poi è arrivato il Romanticismo: i valori borghesi e professionali, l’austerità e la serietà hanno spazzato via i nastri e gli scarpini di cui, per lungo tempo, è rimasta una nostalgia inespressa, in tanti scrittori, come di un profumo evanescente, che ci ricorda un tempo felice. Il potere assume un nuovo volto, tecnico, burocratico, serioso: in una parola, democratico. L’Ottocento è una navigazione lenta ma inesorabile verso la democrazia: sesso e potere avevano già perso il loro fascino ed erano diventati un segreto imbarazzante. I Potenti visitavano le loro amanti di nascosto, e queste, di solito, dovevano fare vita assai ritirata. Facevano eccezione, naturalmente, le donne emancipate: oppure quelle che detenevano un grande potere personale, che faceva perdonare loro qualunque stravaganza: si pensi, per tutte, ad Elisabeth Von Wittelsbach, più nota come l’imperatrice Sissi. Con l’avvento del XX secolo e della modernità, ricca di malattie dell’anima e di incertezze spirituali, il nostro viaggio si conclude. Non solo perché lo spazio è terminato ma, soprattutto, perché l’età contemporanea non è epoca di grandi amori e grandi tradimenti, bensì di cose piccole e meschine. Di “accoppiamenti giudiziosi”, per citare quel Carlo Emilio Gadda da cui eravamo partiti. L’amante di Adolf Hitler, Eva Braun, era una tranquilla ragazza con ambizioni piccolo-borghesi: faceva vita molto ritirata e la sua massima ambizione era quella di essere sposata: cosa che avviene in articulo mortis, nel bunker della Cancelleria. Altro che Semiramide! Oggi poi, sesso e potere viaggiano ancora uniti: ma il sesso si è fatto banale, quando non triviale. E, quanto al potere: beh, il potere….
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